Massoneria e religioni
a cura di Massimo Introvigne, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1994
(pubblicato per gentile concessione dell’Editore).
Mons. Josef Stimpfle
MASSONERIA E RELIGIONI
L’incontro che si svolse l’8 aprile 1986 a Torino tra l’allora Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Armando Corona, ed il gesuita, socio del Rotary Club, Ferdinando Weber è solo uno degli episodi della lunga storia delle relazioni fra Chiesa cattolica e massoneria. Una storia poco nota, costellata nei due secoli XVIII e XIX per lo più da condanne pontificie; il primo pronunciamento papale si deve a Clemente XII che, il 28 aprile 1738 (appena ventuno anni dopo la nascita ufficiale della Libera Muratoria), promulga la Bolla In eminenti, con la quale sancisce l’inconciliabilità tra Chiesa e Loggia.
Il secolo XX è stato per la Chiesa il secolo del dialogo. Anche con la massoneria. L’inizio vero e proprio del dialogo tra la Chiesa e quella che l’allora Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, Jacques Mitterrand, definiva ancora nel 1962, la “Contro-Chiesa” o “Anti-Chiesa”, reca la data del 22 giugno 1928.
Quel giorno si incontrano privatamente, in una casa dei Gesuiti ad Aquisgrana (Aachen), tre alti dignitari massonici (Kurt Reichl, Eugen Lennhoff, Ossian Lang) ed un padre gesuita (Hermann Grüber) (1); in un’atmosfera di cordiale dialogo viene messo a verbale che nel conflitto fondamentale tra cattolicesimo e massoneria, se pure permane una contrarietà dei principi, la controversia deve essere libera da calunnie, menzogna e diffamazione.
Lo stesso schema si ripete qualche anno dopo in Francia con il dialogo tra il gesuita Joseph Berteloot e Albert Lantoine, massone di alto grado. Quest’ultimo nel 1937 scrive una Lettre au Souverain Pontife, nella quale espone a Pio XI il comune atteggiamento cattolico e massonico rispetto al nazismo. Questa idea viene ribadita nel 1938 in una lettera aperta della Grande Loggia d’Olanda all’episcopato cattolico olandese.
Dopo la guerra i rapporti si intensificano notevolmente. Nell’agosto 1948 si incontrano a Bad Hofgastein il cardinale di Vienna, Theodor Innitzer, e il Gran Maestro austriaco Scheichelbauer; lo scopo del presule è quello di accertarsi delle convinzioni massoniche in materia di ateismo. Quattro anni più tardi si giunge addirittura a contatti tra la massoneria austriaca e la Nunziatura di Vienna. Pio XII, respingendo questa iniziativa, ribadisce tuttavia l’impossibilità di “armonizzare” Chiesa e massoneria.
Durante il pontificato di Giovanni XXIII, si assiste a una proliferazione di approcci da entrambe le parti. Nel 1961 il giurista cattolico Alec Mellor pubblica il libro Nos Frères séparés, les francs-maçons (2). Il libro fa scandalo per le tesi propugnate (la scomunica comminata dalla Chiesa ai massoni non avrebbe alcuna giustificazione teorica e sarebbe pertanto da annullare).
Anche da parte massonica c’è chi ridimensiona i tentativi di pacificazione tra Chiesa e Loggia. Scrive su Le Monde l’intellettuale massone Selam-Voize: “Non siamo affatto fratelli separati, noi apparteniamo ad un’altra famiglia… Lo spirito della massoneria non è spirito di sottomissione né a un’antiquata gerarchia né a un’istituzione altrettanto superata”. Ma ormai contatti più o meno ufficiali fioriscono un po’ dovunque: il cappuccino olandese Wildiers tiene una relazione su Teilhard de Chardin davanti a una loggia di Amsterdam (1962).
Negli Stati Uniti sono soprattutto i cardinali Cushing di Boston e Cody di Chicago a prodigarsi per porre fine al conflitto. Nel 1962 si apre il Concilio Vaticano II. In quella sede è il vescovo messicano Sergio Mendez Arceo a perorare più volte la causa della riconciliazione con i massoni: ma la parola “massoneria” non compare in alcun testo conciliare. Che cosa ne pensasse Papa Giovanni XXIII si evidenzia dal fatto che il Sinodo diocesano romano, celebrato sotto la sua direzione poco prima del Concilio, si espresse con parole molto negative verso la Libera Muratoria (3).
Ma in campo massonico si freme perché la Chiesa riveda il proprio giudizio. Così la Grande Loggia di Haiti si rivolge al Papa, il 26 maggio 1962, con una supplica; lo stesso fa il Gran Maestro della Gran Loggia austriaca, Helmke, che scrive al cardinale di Vienna, Franz König. La “strada della tolleranza” induce due Conferenze episcopali a sancire la possibilità dell’appartenenza alla massoneria per un fedele in pochi casi speciali: nell’ottobre 1966 è l’episcopato scandinavo a decretarla, seguito poco dopo dalla Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles.
