da Il Timone n.185 Giugno 2019
Con la strategia della doppia tessera i radicali sono arrivati ad essere presenti in tutti i partiti, da sinistra a destra. Intanto occupavano culturalmente giornali, televisioni e mondo dello spettacolo. Capaci di raccogliere soldi a livello internazionale.
di Francesco Agnoli
Ci sono uomini ce riescono a imprimere il loro pensiero a colpi continui di scalpello nella cultura di un paese. Lo possono fare, certamente, se i tempi sono maturi, se vi sono le condizioni generali, ma l’entità del risultato e la velocità con cui viene raggiunto è proporzionale anche alla loro e costanza, dedizione. Ciò può avvenire nel bene o nel male.
Marco Pannella, è stato, nel male, uno dei massimi apostoli del nulla. Un uomo che per un’intera esistenza ha dedicato giorno e notte ad una precisa battaglia contro Dio, l’uomo, la vita: sfondando ogni giorno un muro, una porta, una resistenza; dicendo quello che molti pensavano, ma non avevano il coraggio di dire; esplicitando ciò che rimaneva implicito; lottando perché ciò era magari soltanto tollerato ma “impresentabile”, divenisse legale, applaudito, ufficialmente buono. Ora Pannella, su questa terra, non c’è più, ma nell’arco di tanti anni ha seminato ovunque discepoli e figli spirituali.
La contaminazione dei partiti
Personaggi cresciuti al suo fianco hanno, per decenni, colonizzato quasi tutti i partiti italiani, dalla Margherita, guidata dall’ex radicale Francesco Rutelli, a Forza Italia, che ha sempre concesso ampio spazio a personalità radicali come Elio Vito, Marco Taradash, Benedetto Della Vedova…, sino alla sinistra (socialisti e Partito Democratico in primis), che ha quasi costantemente corteggiato i radicali, con più o meno tenacia, nonostante l’enorme distanza, almeno teorica, sui temi del lavoro e della pace.
I radicali hanno cercato, dunque, di infiltrare i loro uomini soprattutto laddove erano più utili: non tanto dove già le loro idee erano dominanti, quanto nel centro-destra, per contaminare anche quell’area politica ed ottenere così un’egemonia assoluta, nonostante l’inconsistenza elettorale.
La strategia del contagio, dell’infiltrazione, della contaminazione è stata facilitata dall’invenzione della doppia tessera, e dalla capacità di vendere sempre, al miglior offerente, una manciata di voti , per poter così spostarsi di volta in volta con chi governava e distribuiva soldi e poltrone ”interessanti”.
La presenza nei media.
Al di la di una pattuglia di deputati combattivi e preparati, interamente votati alla causa, pronti a entrare come “spie” o “cavalli di Troia” in ogni contenitore politico, la minoranza radicale è diventata pervasiva, imponendo la sua agenda a tutti, anche tramite una oculata penetrazione culturale.
Ciò, innanzitutto, tramite i giornali, con i quali il rapporto privilegiato data dalla fondazione stessa del partito (1955), cui partecipò, tra gli altri, anche il futuro patron di Repubblica, Eugenio Scalfari. Per capire meglio ciò che si è detto sin qui, prendiamo come esempio il già citato Benedetto Della Vedova, uno dei radicali storici ancora sulla breccia: oltre alla proteiforme e prodigiosa carriera politica – è stato eurodeputato, senatore, deputato, sottosegretario… con radicali, Forza Italia, Fini, Monti, Renzi e Gentiloni, per tornare infine a Bonino con +Europa -, è stato anche collaboratore di radio radicale, del Sole24Ore, del settimanale La Provincia di Sondrio, del Corriere Economia e del Foglio!
Così anche molti altri radicali hanno goduto di un accesso preferenziale alla stampa e alle tv della sinistra pronta a rilanciare le loro battaglie ideali facendole sue un attimo dopo che erano state indette, e potendo con questa tattica continuare ad ingannare parte dell’elettorato cattolico (spesso incapace di comprendere il gioco di sponda radicali-sinistra), ma anche all’editoria di centro-destra, in particolare berlusconiana.
