Cattolici ucraini sotto assedio

cattolici_UcrainaNational Catholic Report  28 maggio 2010.

In Ucraina si sta rafforzando un regime neo-sovietico che rischia di far tornare il Paese indietro negli anni bui della repressione comunista e della persecuzione religiosa

di John Allen
(jallen@ncronline.org)

Se si facesse una classifica delle straordinarie storie cattoliche degli ultimi 20 anni, la rinascita della Chiesa greco-cattolica in Ucraina sarebbe fra le prime. Con circa 5 milioni di fedeli, il 10% della popolazione ucraina, i greco cattolici seguono le tradizioni liturgiche e spirituali ortodosse, ma sono in comunione con Roma dal XVI secolo.

In epoca sovietica, la Chiesa greco-cattolica ucraina era il corpo religioso illegale più numeroso del mondo e uno dei più perseguitati. Il leggendario cardinale ucraino Josef Slipyj, che passò 20 anni nei gulag, ha detto una volta che la sua Chiesa era stata sepolta «sotto montagne di cadaveri e fiumi di sangue». Nel 2001, durante la sua visita in Ucraina, Giovanni Paolo II ha beatificato 27 martiri greco-cattolici morti sotto i sovietici  uno dei quali era stato fatto bollire vivo, un altro crocifisso in prigione, un altro ancora murato in una parete.

Con questa storia, la ripresa della Chiesa nel breve arco di tempo trascorso dal crollo dell’Unione Sovietica ha del miracoloso. Nel 1939, i greco-cattolici contavano 2500 preti; nel 1989, il numero era sceso ad appena 300. Oggi è di nuovo a 2500, con 800 seminaristi in formazione. I greco-cattolici hanno giocato un ruolo chiave nella “Rivoluzione arancione” del 2004/05, che per un breve e splendido momento ha promesso di portare la democrazia e lo stato di diritto in Ucraina.

Sotto molti aspetti, la Chiesa greco-cattolica in Ucraina è diventata un modello globale per l’evangelizzazione della cultura. Oggi, tuttavia, il cattolicesimo in Ucraina può di nuovo essere a rischio, dal momento che è arrivato al potere un nuovo governo che sembra deciso a rivivere un autoritarismo di stampo sovietico. Il 18 maggio del mese scorso, un ufficiale dei Servizi Segreti Ucraini (SBU), il successore del KGB, ha visitato il rettore dell’Università Cattolica Ucraina a Leopoli,  la sola università cattolica nell’ex Unione Sovietica, il che significa la sola università cattolica in un territorio attraversato da 12 fusi orari.

L’ufficiale ha messo in guardia il rettore, padre Borys Gudziak, dalla partecipazione degli studenti a proteste anti-governative illegali. (Gudziak, per inciso, è un cinquantenne ucraino-americano nato a Syracuse, nello stato di New York, con un dottorato a Harvard in storia slava e bizantina.)

L’ufficiale ha anche insistito affinché Gudziak firmasse una lettera e poi gliela restituisse, presumibilmente per essere messa negli archivi della polizia. Gudziak ha rifiutato, argomentando che chiedere di sottoscrivere lettere e consegnarle alla polizia era una classica tecnica del KGB per reclutare collaboratori.

Come prova che la visita del 18 maggio non era un caso isolato, bisogna considerare che il cugino di Gudziak, Teodoro, sindaco di una cittadina nell’Ucraina occidentale, è stato recentemente arrestato per corruzione, nonostante il fatto che egli fosse in possesso di un video in cui si vedevano poliziotti in borghese penetrare nel suo ufficio per collocarvi documenti contraffatti.

Bisogna anche sapere che alcuni del personale dell’Università Cattolica Ucraina hanno ricevuto chiamate dall’SBU sui loro cellulari questa settimana, un modo non troppo sottile per dire “Sappiamo come trovarti” e che, quando il presidente Viktor Yanukovich ha visitato l’Ucraina occidentale mercoledì scorso, dove è concentrata la maggior parte dei cattolici, l’università, guarda caso, è rimasta senza corrente. Professori e studenti hanno bisogno di usare internet per informare il mondo di ciò che sta succedendo nel paese, e per far questo c’è bisogno dell’elettricità.

