Sul tema delle Disposizioni Anticipate di Trattamento di prossima discussione alla Camera,
ben consapevoli che, quando interrotti, diventano causa diretta della morte, sostituendosi alla malattia;
nella persuasione che sia essenziale per la dignità e la deontologia del medico mantenere sempre il dovere di prendersi cura del paziente, in ogni condizione clinica;
iconoscendo più presente il rischio dell’abbandono piuttosto che quello dell’accanimento nella realtà concreta della professione medica e confortati anche da autorevoli fonti scientifiche e norme giuridiche che fermamente non consentono l’accanimento terapeutico
RIBADISCONO che le DAT non possono costituire un “testamento” vincolante per il medico curante il quale, ben attento alla relazione umana che lo lega al suo paziente, avrà sempre a cuore di rispettare l’alleanza terapeutica, fondamento della professione medica, tenendo conto, nell’assunzione delle proprie inalienabili responsabilità, delle volontà espresse dal paziente o dal suo fiduciario.
A tale proposito si ritiene che l’impianto generale della proposta di legge, già approvata dal Senato, rappresenti di per sé una base accettabile, tale da non dover subire significativi stravolgimenti alla Camera. Ciò al fine di evitare di introdurre nella legislazione italiana qualsivoglia deriva eutanasica, configurandosi in caso contrario, una sconfitta della ragione, della medicina, della deontologia medica e dell’assistenza dovuta ai più deboli.
Prof. Vincenzo Saraceni Presidente Nazionale
dott. Franco Balzaretti Segretario
dott.ssa Chiara Mantovani Vicepresidente per il Nord
dott. Stefano Ojetti Vicepresidente per il Centro
dott. Aldo Bova Vicepresidente per il Sud
(AMCI-Pisa)