Il coinvolgimento di tecnici e accademici
Oltre alla penetrazione nei partiti e nei media, i radicali hanno coltivato un rapporto particolare con il mondo dello spettacolo (vedi l’amicizia di Pannella con Vaco Rossi, e con Franco Battiato o la liason con Oliviero Toscani, presidente onorario di Nessuno tocchi Caino e più volte candidato radicale) e, con particolare astuzia, con i tecnici e mondo accademico.
Lo hanno fatto coinvolgendo operatori del diritto, della salute, avvocati, medici, magistrati, scienziati… in questa o quella battaglia particolare, veicolata attraverso l’abile moltiplicazione si sigle dedite, con il solito metodo militante ed elitario di tipo leninista, al raggiungimento di un singolo scopo.
La maestria dei radicali nel percorrere tutte le vie praticabili ha raggiunto il suo culmine nella capacità di ottenere gli obiettivi legislativi anche baypassando il Parlamento attraverso la via giudiziaria. Un esempio recente è il caso Englaro: Eluana è stata uccisa tramite la solita alleanza a 360 gradi, capace di coinvolgere, accanto al padre Beppino, i radicali dell’Associazione Coscioni, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (ex comunista, di idee radicali), il governatore del Friuli Renzo Tondo (un socialista confluito in Forza Italia), avvocati agguerriti e ideologicamente connotati, docenti universitari di ispirazione radicale…
Pochi voti ma tanti soldi
Un altro elemento di forza dei radicali è stata la capacità di attrarre denaro e l’attenzione nel coltivare le relazioni internazionali. Quanto ai soldi, al di là delle mille convenzioni strette dai vari tentacoli e associazioni radicali, capaci di accedere a fondi europei, regionali, comunali ecc., fu esemplare l’accordo siglato nel 1996 dai radicali con Berlusconi: «preso per la gola, non badò alle cifre e s’impegnò a finanziare le casse dei radicali per dieci miliardi circa. L’intesa, infatti, era divisa in due parti: una prima politica (partecipazione della Lista Pannella alla fase di formazione del governo in caso di vittoria del Polo) e una seconda economica. Si è promessa una linea di finanziamenti indipendentemente dall’esito finale delle urne, e comunque, da erogarsi per l’intera legislatura. A livello economico si prevedeva infatti un versamento del Polo alle Liste Pannella per garantirne l’attività politica. Più in dettaglio: in caso di mancato raggiungimento della soglia del 4 per cento (quel che poi accadde), un miliardo e 200 milioni (di cui la metà prima del 21 aprile). Inoltre, il Polo si è impegnato a garantire a Radio Radicale lo status di “organo di partito” o un contributo sostitutivo pari a quello previsto dalla legge…» (Repubblica, 19/12/1996).
Si piange miseria, si fanno battaglie contro il finanziamento pubblico dei partiti, con una mano, mentre con l’altra si rastrellano soldi pubblici e privati. Quanto alla ragnatela internazionale, essa è stata costruita grazie al Partito radicale transnazionale e transpartito (una delle 42 Organizzazioni non governative di primo livello, come la Croce Rossa, rappresentate all’Onu, con sede a Roma e Bruxelles), e ai legami con miliardari stranieri impegnati nella promozione della droga libera, della società liquida e dell’immigrazione di massa, come George Soros.
Occorre ricordare, per concludere, che i radicali sono quasi sempre arrivati per primi: non solo nelle battaglie per la droga libera, l’aborto e il divorzio, l’eutanasia e la sterilizzazione volontaria, ma anche in quelle ecologiche, contro la presunta “bomba demografica”, per lo sdoganamento dell’omosessualismo, in favore di un europeismo ben diverso da quello dei Padri fondatori e di una visione mondialista evidente nella scelta dell’esperanto quale lingua ufficiale del partito transnazionale… quasi sempre divenendo il supporto principale di associazioni di scopo, poi scomparse, come il Movimento di liberazione della donna o il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano di Angelo Pezzana, prima libraio, poi parlamentare radicale, divenuto collaboratore, nei primi dieci anni del Duemila, di Il Giornale, Libero e Foglio, cioè dei tre quotidiani vicini al centro-destra.