Chi sono i veri “indietristi”?

Visto da Roma newsletter 27 Febbraio 2025

di Julio Loredo

Esistono gli “indietristi”, di cui spesso parla papa Francesco? Dovremmo rispondere: esistono, eccome! Ma non sono quelli che biasima il Papa. I veri indietristi ormai sono gli ex giovani che hanno nostalgia degli anni Sessanta e di tutto quell’entusiasmo rivoluzionario sessantottino e post-conciliare.

Rimpiangono quelle contestazione generalizzata sia in campo civile che ecclesiastico; quando potevano allegramente travolgere tutto. Non si rendono conto che cinquant’anni di rivoluzione civile ed ecclesiastica hanno finito per stancare le persone provocando una reazione che oggi tede a crescere.

Mentre sempre più elettori in campo civile, politico, sociale, votano a destra come abbiamo visto con la recente rielezione di Donald Trump, i fedeli disertano in massa le chiese e molti di loro, specialmente i giovani, vanno ad ingrossare le fila del tradizionalismo.

Abbiamo già parlato di questo fenomeno ma vorrei sottolineare come il progressismo sociale e quello ecclesiastico hanno viaggiato per sessant’anni su binari paralleli; sono le due facce della stessa medaglia, due modi di fare la stessa rivoluzione e oggi si trovano entrambi ad affrontare il proprio fallimento.

Eppure molti di loro non solo si ostinano a non riconoscere il proprio fallimento, ma anzi vogliono raddoppiare la scommessa. Non capiscono che lo spirito dei tempi, che invocavano con tanto entusiasmo rivoluzionario si è rivoltato contro di loro e la rivincita del senso comune sulla tracotanza di chi voleva, euforico, la rottura di ogni legame con le generazioni anteriori.

Recentemente si è tenuto a Trieste un convegno dei cosiddetti “cattolici democratici”, ossia gli esponenti della famosa, o famigerata, sinistra cattolica, molti di loro venerabili reliquie degli anni Sessanta.

Scrive di loro il professor Stefano Fontana su la Nuova Bussola quotidiana: «Questi personaggi faticano a capire che molta parte del mondo cattolico è cambiata in modo sotterraneo e in silenzio per non essere collocata nel mirino dei progressisti; ma è cambiata in senso opposto a quello che interessa alla comunità democratica, cioè in un senso opposto alla sinistra».

«L’era Covid», continua il professor Fontana, «ha dato il giro di boa. Ma il cambiamento viene da maggiore profondità e consiste in un recupero di un’identità dottrinale cattolica non di rottura con la tradizione e chiede una coerenza politica sconosciuta ai cattolici democratici. C’è un nuovo nel mondo cattolico che il passatismo progressista non sembra cogliere».

Molto interessante: “C’è un nuovo nel mondo cattolico che il passatismo progressista non sembra cogliere”.

Questo fenomeno nuovo che sembra cogliere il professor Fontana e che chiama: recupero dottrinale cattolico non in rottura con la tradizione, è molto reale e verificabile, anche ad esempio con l’analisi sociologica, come abbiamo già documentato in puntate precedenti di questo canale. Tuttavia è sempre sfuggito a coloro che un tempo si vantavano di essere la voce profetica che anticipava i tempi.

Purtroppo, costata Stefano Fontana su La Nuova Bussola quotidiana, non poche figure di spicco dell’episcopato italiano aderiscono all’agenda politica di sinistra dei cattolici democratici. Una agenda che mette in secondo piano le grandi questioni morali, ad esempio l’aborto, per occuparsi in modo preferenziale del cambiamento climatico o della immigrazione. Del resto – commento io – è esattamente quello che vediamo negli episcopati di praticamente tutto il mondo con onorevoli eccezioni.

Come mai questo scollegamento dalla realtà da parte dei presuli italiani e dei politici navigati, direi, proprio quando ora arrivano segno così chiari e forti da parte degli elettori dell’America, dell’Europa e da parte del laicato cattolico? Non è questo segno dell’offuscamento del famoso discernimento profetico che tanto vantavano negli anni Sessanta?