Nel 1968 inizia in Austria un dialogo fittissimo, che durerà per quindici anni, tra il cardinale viennese Franz König e rappresentanti della Loggia, in particolare Kurt Baresch. Quest’ultimo, nel 1983, ha pubblicato un libro dal titolo Katholische Kirche und Freimaurerei. Il cardinale di Vienna riesce a formare una commissione mista cattolico-massonica, la quale approda, nel 1970, a un documento comune: la famosa Dichiarazione di Lichtenau, che originariamente era destinata ad essere conosciuta solo da Paolo VI e dal cardinale Seper, allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. In questo documento si ribadiva la proposta di abolire la condanna della massoneria (4).
Nel 1974 i massoni tedeschi premono per un dialogo diretto con l’episcopato cattolico della Germania, che si svolge dal 1974 al 1980. Il 12 maggio 1980 l’episcopato tedesco dopo un accurato studio durato sei anni, proclama l’inconciliabilità tra Chiesa e massoneria. È la svolta. Il resto è storia recente.
Nel 1983 viene promulgato il nuovo Codice di Diritto Canonico, in cui effettivamente la parola “massoneria” scompare, lasciando il posto all’espressione più generale “sette che cospirano contro la Chiesa”. Il 26 novembre 1983 appare la chiarificazione finale: la Dichiarazione sulla massoneria, elaborata dalla Congregazione per la dottrina della fede, e approvata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, che spiega che la condanna della massoneria da parte della Chiesa rimane inalterata.
2. La “Dichiarazione di Lichtenau”
Dopo che, con la fusione di quattro logge, il 24 giugno 1717, fu fondata nella capitale britannica la Gran Loggia di Londra e che, con le Costituzioni di Anderson nel 1723, la massoneria si presentò, per così dire, al pubblico, subito si manifestò un dissidio con la Chiesa cattolica. Alla Bolla di Clemente XII dell’anno 1738 seguirono altre numerose (oltre duecento) condanne da parte dell’autorità della Chiesa (e anche di taluni Stati).
Era fondata su un errore questa valutazione della massoneria da parte della Chiesa? Le condanne della Chiesa derivano da giudizi sbagliati? Hanno forse solo un significato per il passato e sono oggi superate? La massoneria è così radicalmente cambiata al punto da poter giungere ad un’intesa con la Chiesa? I cattolici possono oggi entrare senza problemi in una loggia? Queste domande non sono certamente nuove, ma dai giorni del Concilio Vaticano II sono state poste con crescente insistenza; da allora si è cercato, anche discutendone fra cattolici e massoni, di chiarire tali questioni.
In verità la maggior parte dei tentativi menzionati e altri simili sono rimasti all’esterno o in superficie, e non hanno portato a un giudizio solido e sicuro. Quindi le opinioni espresse o i documenti redatti in proposito possono valere solo come dimostrazione della buona volontà di sostituire i vecchi contrasti con il dialogo e la comprensione odierni. Su questa linea si trova, in special modo, la Dichiarazione di Lichtenau, che riconosce come del tutto lecita l’appartenenza dei cattolici alla massoneria.
Essa fu sottoscritta il 5 luglio 1970 a Lichtenau da nove massoni e tre cattolici (mons. de Toth e i professori Schwarzbauer e Vorgrimler). Quale peso le si deve dare? Il padre Sebott, gesuita, scrive: “La Dichiarazione di Lichtenau dell’anno 1970 ha eliminato una quantità di ostacoli e di equivoci esistenti fra la Chiesa e la massoneria” (5).
Eppure a proposito di questa Dichiarazione sono state scritte parecchie inesattezze. Ad esempio, è stato asserito che i membri cattolici della Commissione che ha sottoscritto la Dichiarazione di Lichtenau sono stati nominati dalla Congregazione per la dottrina della fede. L’allora Prefetto di tale Congregazione, il cardinale Seper, dichiarò, a tale proposito, che la sua Congregazione non ha mai nominato i membri della suddetta Commissione, né ha mai approvato la Dichiarazione di Lichtenau.
Certo è che, a suo tempo, quella Dichiarazione pretendeva di indurre Paolo VI a un cambiamento del giudizio della Chiesa sulla massoneria. Scrive uno dei firmatari, Kurt Baresch, massone: ” Piena unanimità fu raggiunta nel denominare il documento Dichiarazione di Lichtenau…” e “nel considerarlo come strettamente confidenziale – soltanto per il Papa e i due cardinali König e Seper”, o meglio, per la Congregazione per la dottrina della fede (presieduta allora dal cardinale Seper) (6).
Si è detto che questo passo corrispondeva a un desiderio di Paolo VI. Infatti egli aveva “fatto capire che sarebbe stato molto contento se, da parte dei massoni, per lo meno dell’area inglese, fosse stata pubblicata, in qualsiasi forma, una dichiarazione.
Questa doveva servire come documento per spiegare come mai da parte cattolica la questione venisse di nuovo esaminata e come, su questa base o in ragione di tale dichiarazione, si delineassero nuovi tentativi di soluzione” (7). Ma gli sforzi di colui che veniva chiamato il “Patriarca” della massoneria tedesca, il Gran Maestro Vogel, per ottenere una tale dichiarazione, fallirono a Londra e dovunque. Perciò i massoni decisero di sottoporre al Papa, al posto del desiderato documento, una dichiarazione sottoscritta da massoni e da cattolici. A tal fine venne redatta la Dichiarazione di Lichtenau. Essa non ha mai ricevuto un riconoscimento ufficiale dalla Chiesa.