Tutto ciò è particolarmente allarmante, perché l’Università Cattolica Ucraina è un luogo affascinante, con molto da offrire al contesto più ampio della educazione cristiana superiore nel mondo. Ad esempio, l’università ha lanciato un “Centro per il sostegno spirituale degli handicappati” collegato alla Comunità de L’Arche, il movimento fondato da Jean Vanier, che promuove l’amicizia con persone portatrici di handicaps fisici e mentali. Gudziak afferma la teoria che il contatto con gli handicappati dovrebbe essere parte integrante della formazione teologica. Il prossimo mese, l’università inizierà a costruire un nuovo alloggio per gli studenti dove la vita spirituale sarà ispirata da L’Arche.

Gudziak dice che L’Arche è la cosa giusta per una società che si sta appena riprendendo dall’inganno sistematico e dalla mancanza di fiducia associata al periodo sovietico perché, dice, «l’handicappato non ha maschere».

Per ora, la reazione occidentale alle pressioni che devono affrontare Gudziak e gli altri greco-cattolici sono circolate prevalentemente nelle cerchie conservatrici, tra falchi già convinti  che Putin e i suoi alleati nell’ex sfera sovietica stiano scivolando indietro in schemi da guerra fredda. Ma, di principio, non si tratta di una questione ideologica, piuttosto di libertà religiosa, di diritti umani e di solidarietà con i cattolici a rischio, dovunque sia questo rischio.

Mercoledì ho raggiunto Gudziak per telefono nel suo ufficio a Leopoli per discutere la situazione che devono fronteggiare l’università e la Chiesa.

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Come descriverebbe la situazione generale alla quale si trova di fronte la Chiesa cattolica in Ucraina oggi?

La Chiesa gode della libertà, ma non si è ancora alzata dalle ginocchia dopo i colpi devastanti del periodo sovietico. La Chiesa cattolica latina è stata decimata sotto i sovietici e la Chiesa ortodossa è stata perseguitata e circoscritta. La Chiesa greco-cattolica in Ucraina era completamente illegale, spinta nelle catacombe. Tutte le chiese del Paese persero in parte o completamente le loro infrastrutture e, nel caso dei greco-cattolici, alcune di queste infrastrutture furono rilevate dagli ortodossi.

Noi ci troviamo ancora a fronteggiare i problemi irrisolti dell’epoca sovietica. Ad esempio, le proprietà di molte chiese non sono mai state restituite. La Chiesa greco cattolica è stata legalmente proibita, ma mai legalmente riabilitata in un modo completo. Le chiese stesse, nel senso dei nostri edifici liturgici, per la maggior parte sono state restituite, ma molte proprietà monastiche, istituzioni accademiche ed educative, ospedali, case editrici non sono mai stati resi.

La nostra sfida principale è venir fuori da una situazione in cui un gran numero di persone sono state uccise, martirizzate, e un numero persino più grande di loro menomate fisicamente, spiritualmente, psicologicamente… Hanno vissuto in un contesto di paura strutturale, che ha prodotto un’ampia distruzione di fiducia. Ad esempio, c’erano molti che collaboravano con il KGB, ma nessuno ha mai saputo realmente chi collaborasse, perché c’erano sempre accordi segreti.

Questa eredità di paura e questa mancanza di fiducia è cattiva per l’intera società. E’ cattiva per l’economia, perché chi vuole investire se non può essere sicuro di ciò che succederà ai propri soldi? E’ cattiva per le leggi e il sistema legale, per la medicina, per ogni cosa. Oggi molti ucraini non si fidano dei dottori, ad esempio, perché la qualità delle cure mediche è spesso bassa e le medicine non si trovano facilmente. Molti prodotti sono contraffatti.

In generale, c’è ancora una grande esitazione nella società. Qualità che definiscono il mondo occidentale: la libertà, la voglia di risolvere i problemi, l’essere dinamici, qua non sono realmente stimate. In ambito sovietico, erano qualcosa che ti poteva creare dei problemi. Uno dei detti di quegli anni era «l’iniziativa è punita». La gente si tratteneva dal fare, aspettava fino a quando non c’era la polvere sopra prima di spostare qualcosa. Si tratta non tanto di una decisione conscia, ma di qualcosa che è entrato profondamente nel midollo della gente.

Questa esitazione riguarda anche la Chiesa?

Riguarda la vita e la missione della Chiesa. Come cristiani, il nocciolo della nostra vita spirituale è favorire una vita di carità tra le persone. Il modello più alto, naturalmente, è la santa Trinità, e le nostre relazioni di amore con gli altri si basano sul fatto che noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. Ma amore significa vulnerabilità. Una dimensione dell’amore è il sacrificio, e noi ci assumiamo il rischio di essere rigettati e di soffrire.

