Abstract: crisi della Chiesa. La secolarizzazione è un fenomeno socio culturale che ha origine nell’epoca moderna. Nel tempo, poi, questo termine è stato assunto dagli studiosi per indicare l’autonomia della società e del soggetto dal fenomeno religioso. Questo processo di desacralizzazione del mondo nel tempo, ha aperto le porte al nichilismo e di conseguenza al relativismo.
Libertà & Persona 28 Maggio 2023
La crisi della Chiesa
di Emanuele Sinese
La secolarizzazione è un fenomeno socio culturale che ha origine nell’epoca moderna. Tale termine entra nel linguaggio giuridico con la pace di Vestfalia del 1648, con cui tutti i beni e i territori della Chiesa passano all’istituzione civile, quindi, allo Stato. Nel tempo, poi, questo termine è stato assunto dagli studiosi per indicare l’autonomia della società e del soggetto dal fenomeno religioso. Questo processo di desacralizzazione del mondo nel tempo, ha aperto le porte al nichilismo e di conseguenza al relativismo.
COS’ È IL NICHILISMO
Il nichilismo, più che una corrente culturale, è un’ideologia, uno status in quanto si basa sul presupposto che nulla, a partire dalla vita stessa, abbia senso. Tra gli autori più importanti, va citato Nietzsche, il quale, osservando la cultura moderna e industrializzata, conia la tesi della “morte di Dio”.
Se Dio è morto, non vi sono più termini per giudicare la società, in quanto, con la morte, tutto svanisce nel nulla e quindi non ha alcun senso prendere parte attiva all’esistenza, cedendo cosi alle lusinghe momentanee di verità che si propongono come liberanti, senza altro essere che nuove dipendenze, perché, mancando del fondamento divino, sono fini a se stesse.
Se il soggetto si reputa l’autore della verità, altro non è che un’ idolatra. L’epoca moderna, da come si comprende, si apre con la scissione tra fede e ragione. Se nel Medioevo l’essere, ossia la realtà, convergeva a Dio, perché da Lui creata e redenta, con l’età moderna la ragione si emancipa, in quanto deve assumere presupposti empirici per comprendere e offrire risposte circa l’oggetto di interesse: la realtà! Ed ecco che la tecnica, la scienza predominano, in quanto sempre in mutamento, perché non sottoposti a principî metafisici e soprannaturali, i quali risultano statici e soprattutto richiedono di essere accettati come tali.
La cultura della tecnica, se soppianta il soggetto, (come oggi più volte accade), proponendosi come unica e valida verità, crea una nuova forma di idolatria, ove l’umano viene inglobato percependo quel senso di vuoto e di smarrimento. Ecco il nichilismo, ecco la disperazione della coscienza!
COSA È ACCADUTO ALLA CHIESA?
Con parole profetiche, l’allora don Joseph Ratzinger, professore di Teologia Dogmatica in Germania, non ancora approdato a Roma come perito al Concilio Vaticano II, già evidenziava una crisi all’interno della Chiesa e una riduzione di Essa a società di assistenza. Se negli anni Sessanta del Novecento, l’entusiasmo conciliare aveva fatto trasparire una nuova “primavera”, poco dopo, una violenta tempesta si abbattè sulla sposa di Cristo. Essa è stata ferita, scalfita, ma non abbattuta.
DA DOVE SI ORIGINIA LA CRISI DELLA CHIESA?
Si sviluppa all’interno di essa stessa. La motivazione? Anzitutto il lasciarsi “abbagliare” da dottrine relativiste, che destabilizzano la dottrina trasmessa dagli Apostoli. Questa affermazione non è una sorta di anatema, ma piuttosto una riflessione che interroga il mio e il vostro cammino di fede.
Il monito di Gesù “battezzate tutti nel mio nome”, sta anzitutto in questo: nutrirsi del suo corpo, della sua Parola e, quando si è consapevoli delle proprie mancanze, è affidarsi senza timore al suo perdono, certi che mai mancherà! Un perdono che non si appoggia come un velo, ma richiede di scegliere se vivere di Dio, oppure, se fare a meno di Lui! Più volte, il Pontefice ha proferito parole che chiedono di essere una Chiesa in uscita. La Chiesa è anche Chiesa in entrata, ossia, vivendo il proprio Battesimo in pienezza, che passa mediante la realtà sacramentale.
Limitarsi solo ad accompagnare, senza far riconoscere all’uomo la sua identità filiale, è come quell’uomo che costruisce la sua casa sulla sabbia, ove una minima tempesta abbatte l’intero apparato. Non si può ridurre la fede in Cristo, ad un insieme di pie opere, eludendo a priori i segni attraverso cui Egli si rende presente.
QUALI SOLUZIONI?
Rimettere al centro della propria esistenza i Divini Misteri, ritornare a celebrare l’Eucarestia, fonte primaria per la vita cristiana, secondo i riti liturgici, il cui aggiornamento fu voluto dal Concilio Vaticano II, e non in base ai propri gusti, che, se pur propositivi non sempre collimano con le indicazioni liturgiche, né con lo “spirto del Concilio” spesso invocato. L’Eucarestia, fonte e culmine, Alfa e Omega, è l’incontro con Cristo, nel raccoglimento, nell’adesione interiore, nel ravvedimento e nella gioia.
La riduzione, da parte di alcuni ministri, a semplice cena, quasi conviviale o, nei peggiori dei casi, a teatralità, sminuisce il sacrificio del Salvatore, perché basandosi sulla sola emotività, non giunge alla comprensione del significato salvifico. Ed ecco che, svanita l’emozione, il senso di vuoto, di smarrimento, riappaiono.
Un ulteriore fondamento è la conoscenza teologica. Non vi è pastorale senza teologia. La teologia è sapere critico della fede; offre visione profonda della Rivelazione, che non ha la pretesa di “indottrinare”, ma piuttosto di preservare la fede e i fedeli stessi dall’errore.
Studiare teologia, altro non è che partecipare al Corpo mistico di Cristo, conducendo così a Lui il più possibile anime. Il teologo non impone, non inventa, ma, alla luce del Magistero, e ancor prima della Tradizione apostolica, è servitore della Verità, che rende liberi nella modalità in cui ogni singolo si lascia guidare. Una verità non personale, ma trasmessa, perché anche noi la trasmettiamo intatta al mondo.