3. 1974-1980: i vescovi tedeschi indagano sulla massoneria
Per poter dare una risposta solida e vincolante, adeguata alla piena responsabilità di fronte alla verità e ai fedeli, la Conferenza episcopale tedesca, su incarico della Santa Sede, formò infine, nel giugno 1974, una commissione ufficiale di dialogo. Questa si riunì con una commissione ufficiale di dialogo delle Grandi Logge Unite di Germania al fine di giungere, con un comune sforzo e in piena lealtà, con la necessaria profondità e senza fretta, a un definitivo chiarimento.
A questa commissione appartenevano esperti delle due parti, e altri potevano in ogni momento essere aggiunti. Alla commissione episcopale furono dati in visione, con un gesto di disponibilità da parte massonica, documenti e rituali non accessibili al pubblico, ma molto utili, anzi indispensabili, per giungere a un esatto giudizio.
Ovviamente all’inizio fu determinato con chiarezza il compito che la Conferenza episcopale e le Grandi Logge Unite si erano assunte; esso fu poi anche fissato in comune per iscritto:
– verifica di cambiamenti nella massoneria tedesca;
– verifica della compatibilità dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla massoneria;
– in caso di risposta affermativa ai suddetti problemi, preparazione di una dichiarazione pubblica che presentasse la mutata situazione.
I colloqui dovevano servire solo a esprimere un giudizio sui tre problemi che i partecipanti al dialogo si erano posti. Faceva testo solo quello che i massoni affermavano nel corso dei colloqui e i documenti e testi massonici che ci venivano consegnati. Non si partì dai vecchi giudizi e condanne. I colloqui iniziarono in un’atmosfera aperta, senza pregiudizi.
Con uno scrupoloso approfondimento del dialogo, ripetuti esami di documenti e chiarificazioni dei massoni partecipanti al colloquio, dopo anni di lavoro si giunse a una così chiara constatazione e a un riconoscimento delle prospettive e dei princìpi della massoneria, che emerse fuori di ogni dubbio la loro insormontabile opposizione alla vita cristiana e ai principi fondamentali della Rivelazione cristiana.
La lotta massonica contro la Chiesa (machinatio) era stata abitualmente presentata come il fondamento dell’inconciliabilità con la Chiesa. Questa parola era presente anche nel divieto per i cattolici di iscriversi alla massoneria contenuto nel Codice di diritto canonico del 1917. Ma il chiarimento della questione se la massoneria conduca di fatto una lotta contro la Chiesa oppure no non era affatto necessario per arrivare a un giudizio di inconciliabilità. La questione della machinatio, infatti, non è stata neppure esaminata dalla commissione d’indagine.
Padre Sebott scrive: “In alcuni circoli ecclesiali è palesemente diffusa l’idea di un complotto massonico mondiale o di un’Anti-Chiesa”. Per contro, si deve affermare che questa idea non si trova neppure lontanamente nella Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca del 12 maggio 1980.
La Conferenza Episcopale, infatti, ha condotto la sua discussione con massoni interessati a un accordo con la Chiesa. Ma, dal momento che il padre Sebott pone la questione, non si può trascurare il fatto che ancora oggi alcuni massoni prendono pubblicamente posizione contro la Chiesa, e per di più anche dopo il Concilio Vaticano II. Nel 1848 il massone francese Garnier-Pagés aveva dichiarato: “La Repubblica ha le sue radici nella massoneria e la massoneria è la Repubblica segreta”.
Centovent’anni più tardi (dunque dopo il Vaticano II), l’allora Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, Jacques Mitterrand, riprese questa frase e aggiunse: “Questo non comporta solo aderire al diritto all’autodeterminazione secondo il principio da noi affermato, ma significa anche servire la Repubblica, e questo richiede, nel nostro mondo occidentale, anche la ribellione contro le forze della reazione incarnate dalla Chiesa cattolica romana. Noi non ci accontentiamo di essere all’interno dei nostri templi la Repubblica segreta; siamo nello stesso tempo l’Anti-Chiesa” (8).
Certo, per quanto riguarda la machinatio, è emersa spesso una certa differenza fra le logge del mondo e si è effettuata una suddivisione in logge amiche della Chiesa, logge neutrali e logge ostili. Perciò si è pensato fosse proibita ai cattolici solo l’adesione a queste ultime. A tale proposito si deve dire che la massoneria maggioritaria tedesca, per bocca di coloro con i quali è stato condotto il dialogo, si riconosce “amica della Chiesa”. Nei documenti che essa ha presentato non è stata notata nessuna machinatio.
Ma è proprio in tale massoneria “amica della Chiesa” che sono stati individuati ostacoli insormontabili. Già da questo elemento si conferma la validità della critica alla massoneria della Germania, pubblicata dalla Chiesa a chiusura dei colloqui. L’indagine ha portato al riconoscimento che, nonostante tutte le differenze dalle logge di altri Paesi, i principali documenti che obbligano a riconoscere l’inconciliabilità, ossia i rituali dei primi tre gradi, si ritrovano pressoché in tutte le logge massoniche del mondo. L’universalità su questo punto viene ammessa dai massoni stessi. Anche il gesuita Dierickx l’ha constatata, in un libro lodato dai massoni (9).
