27 Giugno 2020
Da comunista anticlericale, Ercole si recò a Medjugorje per inseguire la fidanzata (divorziata con figli) che si era convertita. Qui, grazie alla Madonna, vide la menzogna in cui viveva e Dio che gli porgeva la mano. In seguito entrerà nei Francescani con il nome di fra Cristoforo. Intervistato dalla Nuova Bussola racconta il dialogo con i veggenti sui segreti, la crisi della Chiesa e la lotta che ci aspetta prima del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
di Luca Marcolivio
Fontecolombo è uno di quei luoghi dove si respira un piccolo anticipo di paradiso.Tuttora il luogo ospita un convento, dove vivono sette frati minori.
A raccontarci la sua storia personale e pastorale è uno di loro: padre Cristoforo Amanzi (OFM), 65 anni, dei quali almeno sedici lontani dalla Chiesa. Poi, in maniera improvvisa e imprevista, giunse a Medjugorje. Non proprio un pellegrinaggio. Ercole (questo il nome di battesimo), allora 32enne, vi si era recato per raggiungere la sua compagna di allora: una giovane donna, separata con due figli, che, da poco, aveva iniziato il cammino di conversione.
La cosa non era affatto gradita ad Ercole, la cui intenzione era raggiungerla, fermarsi un paio di giorni, e proseguire con lei per una vacanza al mare sulla costa dalmata. Le cose andarono molto diversamente. Lei, ormai decisa a lasciarlo, in quanto già sposata, cercò di favorire la sua conversione con l’aiuto dei pellegrini con i quali si accompagnava.
Durante il colloquio con una suora, per Ercole arriva una vera e propria esperienza mistica: «Quando le diedi la mano non vidi più nulla ma comparve su uno sfondo nero una scritta di quattro lettere, gialla come il sole, che componeva la parola GESU’». Segue una giornata interlocutoria, al termine della quale Ercole decide di salire sul Krizevac. Quella mattina, mossi i primi passi, prova a recitare l’Ave Maria, l’unica preghiera di cui ricorda qualche parola. «Dopo poco andai in sovrappensiero, durante la salita vidi scorrere, nella mia mente, gli episodi più importanti della mia vita. Riconobbi con lucidità quello che era accaduto: gli errori, il tradimento verso me stesso, i peccati.
Fu un’illuminazione, un esame di coscienza, di cui mi resi pienamente conto solo in seguito. Durante l’ultimo tratto di cammino, in prossimità della croce, percepii una voce maschile e paterna che mi diceva: “Questo è quello che tu hai fatto, Io ti propongo un’altra vita”. In un attimo capii tutto: Dio c’è, ha avuto pazienza con me, mi ha sempre amato, mi dà la possibilità di amare, di ricominciare».
Cos’era successo nei sedici anni precedenti della vita di Ercole? «Avevo iniziato ad allontanarmi progressivamente da Dio intorno ai sedici anni -racconta padre Cristoforo alla Nuova Bussola Quotidiana – in piena coscienza avevo deciso di cambiare atteggiamento». Il cristianesimo, nella sua percezione, era diventato incompatibile con «la necessità di difendermi dalla prepotenza e dai soprusi, volevo diventare più aggressivo e comportarmi come tutti gli altri. Stavo però tradendo me stesso».
Il giovane Amanzi cresce in una famiglia abruzzese di umile estrazione, si laurea a 29 anni in scienze statistiche e intorno ai 25 si iscrive alla sezione del PCI del suo quartiere: «A quel tempo tutto spingeva verso quella direzione – ricorda –. L’obiettivo di una società più giusta sembrava a portata di mano, nel comunismo anch’io vedevo una risposta». Una scelta che conferma Ercole nel suo anticlericalismo. «A casa, ormai solo mamma era rimasta cattolica. Papà non era praticante per motivi di lavoro, mentre ad allontanare dalla fede mia sorella fui io. Solo mia madre continuava a pregare ma ogniqualvolta che tentava di proporre argomenti di fede, non trovava alcuna corrispondenza».
Ma “«Non avendo un riferimento in Dio, sentivo l’importanza di avere punti di riferimento terreni: lavoro, politica, sport, amicizie, relazioni affettive. Facendo, in seguito, l’esperienza di Dio, mi sono reso conto di quanto quei punti di riferimento fossero fragili».
