Il Foglio 9 luglio 2005
Gli scenari dell’apocalisse annunciati da un pensatore di destra profetico (e pagano)
“Nessuno ha compreso la vera strategia di conquista di Maometto, dall’ottavo secolo, della quale il terrorismo fa integralmente parte, come la guerra psicologica o la ‘guerra dei ventri’ (espansione demografica), o l’occupazione territoriale interna secondo la strategia della ‘pelle di leopardo’. I politici, i militari, gli intellettuali occidentali non conoscono rigorosamente nulla dell’islam, del suo permanente ‘dovere di dissimulazione’, del suo lessico ambiguo; non hanno mai aperto un Corano; mai letta la predica di un imam tradotta dall’arabo; mai discusso con un musulmano di base.
Affrontano un nemico che non conoscono, ma che li conosce bene; loro non lo dichiarano ‘nemico’, mentre lui li proclama ‘nemici’. Quando i responsabili occidentali, credendo di far bene, assicurano che bin Laden e la sua rete Al Qaida‘non rappresentano l’islam, si sbagliano. Seguono perfettamente la linea della strategia guerriera caldeggiata dal Corano contro gli infedeli, da dodici secoli”. […]
Le forme della guerra a venire
“I gadgets tecnologici, le armi sofisticate non possono nulla contro la forza dei rivoltosi, niente contro i terroristi. Quattro mujaheddin determinati […] sono più efficaci di centinaia di missili. Perché noi siamo entrati nell’era della ‘guerra totale’, lì dove non esistono più regole e ogni mezzo è utile. La guerra è affare di volontà molto più che di mezzi tecnologici. Questa sopravvalutazione della tecnologia da parte dell’occidente può costargli caro. Non serve a nulla possedere un arsenale nucleare se non è possibile servirsene, se si aprono le frontiere e si adotta il diritto del suolo.
D’altra parte, dal momento in cui il nemico è già impiantato in massa nel vostro territorio, la guerra non può più prendere la forma di un confronto infrastatuale, ma sarà un fronteggiamento psichico, neoarcaico, in cui i missili a lunga gittata non sono di alcuna utilità. In Europa ci dirigiamo verso una guerra che avrà due forme principali, già cominciate: 1) le azioni terroristiche, massive o minime ma moltiplicate; 2) la guerriglia di conquista territoriale interna, strettamente mescolata alla criminalità, forma di jihad perfettamente conforme agli insegnamenti del Corano. […] Vivremo il cedimento molle dello Stato centrale impotente, la nascita di milizie di difesa neofeudali, lo scivolamento nella guerra civile, questa levatrice di storia”.
“Il neo-terrorismo si autoinvita nella panoplia degli arsenali di guerra. Fino a oggi il terrorismo provocava distruzioni limitate; ormai, con mezzi rustici ma temibili, può acquisire la forza di rottura e le capacità militari tipiche delle armate organizzate. Il neoterrorismo sarà un mélange di risorse primitive e di armi sporche, il figlio bastardo della tecnica e dell’arcaismo.
I colpi non verranno da uno Stato preciso e individuabile. […] I militari sono ghiotti di armi ipersofisticate. Ma sono in ritardo di una guerra. Il futuro sarà infatti in Europa uno sgradevole misto di guerra terrorista astuta e di guerra civile. Gli attacchi contro le Twin Towers e il Pentagono non sono stati che un piccolo inizio, un intermezzo tra una portata e l’altra, al confronto di ciò che ci attende.[…]
Da circa dieci anni in Francia, Gran Bretagna e Belgio soprattutto, innumerevoli fatti dimostrano l’evidenza tonitruante di un’occupazione sorda che progredisce, in totale impunità. Gli sforzi dei media, degli intellettuali, dei politici, degli eletti per dissimulare, esorcizzare, nientificare la terribile verità, hanno qualcosa di commovente, di toccante, ma anche di sordido.
E’ evidente che lo Stato di diritto repubblicano così come lo conosciamo non potrà ristabilire la situazione; che il punto di non ritorno è oltrepassato; che la progressione virale della malattia non può più essere arrestata da medicamenti e che un passaggio sanguinario nella sala operatoria è inevitabile, ahinoi. […] Tutto è possibile sul fronte interno ma certamente non il ritorno al tranquillo ordine pubblico, incivilito, gendarmesco e piccolo-borghese, protetto da un fantomatico ‘ministero per la Sicurezza’.
E’ troppo tardi. L’incendio è già iniziato e ha oltrepassato i pompieri”.
Guillaume Faye, “Avant-guerre, Chronique d’un cataclysme annoncé”, L’Aencre 2002