Avvenire – rubrica Vivaio – Domenica
25 novembre 1990
Vittorio Messori
Saltata una settimana per qualche imprevisto problema di salute, eccoci qui di nuovo a continuare le nostre “ipotesi su Maometto”. E vorremmo continuare scendendo dai puri e semplici dati delia storia (molti ne abbiamo elencati nelle tre precedenti “puntate”) alla riflessione di fede su quei dati medesimi. Ponendoci dal punto di vista cristiano, perché l’Islam? Se davvero la storia è guidata dal Dio cristiano, è possibile intuire almeno un poco, anche qui, del Suo misterioso disegno? Pur «tra le ombre e gli enigmi, vedendo come in uno specchio», per dirla con san Paolo, che riflessione trarre dallo scandalo della straordinaria fortuna di una fede che proclama Gesù un semplice profeta, per giunta sorpassato?
Innanzitutto, va notato che l’erompere subitaneo dal vuoto del deserto delle orde di cavalleria dietro i verdi stendardi di Muhammad, “l’ultimo dei rivelatori”, dà inizio a una costante che sarà sempre – ed enigmaticamente — realizzata in tutta la storia della Chiesa. Quella costante, cioè, che vuole che la chiusura di una regione sia accompagnata dall’apertura contemporanea di altre regioni dove si rivela possibile un nuovo, abbondante raccolto.
Così, in quello stesso VII secolo in cui il cristianesimo perde la parte meridionale del Mediterraneo, la Chiesa realizza una spettacolare espansione nel Nord e nell’Est dell’Europa. I territori conquistati dai musulmani in Asia Minore e nel Nordafrica sono amplissimamente compensati dai territori evangelizzati nell’oriente europeo dai missionari partiti da Costantinopoli e nel nord da quelli inviati da Roma (e la cristianità, allora, era ancora unita).
In Europa la Chiesa non copriva che la penisola greca e la Tracia e quella striscia, poco più che un corridoio, che andava dall’Italia all’Inghilterra passando per i paesi franchi. A causa dei primi successi musulmani mai nella storia la presenza cristiana fu ridotta in uno spazio così esiguo. Eppure, mentre il sipario cala sul Sud, il sipario si alza sul Nord e l’Est, tanto che la cristianizzazione della restante Europa è altrettanto rapida delle conquiste asiatiche e africane dell’Islam.
Il giovanile ardore dei cavalieri di Allah lanciati nella guerra santa è parallelo all’altrettanto impetuoso sforzo di evangelizzazione — coronato da immensi successi, storicamente quasi inspiegabili, — dei missionari di Gesù il Cristo. Dalla Siria alla Mauretania cadono sotto il dominio musulmano antiche Chiese lacerate da grovigli ereticali; ma, al contempo, ecco sorgere altre Chiese tutte nuove, fedeli, piene di vita e cariche di futuro. Per fare un solo esempio: quasi nell’anno stesso dello sbarco islamico in Spagna, quel monaco inglese che prenderà il nome latinizzato di Bonifacio comincia l’evangelizzazione della Germania, creando una solidissima Chiesa esemplare per fedeltà a Roma.
Ebbene: come dicevamo, la dialettica, inaugurata allora, di “chiusura di una porta — apertura di un’altra”, diverrà una costante della storia delia Chiesa. Si verificherà, per fare uno degli esempi più noti, anche nel XVI secolo, quando la Riforma protestante ridurrà la Chiesa cattolica in uno spazio quasi altrettanto esiguo di quello dopo le prime invasioni dei maomettani. Ma anche qui, con una contemporaneità perfetta che fa riflettere, ciò che fu perduto in Europa fu compensato dallo spalancarsi del Nuovo Mondo.
La presenza cattolica fu di nuovo ridotta ai minimi termini agli inizi del XIX secolo, a causa della bufera giacobina prima e napoleonica poi che avevano devastato quasi tutto ciò che si era costruito in secoli di lavoro. L’Europa, per giunta, cominciava quel processo di allontanamento del cristianesimo che avrebbe condotto a una secolarizzazione radicale. Eppure, è proprio a partire da quel povero “resto” che la Chiesa — per la prima volta nella sua storia — diventa davvero “cattolica”, cioè universale, con l’espansione negli ancora vergini territori dell’Africa Nera e dell’Estremo Oriente asiatico.
Il massimo del successo missionario si ha nei decenni in cui il Papa, prigioniero in Vaticano, medita addirittura di fuggire da Roma e la casta di increduli borghesi che ovunque ha in mano il potere guarda con sarcastica compassione a una Chiesa che considera un relitto del passato, in via di fatale estinzione. E, invece, proprio quei tempi sono quelli dell’espansione inaudita delle frontiere cattoliche. E mentre nell’Occidente europeo i “papisti” sono disprezzati quando non perseguitati, in quell’Estremo Occidente che è l’America del Nord la Chiesa, da pochissime migliaia di fedeli, giunge impetuosamente a comprendere oltre un quarto della popolazione.
Per fare qualche altro esempio tratto dai nostri tempi: la chiusura, a causa della rivoluzione comunista, della promettente missione in Cina si accompagnerà alla contemporanea, straordinaria (e imprevista) recettività al Vangelo della contigua Corea.
C’è, dunque, nella storia delia Chiesa, una dialettica di “perdita-conquista”, di “chiusura-apertura” che costituisce una misteriosa costante che inizia proprio con l’invasione islamica.
La conquista musulmana di tutto il litorale dall’Anatolia allo Stretto di Gibilterra spezza per la prima volta l’unità del Mediterraneo: il Mare Nostrum, il bacino cioè di libera circolazione per uomini, idee, merci. L’Europa non ha più collegamento con l’Africa e con l’Asia, chiuse dal muro islamico. Bloccata così verso il Mezzogiorno e l’Oriente, la missione è costretta a proiettarsi verso il Nord e il Nord Est. Effetto dell’islamismo è dunque la creazione di una compatta cristianità nell’Europa: e questa parte del mondo (lo vedemmo proprio qui, tempo fa) sembra essere oggetto d’attenzione privilegiata e non casuale nei misteriosi piani della Provvidenza. Sarà forse questo “prima l’Europa e poi il resto del mondo” uno dei motivi “segreti” che spiegano l’imprevisto blocco che la mezzaluna impone all’espansione missionaria cristiana?
A far riflettere ulteriormente, sta il fatto che, mentre le Chiese d’Africa e d’Asia caddero in quel modo facile che abbiamo visto, la Chiesa d’Europa fu salvata da due autentici “miracoli”. David Knowels: «Proprio nel preciso momento in cui la tenaglia stava per chiudersi da Ovest e da Est. la flotta e l’esercito musulmani furono battuti davanti a Costantinopoli (anno 717) e Carlo Martello sbaragliava i saraceni a Poitiers (anno 732). L’Europa fu salva. A Ovest i Pirenei segnarono il limite dei territori musulmani. A Est l’impero bizantino poté sopravvivere ancora 7 secoli. Il che, tra l’altro, permise la cristianizzazione dell’Europa orientale. Russia compresa. Se Costantinopoli fosse caduta allora, la fede non avrebbe mai potuto essere divulgata tra il Danubio e gli Urali».
Ma non è che un assaggio dell’enigma posto dall’Islam. Martedì e giovedì occorrerà continuare. ( 391)