Entrato nell’Ordine dei Frati Minori nel 1990, Ercole Amanzi scelse il nome religioso di Cristoforo. Leggendo la storia di San Cristoforo, scoprì che la memoria liturgica del santo coincideva con la data della sua conversione: il 25 luglio, data nella quale, peraltro, si festeggia anche il patrono della parrocchia di Medjugorje, San Giacomo. Inoltre, coincidenza ancor più significativa, agli albori della cristianità, il culto di San Cristoforo aveva sostituito il culto pagano del semidio Ercole…Questa scoperta fu determinante!
Indossando l’abito e mutando il nome, padre Cristoforo si è incamminato lungo la via tracciata dal poverello di Assisi, al quale sta dedicando una serie di videocatechesi su Cristiani Today per far conoscere l’autentico San Francesco descritto dalle fonti francescane, non il Francesco dei luoghi comuni eco-pauperisti.
Un luogo dove i francescani sono presenti in gran numero è proprio Medjugorje, dove padre Cristoforo torna spesso come guida per i pellegrini, affiancato dai membri della fraternità francescana “Madre della Riconciliazione e della Pace”, da lui fondata. Il nome della fraternità nasce da quanto capitato a Marija Pavlovic il 26 giugno 1981: la Madonna le apparve piangente con una Croce alle spalle, dicendo: «Pace, pace, pace, soltanto pace, riconciliatevi con Dio e tra di voi… Attraverso Marija, la Madonna chiede la pace, non come la dà il mondo ma come la dà suo Figlio Gesù. Se gli uomini non perseguono questa riconciliazione e questa pace, se non giungono all’accettazione di se stessi, la loro inquietudine rischia di produrre guerre piccole o grandi. Quello della Regina della Pace è un invito urgente: riconciliarsi con Dio per mezzo di Gesù, che rivela l’autentico volto del Padre, uno e trino. La Madonna dice: mettete da parte tutti i vostri odi e rancori, andate oltre le offese subite, puntate a ciò che è importante, perché questa vita è un soffio rispetto all’eternità: è una successione di occasioni che il Signore dona perché si possa crescere e maturare nell’amore umile e sapiente, l’amore di Gesù. Perché accada, è necessario credere in Lui».
Come tantissimi altri, padre Cristoforo vede nei messaggi di Medjugorje una continuità con i messaggi non solo di Fatima ma di tutte le apparizioni mariane da Rue de Bac ad oggi: «Non bisogna trascurare ciò che è accaduto a Medjugorje. I contenuti dei messaggi sono tutti in linea con la sana dottrina che la Chiesa ha trasmesso da 2000 anni a questa parte. Se ci fossero stati problemi dal punto di vista dottrinale e morale, la Chiesa avrebbe già chiuso con Medjugorje. Tanto che i messaggi possono sintetizzarsi in cinque punti conformi alla tradizione cattolica: la Preghiera, la Parola di Dio, la Confessione, l’Eucaristia e il Digiuno».
Quanto è vicino il tempo dei dieci segreti? «Nel 2007, lo domandai alla veggente Vicka, la quale mi rispose che sarebbero arrivati “né presto, né tardi”. Ora padre Petar Liubicic, il sacerdote che dovrà rivelarli, ha ormai più di settant’anni. Il 25 agosto 1991, a Medjugorje, in una delle apparizioni, la Madonna disse che era lì per portare a compimento ciò che aveva iniziato a Fatima, dove aveva annunciato: “Il mio Cuore Immacolato trionferà”».
Sullo sfondo dei segreti, presumibilmente sempre più vicini, c’è «una situazione inquietante, con l’umanità e la Chiesa in difficoltà, dove avanzano sempre più disposizioni e leggi anti-cattoliche». Secondo padre Cristoforo, la debolezza che si riscontra nella Chiesa è frutto del relativismo: «In tanti diciamo di credere in Gesù ma ognuno descrive il Suo Volto in modo diverso: ci ritroviamo divisi. Bisognerebbe tornare a fissare l’unico autentico Volto di Cristo. E chi ce lo può indicare se non Sua Madre?».
Credo – conclude il frate – che non siamo lontani dal terzo segreto, il segno indelebile di cui si parla. Dovrebbe essere motivo di numerose conversioni, ma non basterà a donarci un tempo di pace nell’immediato. Sarà un tempo di fede ma anche di difficoltà dovute a coloro che non crederanno. Questi ultimi saranno sempre più aggressivi. Alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà. Consapevoli di ciò, dobbiamo perseverare nella fede, rimanere uniti e saldi nella preghiera e nella carità, come le prime comunità cristiane».