Un interessante indizio tra i molti che si potrebbero citare dello scollamento dell’establishment ecclesiastico e civile dalla realtà è la crescita in America dei lettori della Bibbia. Il Wall Street Journal, cioè il giornale dell’alta finanza, dà notizia che nel 2024 le Bibbie vendute negli Stati Uniti sono aumentate del 24% nei confronti dell’aumento di appena 1% delle vendite degli altri libri.

Diversi analisti danno spiegazioni di questo fenomeno. Ad esempio Brandon Vogt, direttore generale del World on Fire, associazione cattolica fondata da monsignor Robert Barron, vescovo di Rochester, afferma che i tre anni hanno venduto oltre mezzo milione di Bibbie e questa settimana ha fatto interessanti dichiarazioni a riguardo alla Catholic News Agency: «la gente è stanca del paradigma “la mia verità, la tua verità” ed è affamata della verità ed è questo il motivo per cui molti si rivolgono di nuovo a questo antico testo che afferma di essere la parola di Dio e non una parola fra tante».

Vale a dire: la gente è stanca della dittatura del relativismo ed è stanca del pensiero debole e cerca quelle affermazioni forti che sempre di meno si sentono dai pulpiti ma che ancora risuonano con chiarezza nelle sacre scritture.

L’anima umana ha bisogno di certezze che per troppo tempo le sono state negate dall’imperativo relativista ed ecco che assistiamo oggi a quello che chiamerei una vera e propria ribellione della stessa natura umana che, come diceva Tertulliano, è naturaliter cristiana.

Secondo Edwin Benson, editorialista del blog cattolico Retourn to Order, un’altra ragione è la crescente preoccupazione dei genitori di immunizzare i loro figli dalle depravazioni che ormai si insegnano in modo torrenziale non solo nelle scuole pubbliche ma, ahimè, anche in tante, tantissime scuole cattoliche.

Per questo pubblico, afferma Benson, c’è un eccellente mercato di Bibbie illustrate e corredate da commenti molto didattici che vengono a sostituire con efficacia le ormai quasi inesistenti ore di religione a scuola. Spesso, aggiunge Benson, questi genitori sentono un lodevole desiderio di fornire ai loro figli la formazione che loro stessi non hanno ricevuto, essendo cresciuti proprio fra gli anni Sessanta, Settanta, Ottanta. Per loro l’acquisto e lo studio di una buona Bibbia è un punto di partenza ragionevole per rafforzare la fede.

Spiega Edwin Benson: «il boom di vendite della Bibbia si spiega con l’inquietudine spirituale degli americani. C’è una sete di qualcosa che vada oltre la società secolare e materialista e che indica l’operato della grazia nelle anime. L’aumento della vendita delle Bibbie è solo un sintomo di qualcosa di molto più profondo e questa tendenza potrebbe portare ad altre che a loro volta potrebbero favorire conversioni e cambiamenti nella società»

E’ in questo fenomeno spirituale, commento io, prima che civile che dobbiamo trovare le radici dei venti odierni, sia nella società sia nella Chiesa. Voglia Dio che questo fenomeno faccia tutta la sua corsa portando queste persone verso la completa conversione alla santa fede cattolica, apostolica e romana e quindi a una sete di civiltà cristiana.

E noi ci domandiamo: sarà che a Roma se non per spirito soprannaturale, almeno per buon senso sapranno leggere questi segni dei tempi o tuoneranno ancora con duri sermoni non contro le nefaste invenzioni dei rivoluzionari sessantottini, bensì contro chi non ne può più dello tsunami distruttivo che ancora riversa frutti marci sulla società odierna?

O a Roma si arriverà addirittura a sospettare che gli squilibrati mentali, come recentemente li ha chiamati papa Francesco, siano proprio quelli che vogliono tornare alla casa paterna?