In linea di massima anche la strutturazione del tempio delle logge dei tre gradi inferiori è uguale quasi dappertutto. Interessanti in questo contesto sono le pretese massoniche di un collegamento con le antiche religioni misteriche. In un’opera sull’argomento si legge: “Notiamo, per inciso, che la disposizione del moderno tempio massonico è in tutto e per tutto identica a quella dei templi mitraici”. Nonostante la conoscenza frammentaria degli antichi riti di iniziazione, si è affermato che “alcuni dei [loro] elementi prefigurano aspetti che si ritroveranno nell’iniziazione massonica” (10).
4. Relativismo e tolleranza
Indipendentemente dal problema dell’inimicizia verso la Chiesa, la Conferenza episcopale tedesca ha esaminato dunque temi fondamentali relativi alla fede, alla spiritualità e alla struttura della vita cristiana. Sia che venga attuata una machinatio, sia che essa venga espressamente esclusa e venga invece affermata un’amicizia verso la Chiesa rimane l’insanabile contrasto nei principi fondamentali che rappresentano una profonda deformazione e rischiano di provocare una vera distruzione della vita di fede cristiana. Si tratta di una machinatio di carattere più intensivo, che è più pericolosa di quella pubblica ed esteriore, perché allontana i fedeli dalla Chiesa e mina la pretesa di verità della Chiesa stessa.
Dall’insieme dei problemi esaminati – dei quali naturalmente solo una parte è trattata nella Dichiarazione pubblica della Conferenza episcopale – deve essere ripreso un punto che mostra questo fondamentale contrasto: la posizione totalmente diversa nei confronti della verità. Durante i colloqui, la massoneria ha definito come la sua più originale caratteristica il pieno rifiuto del carattere oggettivo e assoluto di qualsiasi verità. Questo rifiuto è fondato sull’assoluta autodeterminazione dell’uomo. Al centro sta l’uomo, la dignità dell’uomo, la piena autodeterminazione dell’uomo.
Il Lezionario massonico (presentato dai massoni tedeschi come testo che rappresenta l’autentica posizione della massoneria) approfondisce ancora una volta questo punto con la seguente affermazione: “Il punto di vista della massoneria sui problemi del mondo e dell’umanità si deduce dal relativismo. Nel suo simbolismo e nei suoi rituali viene chiaramente in luce la sua posizione relativistica” (11).
Perciò l’aspirante deve essere un uomo che “possiede quell’intima libertà di spirito che non conosce alcuna sottomissione ai dogmi e alle passioni” (12). Per i massoni i dogmi sono sempre legati alla costrizione. I massoni affermano: “Le istituzioni a base dogmatica, di cui la principale può essere considerata la Chiesa cattolica, esercitano una costrizione di fede” (13).
Per la prassi e la teoria delle Logge è perciò peculiare quanto segue: “La massoneria non riconosce nessun dogma, ma associa aderenti a diversi dogmi religiosi, politici e nazionali, purché si sottopongano all’obbligo della tolleranza”. Questa condizione è determinante. Qui è di importanza decisiva la differenza fra la tolleranza verso le persone e quella verso le idee. Se tutto viene collocato sotto la clausola della tolleranza, questo significa che si pretende anche la tolleranza verso le idee, a prezzo della loro relativizzazione.
Tale conclusione è attestata da affermazioni quali le seguenti: “Neoumanesimo e pragmatismo sono connaturali alla massoneria in molti punti importanti, specialmente nel loro concetto relativistico della verità che sottrae terreno ad ogni intolleranza e vuol far trionfare la causa della tolleranza stessa” (14).
L’ammissione contemporanea di idee diverse, anche quando esse si contraddicono, diviene visibile nel concetto di Dio proprio nella massoneria. Padre Sebott crede che l’adesione formale della massoneria (“regolare”) a un concetto di Dio nella forma di “Grande Architetto dell’Universo” sia fondata sull’opinione che “morale e legge morale non potrebbero avere consistenza senza Dio” (15). Chiaramente, egli non ha presente che non in tutta la massoneria il concetto di Dio è fondato nello stesso modo. Il Dizionario Internazionale della Massoneria afferma a tale proposito proprio il contrario: “L’affrancamento (della legge morale) dal fondamento religioso può essere indicato come il concetto fondamentale fra tutti i concetti fondamentali della massoneria” (16).
La negazione massonica di ogni riconoscimento oggettivo della verità porta ad un’alta valutazione della filosofia di Kant. Di lui il Dizionario Internazionale della Massoneria dice: “Kant fu definito il ‘pensatore critico totale’ perché ha criticato aspramente il dogmatismo e la teologia, come pure la filosofia empirica e quella razionalistica. Egli ha respinto la teologia, la lanterna magica delle idee cervellotiche, come pure la metafisica dogmatica che trascura l’esperienza (…). La concezione kantiana della morale (svincolata dal fondamento religioso) mostra come questo filosofo nell’intimo del suo essere era massone” (17).
