Cosa c’è dopo il liberismo? Nulla

Tradizione Famiglia Proprietà newsletter 21 Giugno 2024

di John Horvat

La crisi interna del liberalismo ha spinto molti ad ammettere le sue numerose problematicità. Tuttavia, la maggior parte delle persone accetta il liberalismo perché non trova niente di meglio per sostituirlo.

Pochi sanno rispondere a questa domanda pungente: Cosa c’è dopo il liberalismo? La maggior parte delle risposte o escogita qualche piano all’interno del contenitore liberale (di solito pretendendo più liberismo) o diventa illiberale, proponendo una filosofia politica autoritaria opposta che ha poche possibilità di essere attuata liberamente. Come modo pratico per evitare complicazioni, ragionano, il liberalismo è sufficiente.

Gli elementi non liberali del liberalismo

L’alternativa rappresenta un falso dilemma. Per esplorare delle possibilità che vadano al di là dal liberalismo, è necessario prima stabilire una corretta comprensione del liberalismo.

Il liberalismo ha due componenti che lo definiscono. La prima riguarda il governo limitato. È un modello che implementa sistemi di regole piuttosto che giudizi morali. Il liberalismo favorisce elementi come lo Stato di diritto, il controllo giudiziario, il governo rappresentativo e il libero mercato.

Questi sistemi di regole hanno contribuito alla prosperità delle nazioni. In effetti, i successi del liberalismo possono essere attribuiti a molti di questi sistemi. Di per sé, non c’è nulla di sbagliato in molti di essi (non in tutti) poiché, se ben applicati, sono in accordo con la natura delle cose.

Tuttavia, la maggior parte di questi sistemi non ha nulla di originariamente liberale. Essi possono risalire all’ordine cristiano che esisteva in Occidente prima del liberalismo.

L’ordine precedente

Pertanto, molti, ma non tutti, questi sistemi sono stati costruiti su basi pre-liberali. Ad esempio, lo Stato di diritto nacque dalla sistematizzazione medievale del diritto costituzionale e consuetudinario. Disconosciuto nell’antichità, il governo rappresentativo iniziò con i primi parlamenti, le “cortes” e altri organi rappresentativi che fiorirono in epoca medievale. Questi organi nacquero perché le decisioni essenziali dovevano essere prese collettivamente e il consenso e il riconoscimento pubblico dovevano essere dati a qualsiasi cambiamento di costume, secondo l’antica massima “ciò che tocca tutti deve essere approvato da tutti (quod omnes tangit ab omnibus probetur)”.

La teoria economica del libero mercato è stata sviluppata soprattutto dai tardo-scolastici della Scuola di Salamanca in Spagna (1500-1650). L’economista Joseph Schumpeter, riferendosi all’economia moderna, osserva: «Il detto preferito di [Alfred] Marshall era “è tutto in A[dam] Smith”. Ma noi possiamo anche dire: “È tutto negli scolastici”».

Molti storici parlano di una prima rivoluzione industriale, segnata da un’esplosione del commercio e dell’innovazione nel tardo Medioevo. Pertanto, qualsiasi soluzione alla crisi attuale non deve escludere questi sistemi sani e pre-liberali che hanno dimostrato di avere successo.

La parte problematica del liberalismo

La seconda componente della teoria liberale è più problematica. Consiste in una filosofia di vita che enfatizza l’autonomia individuale, l’auto sviluppo e l’immaginazione. Rifiuta di definire un significato o una finalità nella vita. Evita deliberatamente la domanda essenziale del perché e riduce tutto al semplice come.

Questa componente individualista tende a privilegiare gli aspetti materialistici della vita e a minimizzare il quadro spirituale e morale dei costumi, della morale e della religione, che considera restrittivi della libertà dell’individuo.

In nome della liberazione dall’autorità, il liberalismo impone alle nazioni un modello amorale, secolare e non metafisico in cui Dio non ha alcun ruolo ufficiale. Questo modello è entrato nella modernità senza essere votato o scelto dalle popolazioni e si basa su una mentalità presunta che tutti devono adottare esteriormente per essere considerati parte del mondo moderno. Guai a chi osa sfidarla.

Questa filosofia ha conseguenze pratiche. Evitando di affrontare questioni morali spinose, il liberalismo crea un vuoto spirituale che tende a svuotare la vita di significato e di scopo.

Una società tiepida, solitaria e priva di ispirazione

Anche coloro che difendono il liberalismo, come David Brooks, ammettono che le società liberali, incentrate sull’individuo autonomo, sono “tiepide”, “solitarie” e “poco stimolanti”. In un recente editoriale del New York Times, egli osserva come il liberalismo trascura “le virtù più elevate, come il coraggio, la lealtà, la pietà e l’amore auto sacrificale”.

