Tratto da http://www.luciomalan.it/
28 gennaio 2016
Intervento in Aula di illustrazione della pregiudiziale sulle unioni civili
Lucio Malan
(Questore del Senato della Repubblica ed esponente di Forza Italia)
Signor Presidente,
l’articolo 29 della Costituzione dice che la Repubblica tutela la famiglia quale formazione naturale fondata sul matrimonio. La «riconosce» – recita la Costituzione – perché la famiglia è ampiamente preesistente alla Costituzione e alle leggi, non solo di questo Stato ma a qualunque legge. La famiglia è un fondamento sì sociale e culturale – ed è anche una formazione sociale – ma, prima ancora, è naturale e biologica: è la natura che ha stabilito come avviene la procreazione, ovvero tra un uomo e una donna, né più né meno.
Ecco perché la Costituzione la riconosce: la famiglia c’è già, e il fatto che questo rapporto sia stabile e duraturo è una delle ragioni che rende la nostra specie – supponendo che la nostra sia a tutti gli effetti una specie animale – diversa dalle altre. Infatti, la cura dei bambini, dei piccoli, che può avvenire solo con la presenza non soltanto della madre ma anche del padre, permette che la nostra specie abbia una possibilità di sviluppo maggiore, con un cervello più grande degli altri animali rispetto alla nostra statura, rispetto alle nostre dimensioni.
Questo perché c’è qualcuno che può prendersi cura del bambino, inerme per diversi anni dopo la nascita; perché c’è un rapporto non soltanto sessuale ma anche duraturo, durante e dopo la gravidanza, tra uomo e donna. Quindi, nessun’altra formazione sociale può essere paragonata a questa, che esiste in natura. Mentre, in natura, non ci sono i Partiti né le cooperative né i sindacati – che sono tutte formazioni sociali rispettabilissime, e ci sono indubbiamente rapporti di solidarietà tra individui al di fuori di questo schema – ma sono un’altra cosa; non c’entrano niente con la procreazione.
Aggiungo una definizione. Alla domanda «Come definisce il matrimonio?», che un giornalista fece all’allora senatore Barack Obama una settimana prima delle elezioni del 2008, Obama, con la capacità retorica che ha, disse che per lui matrimonio era l’unione tra un uomo e una donna, e, come cristiano, lo considerava un’unione sacra dove c’è di mezzo Dio. È Obama a parlare, non sono parole mie. Io Dio lo lascerei e lo lascerò fuori dalla discussione; se qualcuno è interessato a sapere come la pensa non mancano le fonti. Ora, sul perché Obama abbia cambiato idea non è qui argomento di discussione; di certo non l’ha fatto per farsi rieleggere perché non può più.
Sta di fatto che Obama, che diceva che il matrimonio è tra uomo e donna, adesso è quello di «Love is love» e dell’arcobaleno sulla Casa Bianca: misteri! Ma non è solo Obama. Ciò che più conta per noi è la Costituzione, secondo quanto ribadito dalla più volte citata sentenza n. 138 del 2010: il matrimonio è tra uomo e donna. Ebbene, questo disegno di legge che stiamo esaminando è in tutto un matrimonio, tranne il nome, e dunque va contro l’articolo 29 della Costituzione che prevede che il matrimonio abbia una tutela particolare perché matrimonio è famiglia tra uomo e donna, perché tra uomo e donna è un’unione feconda; altri tipi di unione e di formazione sociale non lo sono: è un fatto oggettivo e naturale.
Il sottosegretario Scalfarotto, fin dal 2013, ha detto che le unioni civili devono essere sostanzialmente identiche al matrimonio. In un’intervista a «La Repubblica» del 16 ottobre 2014 è stato ancora più chiaro: «Io faccio una battaglia per l’uguaglianza, come quella dei neri americani. L’unione civile non è un matrimonio più basso ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik». In altre parole, chi crede che sia una cosa diversa si sta facendo prendere in giro – credo, volontariamente – perché fino a qualche mese fa si poteva anche non sapere, ma ora lo si sa bene.
Sono parole non mie ma del sottosegretario Scalfarotto, che ringrazio per la sua presenza. Egli è Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e non un sottosegretario all’economia, all’industria o all’agricoltura, che non c’entrerebbero niente con queste materie. Egli, invece, c’entra con questa legge. Ebbene, con questo disegno di legge, si tocca dunque la più radicata, la più efficace, la più duratura istituzione, che è la famiglia fondata sul matrimonio. Ci sono tanti modi di celebrare i matrimoni, nel corso della Storia, ma si tratta comunque di un impegno duraturo tra un uomo e una donna, a tutela della procreazione.
Questo è il matrimonio: se poi uno vuol farne un’altra cosa, deve spiegarlo a tutti quanti. Con questo disegno di legge, poiché c’è la famigerata stepchild adoption, si tocca dunque non soltanto il concetto di cos’è la famiglia e di cos’è il matrimonio, ma anche il concetto di cos’è essere genitori ed essere figli. Basta vedere le due parole: stepchild adoption. In queste due parole c’è già tutto. Non c’è bisogno di avere studiato a Cambridge per capire che adoption vuol dire adozione. Perché non diciamo le cose in italiano? Stepchild vuol dire figliastro. E il figliastro è il figlio del coniuge – non il figlio dell’amico, del fratello o della persona più cara. Il figliastro è il figlio del coniuge e, dunque, queste sole due parole ci spiegano che si tratta di adozione e di matrimonio e che, dunque, ciò è contrario all’articolo 29 della Costituzione.
Ebbene, per un argomento così importante, che tocca un elemento molto più vecchio e, alla fine, molto più importante persino della nostra Costituzione, cosa si è fatto in Commissione? In Commissione questo disegno di legge non è stato esaminato neanche per un minuto. Peccato che la Costituzione dica che ogni provvedimento deve essere esaminato in Commissione e in Assemblea.