Con la rinuncia alla verità come principio-guida, rimane solo l’uomo come principio centrale di orientamento. L’affermazione dell’antico filosofo Protagora: “L’uomo è la misura di tutte le cose”, viene intesa nel suo senso assoluto, anche per le questioni morali. Su questa premessa è fondata anche la seguente affermazione sulla dignità dell’uomo: “Essa (la dignità dell’uomo) si esprime nel fatto che l’uomo non obbedisce a nessun’altra legge se non a quella che egli si dà al momento di determinarsi” (18).
Questa affermazione è evidentemente in pieno contrasto con la dottrina della Chiesa, che è stata nuovamente ribadita nell’enciclica Veritatis splendor. Sembra che nell’enciclica questa formulazione massonica sia esplicitamente rifiutata quando si afferma: “Alcuni sono giunti a teorizzare una completa sovranità della ragione nell’ambito delle norme morali (…) [che] sarebbero cioè l’espressione di una legge che l’uomo autonomamente dà a se stesso (…) contro la Sacra Scrittura e la dottrina costante della Chiesa” (19).
Inoltre l’enciclica sottolinea: “Il potere di decidere del bene e del male non appartiene all’uomo ma a Dio solo” (20); e: “Solo Dio, il Bene supremo, costituisce la base irremovibile e la condizione insostituibile della moralità” (21). Conseguentemente, la posizione dei massoni su questo punto è inaccettabile per la Chiesa, e ha come sua base un concetto di libertà, che nella stessa enciclica viene rifiutato rigorosamente giacché si tratta di una esaltazione della libertà in modo idolatrico (22). Inoltre, questa posizione nega la “fondamentale dipendenza della libertà dalla verità” (23). L’enciclica menziona la parola di Gesù: “La verità vi farà liberi” (Gv 8, 32).
Tutto quello che fin qui è stato esposto sul problema della verità e del relativismo facilita la valutazione delle Tesi fino all’anno 2000 della massoneria tedesca. Queste tesi sono state pubblicate subito dopo la conclusione dei colloqui condotti con la Conferenza episcopale tedesca. In esse la massoneria tedesca presenta la sua attuale identità. Le tesi mostrano la base spirituale propria della massoneria e quali siano le sue prospettive future.
Subito, nella prima e più importante tesi, viene posta in discussione la Chiesa cattolica: “Non esistono sistemi ideologico-religiosi con pretese legittime di vincoli esclusivi” (24). Naturalmente le tesi, come pure tutta la spiritualità massonica, non rimangono a vagare nel cielo delle idee ma intendono fare presa sugli adepti. Anzi, la spiritualità della massoneria – per propria ammissione – vuole introdursi in quella dimensione intima dell’uomo in cui il cristiano colloca le risposte decisive della sua fede.
A nulla serve che nel n. 19 delle Tesi fino all’anno 2000 venga negato che la massoneria sia una religione; subito dopo, infatti, si afferma che la massoneria agisce proprio nello stesso ambito in cui pretende di agire la fede cattolica. Non a caso si dice: “Per quanto la massoneria non sia affatto, né insegni, una religione, essa reputa se stessa come una legittima risposta a ciò che Kant definisce ‘disposizione naturale dell’uomo alla speculazione’ e Schopenhauer ‘bisogno metafisico’” (25).
In una trasmissione sul rapporto fra la massoneria e la Chiesa del 4 agosto 1981 (per la verità orientata in senso filomassonico), prodotta a Colonia dalla Deutsche Welle in diverse lingue, è stato messo di nuovo in evidenza il fondamento relativistico della massoneria: “Per la massoneria, con la sua esigenza di tolleranza, non può essere ammessa nessuna visione del mondo, nessuna religione che esiga dai suoi fedeli un vincolo totale rispetto alla verità. Proprio quello che invece fa la Chiesa cattolica con la sua pretesa di un autentico annuncio della Rivelazione. Il conflitto fra le due parti sembra addirittura programmato.
Da un lato c’è la Chiesa con un sistema di dogmi rigidamente predisposto e dall’altra la Loggia, uno dei pochi raggruppamenti che nel corso della sua storia non ha sviluppato nessun dogma, che concepisce le religioni come sistemi concorrenziali e contesta la possibilità di un riconoscimento oggettivo della verità” (26).
L’opinione che si possa contestare l’esistenza di una verità oggettiva in nome della dignità dell’uomo si fonda su un equivoco. Gesù parla della verità che “fa liberi” (Gv 8,32). Libertà e dignità vanno di pari passo. Senza libertà manca qualcosa di essenziale per una piena dignità umana. Questo rende ancora una volta evidente che la verità oggettiva, la verità donata da Dio e universalmente vincolante, non può essere contro la dignità dell’uomo.
