Il Timone n.151 marzo 2016
Non è poi così facile uccidere i principi non negoziabili. Occorre preparazione, competenza, fiuto e soprattutto strategie culturali vincenti. Ecco di seguito le 19 mosse con cui il “mondo” fa fuori Dio (e tanti cattolici ci vanno dietro)
di Tommaso Scandroglio
1. Un passo alla volta: la vetta si conquista un passo alla volta: occorre puntare sulle eccezioni, sui casi limite per arrivare alla normalità. Ecco allora chiedere l’aborto solo per donne violentate, l’eutanasia solo per malati terminali e afflitti da dolori incurabili, così da arrivare in breve all’aborto e all’eutanasia sempre e comunque. È il principio del piano inclinato o dell’effetto domino.
2. Chiedi 100 per avere 50: è la tattica opposta alla precedente: chiedi tutto, qualcosa ti daranno. Se pretendi l’aborto sempre, otterrai almeno l’aborto in caso di pericolo per la salute della donna; reclama l’eterologa, avrai almeno l’omologa; la dolce morte anche su pazienti in coma e su minori, avrai almeno le Dat; il “matrimonio” omo, ti porterai a casa le unioni civili.
3. Normalizzare la condotta: si tratta di far accettare nel percepito comune come normale ciò che normale non è. Fondamentale quindi diffondere una pratica, ben prima della sua legittimazione giuridica. Da qui le iniziative volte ad istituire presso molti comuni i registri delle coppie di fatto o dei testamenti biologici e a legittimare le “nozze” gay celebrate all’estero. E poi ecco lo sforzo di creare un mondo omo a specchio di quello eterosessuale con film, musica, libri, etc. pensati per la comunità gay.
4. È lecito ciò che è diffuso: occorre convincere i più di questa tripla falsa equazione: se è diffuso è normale, se è normale è buono, se è buono deve essere legittimo sul piano giuridico. Quanti aborti clandestini, quanti morti per eutanasia negli ospedali, quante coppie che non riescono ad avere un figlio, quanti ragazzi che fumano droga, quanti coniugi che litigano! La soluzione è legittimare il male e chiamarlo “diritto”.
5. Gli slogan: oggi non si ragiona più, meglio affidarsi agli slogan: dall’ “utero è mio” al “love is love”, dal “ci vogliono dei paletti” alla “dignità del morire”.
6. Sfruttare l’emozione del caso limite: la gente pensa con la pancia non con la testa, quindi è assai più vantaggioso spingere l’acceleratore sulle emozioni piuttosto che sulle argomentazioni razionali. Bene allora sbattere in prima pagina il volto gonfio ed inespressivo di Welby, intervistare la donna violentata, far parlare la coppia che non può avere un bimbo, raccontare la quotidianità di una coppia omo.
7. Rispettare l’opinione della maggioranza: bisogna tirare fuori dal cilindro sondaggi di opinioni, inchieste, referendum vinti ma solo quando portano acqua al proprio mulino (v. divorzio e aborto), così il dissenziente penserà di essere isolato rispetto alla società.
8. Mentire: dai dati anabolizzati degli aborti clandestini a quelli delle pratiche eutanasiche, dalla percentuale di persone omosessuali nella popolazione al numero di coppie che volano all’estero per avere un bimbo con la fecondazione eterologa, dal numero gonfiato di partecipanti al Family Gay a quello sgonfiato del Family Day a come è andata realmente la vicenda Englaro.
9. Usare il volto noto: è necessario trovare sempre dei testimonial per la propria campagna pro-choice. Si gioca su un errore di percezione della gente: se Veronesi è a favore dell’eutanasia vuol dire che l’eutanasia è cosa buona perché Veronesi è uno scienziato. In tal modo si estende indebitamente la competenza del vip ad un ambito che in realtà non è di sua competenza.
10. La rivoluzione linguistica: se tu cambi le parole per designare la realtà muti il percepito della gente: non più aborto ma IVG, non più eutanasia ma dignità nel morire, non produzione di bambini ma procreazione assistita, non più “matrimoni” gay ma unioni civili o formazioni speciali.
11. L’esterofilia: prendere ad esempio le legislazioni di altri Paesi per dire che siamo fanalino di coda per aborto, fecondazione in vitro, eutanasia, diritti degli omosessuali, tempi per divorziare, etc.
12. Il nemico è la Chiesa: è prioritario dipingere la Chiesa come nemica del progresso, antagonista della felicità dell’uomo (no a seconde nozze), misogina (non ci sono donne prete), sessuofoba (non si possono avere rapporti prima del matrimonio), colpevole di posizioni discriminatorie contro gli omosessuali, ostinatamente contraria alla ricerca scientifica (v. caso Galilei), gelosa depositaria di oscure verità inconfessabili (v. Vatileaks)
13, Effetto nebbia: mai mostrare la realtà dei fatti: come avviene un aborto, i dati sulla sindrome del post aborto, quanti sono i bambini sacrificati con la fecondazione artificiale, quali disturbi psicologici interessano gli omosessuali e i bambini che crescono con loro, il grado di fallacia dei preservativi, etc.
14. Portare il cattolico dalla propria parte: il fine è quello di far sposare al cattolico la propria causa inducendolo a dire cose accette ai più che però mal si conciliano con la dottrina cattolica. L’obiettivo allora è quello di normalizzare in casa cattolica l’eterodossia.
15. Minacciare gli antagonisti o emarginarli: se i mezzi persuasivi non sono serviti si passa alle maniere forti. Gli oppositori o si riducono al silenzio con minacce di vario titolo (v. il caso Barilla i cui prodotti sono stati boicottati da una campagna pro-gay) oppure si devono emarginare, non riconoscendo il nemico, così questi non avrà neppure il diritto di parola tanto è insignificante.
16. Parole talismano: usare parole passepartout per ribaltare il senso morale di alcune condotte: l’eutanasia diventa gesto pietoso, l’accesso al matrimonio da parte dei gay è atto non discriminatorio ma inclusivo, il bimbo in provetta diventa un diritto, l’accoglienza delle convivenze, etero o omo che siano, è secondo lo spirito del Vangelo, il divorzio è espressione di libertà, etc.
17. Gli scudi umani: porre davanti all’obiettivo sensibile da proteggere – omosessualità, aborto, eutanasia etc. – soggetti fragili e che muovono a pietà tutti: la sofferenza della donna che ha abortito e quella del malato terminale; i figli che soffrono nel vedere i genitori litigare nel divorzio, i gay discriminati come i neri. Insomma: strumentalizzare la sofferenza altrui.
18. Ragione e laicità: confessionalizzare i problemi morali: far intendere ai più che solo chi ha fede può essere contro l’aborto, l’eutanasia, il divorzio. Chi usa la propria testa è invece a favore di queste pratiche perché svincolato da strane credenze, non condizionato. I cattolici vogliono così imporre una prospettiva che è solo di fede, non spendibile in uno stato laico e pluralista.
19. I Balilla pro-choice: è più facile manipolare la testa di un bambino che di un adulto: ecco allora programmi nazionali ed internazionali che introducono nelle scuole l’educazione sessuale, il gender, l’informazione su aborto e contraccezione, nuovi modelli di “famiglia”.