«Voi fate fatica a solidarizzare con le vittime del regime sovietico. Ma l’Urss e Hitler hanno condiviso lo stesso interesse per le tecniche di genocidio». Parla il regista lettone del documentario che scandalizza l’Occidente
di Vito Punzi
In Russia in particolare politici e media l’hanno definito un «pasticcio» e nostalgici dei soviet sono arrivati a bruciare un manichino con la foto di Snore davanti all’ambasciata lettone a Mosca. Il perché è presto detto: facendo uso di documenti filmici e cartacei recentemente rinvenuti, con il supporto di varie testimonianze (lo storico Norman Davies e il dissidente Vladimir Bukovsky, per esempio) e di dichiarazioni di ex ufficiali dell’esercito sovietico, il documentario ricostruisce la lunga collaborazione tra l’Urss e il regime nazista negli anni 1936-1940.
Nel dettaglio, Snore dimostra come il comunismo sovietico ed il Reich hitleriano abbiano condiviso lo stesso interesse verso le tecniche di genocidio (la prima parte del film documenta i sette milioni di ucraini lasciati morire di fame da Sta-lin nel 1933). Tesi ancor più scomoda da sostenere, secondo Snore sarebbero stati gli stessi sovietici ad aiutare e ad istigare i nazisti a progettare l’olocausto (alcune sequenze documentano del resto come all’inizio della persecuzione hitleriana contro gli ebrei molti di questi scappati in Russia vennero riconsegnati a reparti delle SS come segno di amicizia russo-tedesca).
Dal 2008 ad oggi The Soviet Story è stato trasmesso in tv in numerosi paesi, inclusi Spagna, Polonia, Svezia, Grecia e Stati Uniti. Nel 2009 il film è stato trasmesso dal canale satellitare History Channel e risulta essere stato acquistato anche da una tv italiana, ma ad oggi non è stato ancora presentato (sul sito del film è possibile acquistare copie con sottotitoli in italiano). Neppure in Germania pare esserci particolare interesse.
E questo è decisivamente significativo alla luce della recente dichiarazione (sujunge Welt del 3 gennaio scorso) di Cesine Loetsch, segretaria della Linke, secondo la quale il suo partito deve perseguire la costruzione del comunismo, in quanto unica via per uscire dal capitalismo… Alla luce di questi ed altri tentativi di resuscitare un’ideologia ovunque rivelatasi fallimentare Tempi ha raggiunto Edvins Snore per saperne di più su quell’ideologia.
Signor Snore, con quali intenzioni ha voluto realizzare questo film?
La mia principale motivazione era informare il pubblico dell’Europa occidentale sulla storia sovietica, una storia che conosce molto poco. Gli europei occidentali sanno che il nazismo è stato un male. Ci sono stati molti film belli ed emozionanti sui crimini dei nazisti, sull’olocausto. Così, lo spettatore occidentale solidarizza e prova compassione per le vittime dei nazisti. Per quanto riguarda il comunismo, invece, è diverso. Anche se diciamo che i sovietici hanno fatto morire di fame 7 milioni di ucraini, è difficile per i cittadini occidentali solidarizzare con quelle vittime. Quei milioni di persone sono per lo più considerati come dati statistici, perché non c’è alcun legame emozionale, che di solito è creato da libri e, in misura anche maggiore, da film. Ecco perché ho deciso di fare questo film.
In che misura è stato condizionato dal suo essere lettone, dunque appartenente ad un popolo che è stato sottomesso al potere sovietico per decenni?
La Lettonia è stata occupata dall’Urss dal 1940 al 1991. Quindi io sono cresciuto nell’Unione Sovietica. Ho imparato il russo all’asilo. Come gli altri bambini sovietici sono stato un membro dell’organizzazione della Gioventù Comunista, i Pionieri. A scuola siamo stati tutti indottrinati con l’ideologia comunista. Ho avuto l’opportunità di conoscere il sistema sovietico dall’interno. Credo che questo mi abbia aiutato nella realizzazione di questo film.