Nella verità è contenuta la salvezza dell’uomo, la quale possiede l’ampiezza della verità stessa. La verità dunque non è mai rivolta contro l’uomo e la sua dignità; protegge invece questa dignità anche dinnanzi all’azione dei più diversi manipolatori. La verità oggettiva è anzi l’unico criterio che aiuta a distinguere un influsso buono da una subdola manipolazione. Infatti è capace di critica soltanto chi possiede già i criteri di giudizio. La critica presuppone i criteri di giudizio, non li crea. Questo vale anche per la morale. Le norme oggettive sono come frecce che percorrono la corrente del tempo. L’uomo senza norme è privo di orientamento.
5. Il Concilio Vaticano II: tacita approvazione della Loggia?
Sul Concilio padre Sebott afferma: “Con la Dichiarazione sulla libertà religiosa il Concilio Vaticano II ha creato una base per un possibile accordo con i massoni” (27). La stessa cosa asserisce il massone Charles von Bokor nella sua storia della massoneria pubblicata nel 1980 con il titolo Squadra e compasso: “Questo compito viene facilitato dal fatto che il Concilio Vaticano II si è espresso senza riserve per l’esercizio della libertà religiosa e per il riconoscimento di ogni ideologia” (28).
Questa interpretazione contiene nel suo fondo un fraintendimento del Concilio Vaticano II, che si può delineare così: il Concilio avrebbe sostituito il concetto basilare di verità oggettiva con quello della dignità dell’uomo – una vera rivoluzione copernicana nell’autocomprensione della Chiesa. Su questa premessa i massoni hanno creduto fosse possibile una base d’intesa. In realtà il Concilio Vaticano II non offre alcuna base per un’intesa con i massoni, per un riconoscimento del loro spirito. Ripete invece la condanna degli errori indipendentemente dal doveroso amore per le persone. Il Concilio esorta al rispetto e all’amore del singolo massone come uomo, ma non al riconoscimento della sua dottrina quando è in contrasto con la fede (29).
L’inconciliabilità con la fede della Chiesa della posizione dei massoni nei confronti della verità esclude decisamente la possibilità di una contemporanea appartenenza alla Chiesa e alla massoneria. Per poter essere un vero massone, il cattolico dovrebbe concepire la sua fede come un’opinione soggettiva. Ma questa non sarebbe più la fede della Chiesa, che è fondata sulla verità e sta nella verità.
Qui la fede viene privata del suo fondamento oggettivo, della verità universalmente valida, e viene infine respinta dall’ordine dell’essere al mero ordine della coscienza (Bewußtsein); così è spogliata della sua vera forza e della sua essenza. Con tali premesse diventa comprensibile un’argomentazione dell’eminente massone francese di alto grado Oswald Wirth (1860-1943):
“L’iniziazione è la chiamata di quegli spiriti inquieti ai quali non basta il sapere acquisito (…). Chi crede in un inviolabile credo religioso, filosofico, scientifico e politico, non perde nulla in un tempio della Loggia. Ma se si associa, lo fa come intruso (…). La vocazione all’iniziazione è per quegli spiriti erranti che, abbandonata la protezione della loro scuola e della loro Chiesa, vagano nell’oscurità senza trovare la loro vera luce” (30). Prescindendo dal fatto che l’argomentazione citata in realtà contiene anch’essa un suo credo, essa costituisce nello stesso tempo una chiara smentita per tutti coloro che affermano la possibilità di intendere nello stesso modo lo spirito della Chiesa e lo spirito della massoneria.
Indipendentemente dall’interpretazione di Wirth, tutto il lungo dialogo condotto in Germania ha messo in luce che, per quanto riguarda lo spirito della Loggia, si tratta di errori che mettono in discussione la fede nel suo complesso, e che – presi alla lettera – rendono impossibile un orientamento oggettivo della vita. Il fatto che sia proibito ai cattolici di entrare in una Loggia in forza del diritto divino è del tutto indipendente dalla circostanza che il diritto canonico esprima esplicitamente o no in un canone tale divieto.
Quando diversi autori cattolici interpretano la scomparsa del nome della massoneria dal nuovo Codice di diritto canonico come una generale autorizzazione ufficiale della Chiesa ad aderirvi, essi vanno molto più avanti di quella parte dei massoni impegnati nei colloqui in Germania che riteneva possibile una doppia militanza nella Chiesa e nella Loggia. Infatti questi ultimi limitavano tale possibilità esclusivamente ed espressamente ai tre gradi più bassi.
Per i gradi più alti hanno spesso sostenuto apertamente l’inconciliabilità e hanno rifiutato, nel corso dei nostri colloqui, in modo radicale, quasi brutale, qualsiasi dettaglio. Volevano tenerli avvolti in un impenetrabile mistero. Il fatto, dunque, che i massoni chiedessero l’accordo solo per i tre gradi inferiori, mentre diversi autori cattolici lo chiedevano per tutti i gradi, è indice di una ben limitata informazione e capacità di giudizio di tali autori.
Comunque, coloro che sono favorevoli ad un’ammissione dei cattolici ai primi tre gradi devono interrogarsi, oltre che su tutti gli altri problemi, anche su che cosa significhi questa ammissione rispetto alla natura globale della massoneria. Albert Pike sosteneva: “È assai semplicistico affermare che il contenuto dell’insegnamento della massoneria si trovi tutto nei tre gradi fondamentali” (31). Pike, per quanto sia una figura controversa, è stato uno dei più grandi conoscitori della massoneria e specialmente del sistema dei gradi alti del rito scozzese. Di questo rito ha scritto Horst Miers: “Tutta l’élite intellettuale dei massoni segue oggi i gradi di questo sistema”.
