Immigrazione e criminalità
di Romano Bracalini
Esso investe innanzi tutto una diversa filosofia di vita. Non “risorsa” economica, espressione che ridurrebbe l’immigrato a numero, ma nuovo bagaglio ideologico di forte impatto della sinistra che ha adottato il terzomondismo come nuova dottrina che sostituisce il vecchio armamentario relegato in soffitta. Il progetto è dunque d’ampia portata: si tratta di cambiare i connotati antropologici, storici e culturali dell’Occidente.
A questo punto è chiaro che la parola “sicurezza” ha per la sinistra un suono ambiguo, per non dire sommamente negativo. Da un simile assunto discende un’insanabile contraddizione, che non può che acuire il sentimento di insicurezza e di paura e rafforzare, all’opposto, l’idea che lo straniero accolto per un senso di giustizia e di riparazione di un danno subito abbia più diritti che doveri.
Il ministro Amato, che ondeggia come canna al vento, s’è affrettato a dire che agli stranieri non si deve imporre l’obbligo della conoscenza della lingua e ha fatto l’esempio di sua nonna in carriola che quando arrivò a Ellis Island di New York sapeva a malapena l’italiano figuriamoci l’inglese.
Per non smentire la sua fama di sottile azzeccagarbugli ha detto ancora che a fronte di “un pauroso invecchiamento” è necessario spalancare le frontiere come se fosse la stessa cosa sostituire il bergamasco in via d’estinzione con una vagonata di senegalesi o di sudditi del Mali. E non s’è accorto, il signor ministro, con queste idee, di invocare una specie di “colonialismo” all’incontrario.
Ma i milioni di africani, musulmani e rom ci portano qualcosa di cui faremmo volentieri a meno, visto che le carceri son piene di lenoni, stupratori, omicidi d’ogni favella e latitudine e lavoro regolare. E’ questo che la sinistra virtuosa non vuole intendere e che Amato ripete come un ventriloquo ossequiente.
Non c’è sicurezza alla quale abbia diritto il cittadino di fronte al problema più importante, doveroso,”strategico” dell’immigrazione massiccia e invasiva in una visione evangelica che non ha riscontro nella realtà prosaica. Il consiglio dei ministri non può convergere all’unanimità su un simile argomento senza rischiare uno scontro di principi e di mentalità.
Intorno all’immigrazione, bandiera del Terzo Mondo, si coagula un nuovo fronte politico-ideologico senza frontiere che nella lotta al capitalismo occidentale -Stati Uniti e ciò che resta dell’Europa liberale-non ha esitato ad allearsi, disperando di trovare sodali più degni e rispettabili, col nuovo nazi-fascismo musulmano e con le tirannie africane e sudamericane ritornate alle origini.
Nessuno critica Mandela che ha riportato il Sud Africa all’antica miseria e massacra i coloni bianchi che crearono la ricchezza del paese. Gli aspetti malavitosi e destabilizzanti che l’immigrazione porta con sé sono considerati dalla sinistra virtuosa una conseguenza dell’ostilità preconcetta e del crescente clima di “xenofobia”.
Insomma è colpa della società se lo straniero commette un reato. La logica, infantile e menzognera, sarebbe questa: l’Occidente ha le sue colpe e deve scontarle. Le colpe degli uni (gli europei) giustificano quelle degli altri (i popoli del Terzo Mondo). Un vicolo cieco da cui non si esce. Non c’è modo di accordarsi. L’idea stessa che uno straniero possa essere espulso è rifiutata per principio, indipendentemente dalla gravità del reato commesso.
Anche questa è una forma di “sharia”, la legge ispirata non dalla ragione ma dai principi religiosi. E il comunismo, diceva Bertrand Russell, è una religione. L’invasione dei rom (venuti tutti da noi, non in Germania o in Francia) è ormai giudicata unanimemente abnorme, insostenibile, catastrofica, fuori da ogni parametro accettabile.
Ma anche la semplice richiesta di una regolamentazione degli arrivi delle carovane zingaresche e di cacciare gli indesiderati e i criminali, come farebbe qualunque governo serio, suscita riprovazione, disgusto. Si è tacciati di razzismo (parola buona a tutti gli usi).
Intanto in Africa, preda delle malattie e della miseria, dove le spese delle guerre tribali sono compensate dalle nostre sovvenzioni (cioè gliele paghiamo noi), gli europei sono espropriati e perseguitati in una nuova forma “apartheid” razziale alla rovescia. Ma quello è il solo “razzismo” che gli antirazzisti ammettono.
(A.C. Valdera)