Ma in Ucraina abbiamo ancora un contesto sociale in cui la vulnerabilità significa un rischio grande, spesso eroico. Non solo è irrealistico, ma è anche inumano e non cristiano aspettarsi che tutti i membri della Chiesa siano sempre dei martiri. La gente è consumata dalla propria storia, dalle ingiustizie sistematiche e dal non rispetto quotidiano della legge. Il risultato è che si chiude. Si nasconde dietro la facciata, le maschere, i muri. La Chiesa in Ucraina è chiamata a rompere questi muri, ma la nostra gente è suscettibile alle pressioni psicologiche del passato come qualsiasi altro.

Dopo 20 anni in Ucraina, sto cominciando a capire l’immagine biblica dei 40 anni nel deserto. Questo errare non è solo fisico e geografico, ma anche spirituale e culturale. Se 40 anni significano due generazioni, vuol dire che siamo a metà strada verso la normalità: vivere in una casa di Dio dove non c’è paura.

Vi state ancora muovendo nella direzione giusta?

Purtroppo negli ultimi mesi questo processo non solo è stato fermato, ma abbiamo avuto diversi forti scossoni nella direzione opposta. Quasi ogni settimana c’è qualcosa di nuovo. La memoria del vecchio sistema rimane radicata nella gente, che perciò si trincera a tutti i livelli.

Può dare un esempio?

Eccone uno che realmente tocca i giovani. La corruzione era abbastanza spudorata in alcuni settori della società sotto i sovietici, quando in un certo senso era un modo per saltare la burocrazia. Nel primo periodo post-sovietico, è accaduto che la burocrazia rimanesse inalterata, ma non c’era più paura della repressione sovietica, così la corruzione è diventata selvaggia. A questo proposito l’educazione è un caso classico: per decenni, gli studenti hanno dovuto pagare la bustarella per andare all’università.

Intorno alla metà di questo decennio, la tariffa corrente per entrare a medicina era di circa 10.000 dollari, ma bisogna aver presente che siamo in un paese dove il salario medio è di circa 200 dollari al mese. Di conseguenza, molte persone sono andate all’estero per guadagnare i soldi per pagare le tangenti per i loro figli, il che alimenta un incredibile dissesto sociale. Ad esempio, se una donna va in Italia per guadagnare il denaro per la bustarella del figlio più grande, significa che i figli più giovani crescono senza una madre. Si tratta di una cosa così comune che c’è persino un termine per questo: “orfani sociali”.

Nel 2008, il Ministro dell’Educazione di allora, un fisico di nome Ivan Vakarchuk, ha istituito un esame di ammissione generale per l’accesso all’università in tutta l’Ucraina. E’ diventato l’unico criterio di ammissione, ed ha funzionato. Le bustarelle sono finite. Questo ha significato che anche un ragazzo della parte più arretrata, rurale, dell’Ucraina poteva essere ammesso alle università più prestigiose a condizioni paritarie. Ma il nuovo governo ha rapidamente invalidato la riforma, e non è sorprendente che molti rettori abbiano salutato di buon grado questa manovra. Dopo tutto, beneficiavano del vecchio sistema. L’Università Cattolica Ucraina è stata una delle sole due università che, su circa 170 università in Ucraina, si sono pubblicamente opposte.

Questo genere di cose sta accadendo dappertutto. In campo economico, le estorsioni sono in crescita. Era abbastanza comune prima della Rivoluzione arancione, e ora sta succedendo di nuovo.

Proprietari di impresa ricevono chiamate da coloro che stanno riprendendo il potere e che dicono «Ti ricordi di me?». Potrebbe essere il nuovo capo della polizia, o il dirigente dell’agenzia delle tasse, o qualcuno di ciò che vengono chiamate “le forze”, cioè la polizia di stato, i servizi segreti ucraini (l’ex KGB) o altre agenzie. Tutti gli ufficiali al comando in questo genere di lavoro sono stati cambiati negli ultimi 3 mesi.

E’ chiaro che durante l’era arancione c’era ancora corruzione e la polizia non era tutta pulita. Ma oggi il nuovo governo rappresenta i clan oligarchici del Paese e la corruzione sta di nuovo diventando sempre più pervasiva e manifesta. So che c’è una grande preoccupazione su ciò che sta accadendo in ambito economico. Dovrei dire che c’è anche un nuovo clima di censura nella stampa e alla TV, e qualche giornalista di spicco qui e all’estero ne ha parlato.