In relazione ai gradi alti si può forse segnalare un dettaglio riferito da Stephen Knight che fa luce sul perché, nei colloqui, si è giunti a un radicale rifiuto di qualsiasi discussione su di essi. Tutto ciò si trova spiegato nel suo libro sensazionalistico (ma spesso bene informato) The Brotherhood, pubblicato a Londra nel 1984. In quest’opera l’autore ha reso noti i risultati di una lunga e interessante ricerca, non priva di notevoli difficoltà.
Da questa vengono in luce le difficoltà che si presentano quando, già nel grado dell’Arco reale, al posto del “Grande Architetto dell’Universo”, compare il nome Jah-Bul-On: Jah = Jahwé, Bul = Baal e On = Osiride. La Bibbia in non pochi passi presenta Baal come l’oppositore di Dio, il cui culto è per Dio un orrore (Cdc 3, 7; 1 Re 18, 26 – 19, 18; 2 Re 10, 18-28; Rm 11, 4) (32). Quando nel 1873 Albert Pike venne a conoscenza di questo “nome di Dio” scrisse, profondamente preoccupato e inorridito: “Nessuno mi può spingere a riconoscere come parola santa, come simbolo dell’infinita ed eterna verità, un termine che contiene il nome di un dio pagano, maledetto e detestabile, nome che, da più di duemila anni, è indicato come quello di un demonio” (33). Più tardi Pike modificò il suo giudizio, su questo come su altri punti.
Stephen Knight ha consultato non meno di 75 massoni di questo grado ed ha potuto constatare che, mentre tutti parlavano liberamente e senza titubanza della massoneria, alla parola “Jahbulon” 71 degli interrogati hanno perso la loro sicurezza e la loro calma (34).
6. Massoneria-protestantesimo: un binomio non occasionale
La Chiesa cattolica viene spesso rimproverata di essersi posta, a differenza del mondo protestante, lungo la strada del dissidio con la massoneria, e questo fatto viene imputato più alla condanna della massoneria da parte della Chiesa che non alla tollerante massoneria. Questo tema enorme non può essere esaurientemente trattato in questa sede. Ma faremo almeno alcune brevi considerazioni.
Sebbene si sappia che anche da parte della cristianità protestante ci sono state, e ci sono, condanne, è del tutto certo che spesso non v’è tensione alcuna. Per certi versi è ancora valido ciò che in relazione all’Inghilterra scriveva E. Lennhoff nel 1929: “Anche fra gli ecclesiastici che lavorano come funzionari nella Grande Loggia britannica non manca alcuna graduazione confessionale, fatta eccezione per quella cattolica.
Un arcivescovo è Gran maestro, 14 vescovi e 24 altri dignitari della Chiesa d’Inghilterra fanno parte del Consiglio dei funzionari della Grande Loggia Unita. All’ombra dell’Abbazia di Westminster lavora una loggia costituita quasi soltanto dal clero” (35). Lo stesso si può dire di tutti gli altri Paesi cristiani non cattolici, anche se per la Chiesa d’Inghilterra occorre segnalare una decisione del Sinodo Generale del 1987, tenuto a York, che ha “diffidato” gli anglicani dall’aderire alla massoneria.
Alla questione se i buoni rapporti della massoneria con alcune denominazioni protestanti – al contrario di quelli con la Chiesa cattolica – siano in relazione con l’essenza stessa del protestantesimo, rispondono i massoni Lennhoff e Posner nel loro Dizionario internazionale della Massoneria dicendo: “La massoneria è uno dei movimenti che, all’inizio del Medio Evo, sono nati come reazione contro l’assolutismo del Magistero della Chiesa (…). In ambito religioso ciò ha condotto al protestantesimo” (36).
L’opposizione alla Chiesa cattolica, a differenza del trattamento riservato a Lutero, appare anche da una lettera circolare che uno dei più noti massoni della seconda metà del secolo scorso, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Adriano Lemmi inviò a tutte le Logge. In essa è detto: “Il Grande Oriente si appella allo spirito dell’umanità perché tutti i fratelli possano usare le loro forze unite per disperdere le pietre del Vaticano. Possa con queste pietre disperse essere costruito il Tempio della nazione divenuta maggiorenne” (37).
Peraltro, che esista una inconciliabilità fondata sulla fede fra l’appartenenza alla Chiesa e l’appartenenza a una Loggia massonica, è stato sospettato in Germania anche dalla Chiesa evangelica. Con le dichiarazioni della Commissione ufficiale del dialogo della Chiesa evangelica tedesca, che ha intrapreso colloqui con i massoni, è stato dato il permesso ai cristiani evangelici di entrare nella Loggia.