Lei ritiene che nazismo e comunismo avessero molte cose in comune e dunque vadano condannati allo stesso modo: non erano ideologicamente agli antipodi?
No, non è vero. Nazismo e comunismo furono due rami dello stesso albero: l’ideologia socialista. Hitler e Stalin erano entrambi socialisti. In Germania ci fu un nazionalsocialismo, nell’Unione Sovietica un socialismo internazionale. Entrambi i sistemi erano basati su un’unica idea di base: quella che il capitalismo, come sistema, fosse finito. Sia Hitler che Stalin pensavano che non sarebbe mai stato possibile creare una società equa in un sistema capitalista. E la ragione era che al centro di quel sistema c’erano i capitalisti, coloro che accumulavano ricchezza, sot-traendola alle persone, e non la restituivano alla società, cosicché la società non poteva prosperare.
I socialisti proposero una soluzione semplicissima al problema: eliminare la minoranza capitalista, o “classe parassita”, come loro stessi la chiamavano. Queste teorie cominciarono ad essere messe in pratica nel XX secolo nella Germania nazista e nella Russia sovietica. La principale differenza fra questi due sistemi fu il metodo di identificazione della classe parassita. Nella Germania nazista la selezione si basò sull’origine etnica – gli ebrei – , mentre nella Russia sovietica sull’origine sociale: la gente veniva uccisa in ragione della sua origine sociale. C’era una lista di categorie nemiche: preti, uomini d’affari, coltivatori indipendenti (quelli che non volevano aggregarsi alle fattorie collettive sovietiche).
Chi apparteneva ad una di quelle categorie, o era un familiare di un appartenente ad una di quelle categorie, era destinato all’eliminazione. Quindi, non è una semplice coincidenza che sia i nazisti che i comunisti si siano lasciati alle spalle milioni di morti. Il genocidio era un pre-requisito obbligatorio per la realizzazione di entrambe le ideologie e non una coincidenza, o un errore, come alcuni asseriscono.
Perché nell’Europa occidentale ci si può dichiarare comunisti senza provocare particolare scandalo? Lei ha parlato di una doppia morale…
Ciò avviene perché l’Europa occidentale non è mai stata governata da un regime comunista. Ha conosciuto soltanto il nazismo e l’impressione, per chi come me invece ha esperienza del regime sovietico, è che in gran parte associ il comunismo con i movimenti rivoluzionari stile “Green Peace”, Che Guevara, e così via. Capisco molto bene che essi non vedano nulla di male nella buona causa dell’Uguaglianza Universale. Ma suggerirei loro di chiedere del comunismo a chi sotto il comunismo ha vissuto. In Polonia, a Cuba, nell’Unione Sovietica o in Nord Corea, e di chiedersi come mai il comunismo non abbia funzionato da nessuna parte.
Come giudica la situazione tedesca? A sinistra si sostiene ancora oggi che la Ddr sia stata uno stato di diritto e non una dittatura, vengono promosse grandi campagne pubbliche “gegen Rechts” (“contro la destra”), ma non si presta troppa attenzione alle frequenti violenze metropolitane provocate da gruppi di estremisti che si dicono “di sinistra”…
Credo che quando si discute del retaggio comunista la Germania si trovi in una posizione molto particolare. Una giusta ed obiettiva valutazione dei crimini comunisti è molto ostacolata dal passato nazista della Germania. Se si critica il comunismo, il “paradiso sovietico”, ecc., si fa esattamente quello che faceva Hitler. E quindi è inaccettabile, almeno per la maggioranza.
Ritiene prevedibile, in Europa, un recupero di consensi da parte di una sinistra politica che torni ad ispirarsi espressamente all’ideologia comunista?
Credo che in tempi di crisi una crescente popolarità della sinistra sia abbastanza logica. È stato così anche negli anni Trenta del secolo scorso. E non a caso in Germania alle elezioni del ’32 comunisti e nazisti furono fra i partiti più votati.