Abstract: cremazione, cosa dice la Chiesa su questa pratica sempre più diffusa su cui rimane la problematica della conservazione dei resti mortali, perché i cristiani in virtù dei Sacramenti appartengono a Cristo e nessuna pratica antica o moderna che non sia consona alla dottrina può sminuirne il valore. Chi crede in Cristo forma con i Santi il Suo corpo mistico e in virtù di esso a Lui in tutto appartiene.
Liberà & Persona 13 dicembre 2023
Riflessione sul nuovo documento del Dicastero per la Dottrina della fede
circa la pratica della cremazione
di Emanuele Sinese
Il 12 dicembre 2023, sua Eminenza il Cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, con un apposito documento firmato dal Sommo Pontefice, approva la possibilità di conservare nelle abitazioni le ceneri di un congiunto. Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha così fornito la risposta all’istanza posta dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Matteo Zuppi già Arcivescovo di Bologna.
AGLI ALBORI DELLA QUESTIONE
La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana.
Il Cardinale di Bologna ha istituito tempo fa nella propria diocesi di appartenenza una commissione che trovasse una valida soluzione all’ormai e sempre più diffusa pratica della cremazione e soprattutto alla scelta di taluni di disperdere le ceneri del defunto in natura. Il Magistero della Chiesa, dagli anni Sessanta del secolo scorso dopo i dovuti aggiornamenti conciliari, non ha più contrastato la pratica funeraria della cremazione purché le ceneri venissero custodite nel cimitero. Il Codice di Diritto Canonico al canone 1176 afferma:
La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana.
In Italia secondo le statistiche dall’anno 2021 vi è stato un incremento del 34,44% delle cremazioni, sia per ragioni economiche (esse hanno un costo inferiore rispetto alle inumazioni e tumulazioni), sia e soprattutto per motivi culturali. L’epoca attuale (post contemporanea) sempre più secolarizzata e relativista ha svanito la certezza della risurrezione fine ultimo di ogni cristiano e la morte è sempre più pensata e vissuta come una fase finale, ove il corpo si dissolve nel nulla.
QUALI POSSIBILI CONSEGUENZE?
La conservazione delle ceneri di un congiunto nelle abitazioni oltre a sminuire il senso cristiano della morte, fa incorrere nel rischio di ridurre questo evento certamente sofferto e drammatico ad una nuova forma di feticcio. La Chiesa ricorda ad ogni battezzato che il Signore Gesù giudice dei vivi e dei morti, principio e fine, alfa e omega alla fine dei tempi farà risorgere in anima e corpo tutti coloro i quali hanno creduto e sperato in Lui. Tra questi anche chi si è avvalso dell’incenerimento, in quanto la risurrezione dei corpi non implica il recupero delle stesse medesime particelle di materia che lo compongono. La problematica rimane sulla conservazione dei resti mortali, perché i cristiani in virtù dei Sacramenti appartengono a Cristo e nessuna pratica antica o moderna che non sia consona alla dottrina può sminuirne il valore. Chi crede in Cristo forma con i Santi il Suo corpo mistico e in virtù di esso a Lui in tutto appartiene.
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Perché il sì alla cremazione è un indice della perdita di identità cattolica