In occidente abbiamo l’impressione di una crescente nostalgia per l’era sovietica, simboleggiata recentemente dall’erezione della statua di Stalin in Ucraina orientale, la prima volta che questo accade dalla caduta dell’Unione Sovietica. Lei percepisce che c’è più gente che guarda nostalgicamente indietro al periodo sovietico?

Non so se ci sia realmente un forte senso di nostalgia, ma vorrei dire che la leadership ucraina sta seguendo la direzione di Putin nel rivisitare la critica del periodo sovietico. Oggi la linea semi-ufficiale è che, certo, Stalin ha fatto degli sbagli, ma anche ha reso grande l’Unione Sovietica. Del fatto che abbia ammazzato milioni, o meglio, decine di milioni di persone, non se ne parla. Del fatto che abbia contribuito a innescare la seconda guerra mondiale con il Patto Molotov/Ribbentrop non se ne parla, ma è il grande “generalissimo” che ha sconfitto Hitler. Il nuovo Ministro dell’Educazione in Ucraina ha detto recentemente che i libri di testo in Russia e Ucraina dovrebbero essere armonizzati, il che significa insegnare la versione sovietica della storia.

La mia sensazione è che il paese al momento sia come intontito, perché queste mosse del nuovo governo sono venute in un modo incredibilmente veloce e sistematico.

Parliamo della sua situazione. Da quando ha ricevuto la visita di un agente dell’SBU il 18 maggio scorso, ci sono stati ulteriori sviluppi?

Oggi sono stato chiamato dall’ufficio del presidente e mi hanno proposto un incontro con il capo dell’SBU. Hanno detto che c’è stato un grande equivoco, che nessuno aveva dato alle autorità locali disposizioni per fare questo genere di cose. Hanno detto che vogliono chiarire tutto. Ma si tratta di qualcosa legato anzitutto alla pubblicità che il caso ha generato. So infatti che il mio memorandum ha fatto il giro del mondo.

E’ stato ripreso dall’Economist e molte ambasciate se ne sono interessate. Oggi la storia era fra le notizie in prima pagina in molto giornali ucraini. Ciò che è accaduto è senza dubbio degno di nota. Quello che mi è stato chiesto di fare non ha precedenti nei 19 anni di indipendenza ucraina. Dal momento che i rettori delle altre università del paese sono stati zitti, leaders come Vakarchuk pensano che abbiano ceduto.

Nel 2001, durante il periodo autoritario sotto il presidente Kuchma, l’SBU voleva che un mio vice-rettore, una donna incaricata delle questioni studentesche, e io li informassimo sui nostri studenti. In anni più recenti questo tipo di pressione era impensabile. Il quadro al momento è che dal centro sta aumentando la pressione su tutte le strutture della società per tenere la gente a posto.

E’ preoccupato di provvedimenti più forti nei confronti dell’Università Cattolica?

Potrebbe accadere. Oggi, molti dei nostri impiegati hanno ricevuto chiamate dall’SBU sui loro cellulari. Non si tratta di niente di illegale, ma questo genere di cose fa venire la pelle d’oca alla gente. Come reagirebbe se ad un tratto ricevesse una chiamata diretta dalla CIA o dall’FBI con domande inquisitorie?

Persino in un paese fondamentalmente rispettoso della legge come gli Stati Uniti questo la sveglierebbe! Ieri gli studenti mi dicevano che qualcuno di loro teme di mettere su internet dei commenti perché l’SBU segue le tracce dei blogs, organizza risposte diffamatorie (come ora sta accadendo nel nostro caso) e il monitoraggio dei bloggers. Gli studenti hanno paura delle ritorsioni, ad esempio che i loro genitori possano perdere il lavoro.

Questa mattina, quando il presidente Yanukopvich è venuto a Leopoli per la prima volta ad una riunione di tutti i governatori dell’Ucraina, è stata staccata l’elettricità al nostro edificio principale. Penso che il fatto che usiamo la tecnologia per comunicare con il mondo sulle nostre difficoltà porti le autorità a temere che noi siamo il centro di qualche genere di rivoluzione, e la sicurezza del presidente ha ordinato che fossimo isolati. In realtà, tutto ciò che vogliamo fare è insegnare in pace e normalmente, fare ricerca e venire incontro ai bisogni di questa terra tormentata.

