di Antonio Socci
E ora tutti a invocare il caldo per sconfiggere il virus (con tanti saluti a Greta e alla paura del riscaldamento globale). Ora tutti con mascherine e guanti (e viva la plastica delle attrezzature sanitarie). Ora tutti a ripetere “io resto a casa” dopo aver professato il nomadismo globale e aver fatto gli aperitivi progressisti con “Milano non si ferma” per combattere il panico (cit. Zingaretti).
Ora tutti in allarme dopo aver dato dell’“allarmista” che “fomenta la paura” al “cattivo” Salvini che chiedeva da gennaio chiusura delle frontiere e controlli a tappeto per chi arrivava dalla Cina. Ora tutti a lanciare fulmini e saette pure su chi passeggia da solo nel parco dopo che per settimane hanno declamato “abbraccia un cinese” contro la paura e contro il terrorismo psicologico (l’emergenza era il razzismo anticinese).
Ora tutti a sventolare il tricolore, a esaltare il patriottismo e a cantare l’inno nazionale, dopo aver accusato di essere un pericoloso nazionalista chi diceva “prima gli italiani” e chiedeva di difendere il nostro interesse nazionale in Europa e di non farsi mettere i piedi in capo. Ora tutti a esaltare il nostro sistema sanitario e a lamentare la mancanza di mezzi e strutture, mentre per anni è caduto sotto la scure dei tagli e dell’austerità europea in quanto “sprecone”.
Ora tutti a criticare Madame Lagarde per le sue micidiali dichiarazioni, dopo aver esaltato per decenni, acriticamente, le istituzioni europee e aver consegnato loro la nostra sovranità. Ora tutti a scoprire che lo spread dipende solo dalla Bce e non dai governi (tanto meno dalle dichiarazioni di Borghi), dopo aver fatto, per anni, campagne propagandistiche di segno opposto.
Naturalmente senza capire che poi, se lo spread dipende solo dalla Bce (come in effetti è), ne consegue che il Mes non serve assolutamente a nulla (se non a tenere sotto scacco gli Stati). E – come dice Claudio Borghi – ne deriva che dovremmo chiedere la restituzione delle nostre quote (circa 60 miliardi) con cui potremmo iniziare a ricostruire il paese.
Ora tutti a proclamare che l’Europa non deve farci da ostacolo dopo aver accettato che l’Ue mettesse in ginocchio la nostra economia per venti anni. Ora tutti a dire che l’aumento del deficit non è più un problema e che bisogna sospendere il Patto di stabilità, dopo aver inveito per mesi contro chi voleva sforare di uno 0,2 per cento il deficit per aiutare l’economia italiana.
Ora tutti a dire che nemmeno il debito pubblico fa più problema, perché per sostenere le strutture sanitarie e uscire dall’emergenza occorre spesa pubblica. Ora tutti ad alzare muri alle frontiere dopo aver tuonato per anni contro muri e frontiere, condannandoli come inutili e segno di xenofobia. Ora tutti a fare controlli a chi arriva dall’estero dopo che da noi irrisero perfino i governatori del Nord che a tempo debito – il 3 febbraio – chiesero quarantena per chi tornava dalla Cina.
Ora tutti a esaltare la “risposta italiana al virus” quando per anni avevano ripetuto che c’è bisogno di risposte globali. Ora addirittura c’è chi arriva a teorizzare l’‘Helicopter Money’, ovvero soldi “a pioggia” nelle tasche dei cittadini (come a Hong Kong), per combattere la recessione da Coronavirus, dopo aver demonizzato per anni chi richiamava la necessità di una politica economica espansiva per affrontare la crisi.
La via di Damasco è affollatissima in questi giorni. Ma tutta questa gente caduta da cavallo, ci potete scommettere, dirà che non è affatto caduta, anzi che voleva scendere. E che non è stata affatto folgorata, anzi, è lei che illumina il mondo. Così il piccolo Churchill del Tavoliere sarà ancora acclamato dal “Corriere della sera” come salvatore della patria, mentre traduce in decreto – ma tardi e male – le proposte del centrodestra.
Per il momento da 3 miliardi – su spinta della Lega – l’esecutivo è arrivato a “teorizzarne” 25, ma siamo ancora lontani dal metterli sul piatto. Perché abbiamo ancora un governo che scrive richieste di autorizzazione alla Ue e va, in ginocchio e col cappello in mano a Bruxelles, a chiedere di poter spendere 3 miliardi, mentre il governo tedesco – senza chiedere niente a nessuno – ha deciso di spendere “qualsiasi cifra dovesse rivelarsi necessaria” per affrontare l’emergenza sanitaria e l’emergenza economica, a partire da 550 miliardi (avete letto bene: cinquecentocinquanta!).
Questo è la caratteristica della Ue: le regole (su aiuti di stato, banche, nazionalizzazioni, surplus commerciale, deficit/pil) sembrano valere solo per l’Italia e vanno picchiate in testa all’Italia. Per gli altri, e soprattutto per la Germania, no. Così adesso, se le nostre imprese saranno abbandonate dallo Stato italiano, falliranno a causa del coronavirus. Mentre le imprese tedesche, aiutate dallo Stato tedesco, si prenderanno tutto il mercato. Con tanti ringraziamenti alle regole europee e alla solidarietà europea.