È vero, come dice qualcuno, che delle unioni civili si è parlato per diverse settimane in Commissione. Ma non si è parlato di questo provvedimento, che è stato presentato un minuto prima che si chiudesse la discussione in Commissione. Qualcuno dirà che si è parlato dell’argomento. Avete mai sentito dire di un processo che si conclude subito, per passare immediatamente al grado di Appello, perché il caso è molto simile ad un altro? Immaginate il caso di un signor Tale, che dovrebbe essere sottoposto a processo ma che viene immediatamente condannato perché c’è un caso molto simile al suo: dunque si va avanti e poi, semmai, c’è l’appello. Questo è il modo di procedere e di violare l’articolo 72 della Costituzione, per poi violarla ancora nell’articolo 29 e in altri articoli. Purtroppo l’intero provvedimento è viziato da menzogne, truffe e violazioni del Regolamento.
Ho parlato dell’articolo 72 ma c’è da considerare anche l’articolo 3 della Costituzione. Se, per caso, non fosse vero quello che dice autorevolmente il sottosegretario Scalfarotto, cioè che questo è un matrimonio, non si vede perché esso non dovrebbe essere esteso anche alle coppie eterosessuali. Siccome di coppie eterosessuali conviventi e non sposate ce ne sono tante, si cerca di far loro capire che si tutelano i loro diritti.
Cito di nuovo il sottosegretario Scalfarotto, che ha detto che, se una coppia eterosessuale vuole i diritti, che si sposi o si arrangi. E ha detto che se, poi, i media dicono che in questo modo si discriminano le coppie eterosessuali, questo è segno di omofobia culturale. Ricordo che sempre l’onorevole Scalfarotto è primo firmatario di un disegno di legge, approvato dalla Camera dei deputati – per fortuna ci sono ancora due Camere – in cui si prevede, per l’omofobia, fino a sei anni di reclusione: dico questo tanto per chiarire qual è la civiltà che si vuole disegnare.
Dunque, dicevo che le coppie eterosessuali non vengono tutelate da questa normativa e, dunque, se si prende per buona la finzione che questo non sia un matrimonio, si ha la chiara violazione dell’articolo 3 della Costituzione, per cui si dice che non si deve essere discriminati in base a tante cose e, naturalmente, neanche in base al sesso.
Ad ogni modo, in Commissione non si è parlato di quelle blande e malissimo scritte tutele che ci sono per la coppia eterosessuale – molto, molto inferiori a quelle previste per la coppia omosessuale. Non si è parlato di questo e non si è parlato delle adozioni. C’è di tutto: le menzogne vengono a carrettate. Eppure, quante volte abbiamo letto, anche in documenti con una bella impaginazione dei senatori del Partito Democratico, che non è un matrimonio e non ci sono le adozioni. Ci sono le adoption e quindi pensano che gli italiani siano cretini e non capiscano cosa vuol dire adoption, e le tutele per le coppie etero non ci sono.
Per quanto riguarda le coperture economiche per la pensione di reversibilità e per le detrazioni fiscali per il partner dell’unione civile, tali coperture sono state dichiarate idonee dalla Commissione bilancio sulla base di una ridicola relazione tecnica del Ministero dove il numero delle coppie presunte è variabile a seconda del tipo di spesa che si esamina, dove si dà per scontato che non ci saranno persone oltre i 50 anni che usufruiranno delle unioni civili, dove non si tiene conto delle spese per gli stranieri e quant’altro. Lo stesso vice ministro Morando ha detto che si tratta di una relazione fatta dal Ministero della Giustizia e validata dalla Ragioneria dello Stato. Adesso il Ministero della Giustizia fa le valutazioni economiche!
Per quanto riguarda le adozioni, ricordo essenzialmente due punti: già oggi il sopravvissuto di una unione di fatto tra due persone può adottare il figlio dell’altro, con le adozioni speciali che permettono di adottarlo direttamente, perché già oggi la legge – ed è così da trent’anni – stabilisce che il bambino, nel caso rimanga senza genitori, può essere dato in adozione a una persona con cui ha un rapporto stabile e duraturo. Se questo rapporto c’è, la cosa è possibile già oggi, per cui non ci vengano a parlare di bambini che non avrebbero più tutele. Forse bisognerebbe pensarci alle tutele di questi bambini prima di privarli o della madre o del padre premeditatamente.
In secondo luogo, sarebbe una truffa togliere solo l’articolo 5 perché sappiamo bene – per quanto è avvenuto in altri Paesi europei e per quanto ci hanno detto tutti i costituzionalisti – che, se anche si togliesse l’articolo 5 relativo alle adozioni, la norma verrebbe ripescata per via giurisprudenziale; per cui sarebbe una vera truffa, Colleghi del Partito Democratico, votare questo provvedimento togliendo l’articolo 5, sempre che lo si tolga, perché vorrebbe dire votarlo ipocritamente dicendo che non ci sono le adozioni mentre invece ci saranno.
Infine, che cosa significa utero in affitto? Significa strappare un bambino alla madre dopo pochi secondi dalla sua nascita. A questo proposito, Presidente, vorrei farvi vedere il Regolamento comunale sulla tutela degli animali della città di Roma. L’articolo 8 è intitolato: «Maltrattamento degli animali» e al comma 6 dice: «È vietato separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita, se non per gravi motivazioni certificate da un medico veterinario».
Perché? Perché è ritenuta una barbarie separare un gattino o un cagnolino da sua madre. Invece, con l’utero in affitto, il bambino viene separato subito dalla madre. Chi ha firmato questo Regolamento? La delegata del Sindaco alle politiche sui diritti degli animali, Monica Cirinnà.