I metodi per esercitare delle pressioni sulla gente qui sono ben conosciuti e mai dimenticati, e alcuni di coloro che li hanno portati avanti sono vivi e vegeti e di nuovo al potere. C’è ogni buona ragione per pensare che si tratti di un pericolo reale. Ma ciò che è realmente sorprendente è che in questa nazione, dove ci sono 170 università e quasi 700 altre istituzioni di istruzione superiore, solo un rettore sia stato avvicinato dall’SBU e abbia alzato la voce. Ciò che mi è successo può essere realmente una cosa unica, o si tratta del fatto che altri rettori, sotto costrizione, si sono piegati?

Che cosa pensa?

Che si tratta senza dubbio della seconda possibilità. Tenga presente che i rettori delle università statali sono fondamentalmente degli impiegati del Ministro dell’Educazione, i loro programmi sono accreditati dal ministero e il loro budget è stabilito dal ministero. Non penso che la visita della polizia fosse solo per me. Questo genere di cose un tempo era abbastanza di routine, e lo sta diventando di nuovo. La sola sorpresa è che io ho rifiutato di essere d’accordo con la procedura.

Pensa di trovarsi di fronte ad una pressione crescente perché rifiuta di stare al gioco?

Proprio così, soprattutto perché siamo stati uno dei forse due o tre luoghi che hanno parlato francamente in un Paese con centinaia di istituzioni di istruzione superiore. C’è certamente un precedente per individuare come bersaglio le università. In Bielorussia, ad esempio, l’Università Europea indipendente di Discipline Umanistiche, fondata nel 1992, è stata chiusa nel 2004, e nel 2005 si è trasferita in Lituania perché aveva problemi con il governo.

A San Pietroburgo, l’Università Europea è stata perseguitata e chiusa per un certo tempo nel 2008. Hanno un sacco di modi di starti addosso: leggi antincendio, tasse, leggi di sicurezza, ecc. Personalmente, sono stato minacciato anche prima. Nel 2001, durante una trasmissione televisiva, è stato detto che, quando i rettori delle università i cui studenti partecipano a proteste non autorizzate sono cittadini americani, questi rettori dovrebbero essere espulsi.

Non pensa che il giro di vite riguardi piuttosto la riaffermazione dei vecchi controlli sovietici e non sia specificamente anti-cattolica?

Si tratta di tutte e due le cose, di un miscuglio. Il nuovo Ministro dell’Educazione in Ucraina ha detto che gli ucraini occidentali non sono veri ucraini da un punto di vista culturale, confessionale e linguistico. E non si tratta di una gaffe isolata, ma di un tema ricorrente nei suoi articoli e nei suoi libri. E’ conosciuto come un agitatore anti-cattolico. Può essere un estremista, ma non è solo. Il nostro presidente, ad esempio, ha rotto con il protocollo, cioè ha violato la legge quando non ha avuto un ufficio ecumenico per il suo insediamento. Ma le preghiere sono state fatte esclusivamente da Kirill, patriarca di Mosca. Il presidente finora non si è incontrato con nessun altro leader religioso tranne quelli del patriarcato di Mosca. In fondo stiamo andando verso una chiesa di stato e i greco-cattolici sono i più pesantemente criticati da quella chiesa di stato.

Come possono dare un aiuto i cattolici americani?

Anzitutto con le preghiere. La rinascita della Chiesa in Ucraina era un miracolo e una grazia, e la solidarietà nella preghiera crea un canale per questa grazia. Secondariamente, i cattolici americani possono scrivere e pronunciarsi: scrivere al proprio membro del Congresso, al proprio senatore, all’Ambasciata ucraina a Washington e al Presidente dell’Ucraina stesso. Ci aspettiamo provocazioni e campagne diffamatorie, così bisogna chiedere a queste istituzioni di proteggere la nostra sicurezza e la nostra libertà.

In terzo luogo, con qualche aiuto finanziario. Viviamo alla giornata… non abbiamo finanziamenti statali e la Chiesa in Ucraina è molto povera. La pressione che stiamo affrontando oggi prende il nostro tempo e la nostra energia e ci distrae dalla raccolta di fondi. Circa l’85% delle nostre spese sono soldi trovati tramite la raccolta di fondi, perché le tasse degli studenti coprono solo il 15% dei nostri costi. E poiché siamo così giovani, non abbiamo dotazioni in capitale o ex-allievi. L’Ukrainian Catholic Educational Foundation (http://www.ucef.org/) con sede a Chicago, è una grande fonte di sostegno per noi.