Nel suo ultimo libro, L’età delle rivoluzioni, Fareed Zakaria ammette: «Il progetto razionale del liberalismo è visto da molti come un povero sostituto dell’impressionante fede in Dio che un tempo spingeva gli esseri umani a costruire cattedrali e scrivere sinfonie».

Il liberalismo, centrando tutto su se stesso, non è stimolante. Cercherà sempre di promuovere il diritto di sentire, pensare e fare tutto ciò che le passioni sregolate richiedono. Può creare l’illusione che le persone possano costruire le proprie realtà a partire dalle loro fantasie.

Il liberalismo mette in moto un processo graduale che terminerà solo quando tutte le restrizioni e la morale saranno eliminate. La sua nozione evolutiva di progresso non ammette alcun ritorno al passato.

Per questo motivo, si è dimostrato anticristiano, perché i suoi esponenti radicali insistono sempre nel rimuovere i vincoli ordinativi che la civiltà cristiana aveva imposto alle passioni sregolate. E’ ormai un processo molto avanzato.

La crisi interna del liberalismo

Se la società liberale ha prosperato a volte, è stato perché, oltre ai suoi sistemi specifici, l’infrastruttura morale di un ordine cristiano sopravviveva nel sistema liberale e lo sosteneva. Come osserva giustamente Patrick Deneen, il sistema liberale vive dei frutti della società che cerca distruggere.

La crisi interna del liberalismo odierno deriva anche dall’esaurimento e dallo sgretolamento delle virtù cristiane e delle istituzioni che ne hanno impedito il crollo.

Le fasi passate del liberalismo hanno reciso i legami che collegavano l’anima umana a un ordine trascendente che parlava di uno scopo esistenziale trovato nella Fede, nella famiglia e nel luogo. Le sue passioni sregolate hanno richiesto la distruzione delle strutture esterne – tradizione, costume o comunità – che ostacolavano l’interesse personale.

Oggi, le passioni sregolate del liberalismo postmoderno cercano di distruggere quelle strutture interne – la logica, l’identità o l’unità – che impediscono la gratificazione istantanea, distruggendo e polarizzando la società.

Così, l’assalto del liberalismo alle strutture superstiti spinge la società sulla strada di una distruzione nichilista. I suoi esponenti radicali attaccano ora i sistemi non liberali basati su regole che trovano insopportabili.

Che cosa rimarrà dopo il liberalismo?

Con queste premesse, si può rispondere alla domanda pungente: Che cosa rimarrà dopo il liberalismo? Niente.

Quando il liberalismo distruggerà se stesso, come insinua la domanda, distruggerà anche il modello di ricerca di sistemi per eludere le questioni importanti della vita. Il modello amorale fallito che nutre le passioni sregolate non sarà più una scelta.

La società avrà bisogno di tornare a quella struttura morale nascosta dell’ordine cristiano che ha sostenuto a lungo la società, anche sotto il liberalismo. La dimensione morale abbandonata si riaffermerà. Questo ritorno alla famiglia, alla comunità e alla fede è la posizione basilare sulla quale le società si sono sempre organizzate dopo i periodi di caos. In questi tempi difficili dopo il liberalismo, le persone possono rivolgersi a Dio, che attende con misericordia e amore.

Non ci sarà bisogno di inventare una nuova filosofia radicale o un regime autoritario per sostituire il liberalismo. Nel suo momento di pentimento, il figliol prodigo torna semplicemente a casa. Lì lo attenderà un padre da lungo tempo addolorato.

L’ordine cristiano, che tiene conto della legge naturale e della natura umana decaduta sarà la piattaforma più efficace per affrontare la tirannia delle passioni sregolate. La saggezza a esso intrinseca può orientare lo sviluppo materiale e spirituale degli individui e delle società. Quest’ordine offre un’incredibile quantità di libertà di agire in accordo con la natura umana e la Grazia divina. Fornisce le condizioni per il ritorno di Cristo come Re benevolo.

Non ci sarà bisogno di scartare quegli elementi a noi familiari e che non sono liberali che hanno avuto origine nella cristianità e che promuovono la prosperità umana. In effetti, nessuna filosofia politica dominante ha preceduto il liberalismo illuminista. Nessuna ha bisogno di succedergli oggi.

La civiltà cristiana è sufficiente.

Fonte: Tfp.org, 14 Giugno 2024. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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