Comunicare la salute

comunicazione_salute_coverIl Corriere del Sud, n.13, 30 ottobre 2010

di Andrea Bartelloni

Comunicare la salute, ma forse sarebbe stato meglio parlare di comunicazione della malattia, infatti è questo il tema conduttore del ponderoso manuale edito da Raffaello Cortina e curato dalla Fondazione Zoé (Zambon Open Educational, www.fondazionezoe.it) che grazie alla collaborazione di numerosi specialisti e operatori del mondo sanitario affronta i molteplici aspetti di questo delicato problema.

Articolato in nove sezioni, raccoglie i contributi di medici, psicologi, sociologi, esperti di etica e di diritto ed è indirizzato a quanti sono coinvolti nella comunicazione tra medico e paziente.

Ottantadue interventi racchiusi tra due importanti parentesi che danno un senso compiuto all’opera: la prima parentesi è la sezione che tratta di etica e antropologia, principio e fondamento di ogni corretta impostazione nei rapporti umani, e l’altra, la postfazione, uno sguardo al futuro che parla di un qualche cosa di molto probabile, anzi di quasi attuale.

Partirei proprio da qui perché la prospettiva descritta da Domenico De Masi, docente di sociologia alla Sapienza di Roma, è per certi aspetti inquietante. Dopo aver descritto lo sviluppo della società umana nei suoi molteplici aspetti, arriva a concludere che, nell’odierna società della comunicazione, quest’ultima “esce dal mondo del pressappoco per entrare nell’universo della precisione scientifica”. Su questo si innesca la medicalizzazione totale dell’uomo di oggi che pretende di curare tutti e tutto da prima della nascita all’ultimo respiro (allontanandolo il più possibile o interrompendolo). Il mito dell’efficienza e la sempre più lunga aspettativa di vita rivoluzionano i nostri rapporti col corpo, la salute e la malattia, il tempo libero, la famiglia e così via.

Ma che futuro ci aspetta? Non sarà probabilmente Il mondo nuovo di Aldous Huxley, anche perché molti degli aspetti descritti sono già realtà anche se non diffusi a livello globale: “Molte donne avranno un figlio senza avere un marito”; valori come l’estetica, la soggettività, l’emotività e la flessibilità “avranno colonizzato anche gli uomini”.

“Negli stili di vita prevarrà l’androginia”. Il lavoro sarà completamente terziarizzato e si tenderà a raggiungere una massima affidabilità ed efficienza nelle prestazioni. Dato che le persone saranno sempre più convinte che, vivendo una sola volta occorra vivere bene, molte professioni si dedicheranno al benessere e alla qualità della vita. “La comunicazione relativa alla salute e alla malattia, alla bellezza del corpo e all’equilibrio della mente occuperà il primo posto nel sistema comunicativo globale”.

Ma questo mondo futuro, che per certi aspetti si è già realizzato, è il miglior futuro possibile? Quale uomo è destinato a questo futuro, e chi è l’uomo?

A questa domanda si dedica la prima sezione di etica e bioetica che in apertura del manuale dà le categorie interpretative dalle quali scaturisce tutto il discorso che seguirà.

E allora viene fuori l’uomo come composto di anima e di corpo, la nozione di persona con la sua componente materiale e spirituale, fondamentale perché il paziente torni ad essere un “chi” e non un “che cosa”. E la diagnosi di una malattia diventa un processo delicato e difficile dal punto di vista etico e “del rapporto interumano tra medico e paziente” che si amplifica quando la diagnosi ha un impatto sociale o riguarda una persona non ancora nata, come per la diagnosi con i test genetici che, a volte non sono indicatori certi di una malattia, ma indicano solo una predisposizione. In questi casi l’informazione potrebbe essere anche un danno.

E ritorniamo al fondamentale concetto di persona umana che deve tornare al centro della medicina e solo così si potrà cercare di risolvere la crisi del rapporto medico-paziente nata, forse, dall’eccessiva attenzione alla malattia dimenticandosi dell’uomo malato nella sua interezza.

In mezzo a queste due parentesi si snodano tutti gli interventi sulla comunicazione della salute: nei media, da parte delle istituzioni e tra medico e paziente. Qui si parla di tecnologia, di aspettative da parte dei pazienti e dei medici, di conflitti, fino ad analizzare le tecniche comunicative con i vari strumenti che le moderne tecnologie ci offrono. Le ultime sezioni sono dedicate ai farmaci e a come l’informazione medico-scientifica viene veicolata dai media, dal teatro e dal cinema.

Un manuale che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni medico che offre molti spunti di riflessione e di discussione, con un impianto molto ben articolato e molto utile in un mondo dove la salute da “valore” è diventata un “bisogno”, quasi un diritto costituzionale, che genera un’ “ipercriticità verso istituzioni, professionisti” che “devono” garantire salute, benessere, forma, bellezza, acuità mentale.