Tuttavia tale Commissione ha deciso di rendere nota la sua perplessità circa il lavoro nel Tempio. Scrive a tale riguardo: “Non è stato possibile agli ecclesiastici partecipanti al colloquio farsi una opinione definitiva sul significato del rituale e sulle sue ripercussioni nella vita interiore. Perciò essi si sono chiesti se l’influsso del rituale nella vita interiore e il lavoro del massone non concorressero a diminuire l’idea della giustificazione per grazia nei cristiani evangelici” (38). È da supporre che se questa Commissione avesse portato avanti le sue analisi fino a giungere ad un giudizio conclusivo, sarebbe pervenuta a dichiarazioni più decise.
7. La cosiddetta “massoneria cristiana”
Potrebbe avere ragione l’anglicano Walter Hannah nel suo libro Darkness Visible: “Nessuna Chiesa che abbia esaminato seriamente gli insegnamenti religiosi e i principi della massoneria, ha mai tralasciato di condannarla” (39). Un’interessante indagine dei rapporti fra massoneria e religione è il libro di John Lawrence, pubblicato in Inghilterra, Freemasonry – A Way of Salvation?.
L’autore, un ministro anglicano, proviene da una famiglia di massoni e convive d’amore e d’accordo con molti colleghi massoni. Ma, nonostante tutto il rispetto per gli ecclesiastici e i vescovi anglicani che sono massoni e con i quali è legato da amicizia, scrive: “Le mie ricerche mi hanno messo in contatto con molti cristiani, ecclesiastici e laici, i quali affermavano di sentire che la Chiesa è così danneggiata dall’influsso massonico che lo spirito di Dio viene soffocato, e proprio da uomini sinceri e di buona volontà” (40).
E, quanto all’intimo legame del singolo con la Loggia, afferma Lawrence: “Questo è in contrasto con la forza liberatrice di Cristo. Egli è venuto per farci liberi, per darci la vera luce” (41). Senza alcuna polemica, entra così nel problema di fondo che invece la Commissione evangelica tedesca, nel suo troppo breve incontro con la massoneria, ha purtroppo affrontato solo in una nota. Egli non vede alcuna possibilità di una doppia militanza nella Chiesa e nella Loggia, e questo per intime ragioni teologiche.
Molte testimonianze dell’inconciliabilità fra l’appartenenza contemporanea alla Loggia e al cristianesimo si trovano anche nel citato libro di Stephen Knight. Egli dà notizia di un massone di “alto grado” che ha lasciato la Loggia, pronto a dichiarare che la sua appartenenza a Cristo era inconciliabile con la massoneria. Ma, a domande intorno al suo “alto grado”, rifiutava ogni risposta, proprio come i partecipanti al colloquio con la Commissione tedesca. Sebbene uscito dalla massoneria, egli avrebbe dichiarato a Knight: ” Di questo non oso parlare”.
A questo punto non può mancare – almeno con riferimento alla situazione tedesca – una parola sulla massoneria cristiana, l’Ordine dei massoni cristiani che costituisce la “Große Landesloge” della Germania. La Conferenza episcopale tedesca dichiara: “Questa massoneria cristiana non è in alcun modo estranea all’ordinamento fondamentale della massoneria; ammette soltanto una maggior possibilità di unire la massoneria con una credenza cristiana soggettiva.
Ma non si può dire che abbia una teologia ammissibile, perché i fatti fondamentali della Rivelazione, come l’Incarnazione di Dio e la sua comunione con gli uomini, sono concepiti solo come una possibile variante della ideologia massonica e riconosciuti solo da una piccola parte di massoni. Degno di considerazione è poi il fatto che sull’insegna ufficiale di questa massoneria cristiana non appare il nome di Cristo ma invece quello di Baphomet. L’Ordine della massoneria cristiana si considera come il continuatore dell’Ordine dei Templari.
Chiaramente esso vuol esserlo anche o direttamente in rapporto alla venerazione di Baphomet, che si dice fosse propria dei Templari. I massoni Lennhoff e Posner dicono di Baphomet: “Nome di una orrenda immagine di demonio la cui venerazione è stata rimproverata ai Templari’ (42) “.
Indipendentemente da quello che si deve intendere per “Baphomet”, indipendentemente da tutte le interpretazioni gnostico-dualistiche dei due eterni principi del mondo che alcuni vi vedono, rimane del tutto impensabile che un cristiano possa venerare questo nome.
La verità di Cristo è un bene oltremodo prezioso. Essa è un valore insostituibile che riguarda l’annuncio salvifico della nostra redenzione. Si tratta di proteggerla da tutte le relativizzazioni, di salvarla da tutti i livellamenti e in particolare di restare fedeli in una situazione di cui il cardinale Ratzinger dice: “L’abbandono della verità è l’essenza specifica della nostra crisi”. L’affiliazione alla massoneria è impossibile per i cattolici proprio per amore della verità. La Chiesa ha il dovere di indicare ai credenti dove si celano i pericoli per la fede.
8. Il documento vaticano del 1983 sulle associazioni massoniche
La Santa Sede esaminò la Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca dell’8 maggio 1980. Il risultato definitivo, cioè l’inconciliabilità fra appartenenza alla Chiesa e alla massoneria, è entrato nella Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione per la dottrina della fede del 26 novembre 1983.
Sulla scia di Audomar Scheuermann, un insigne canonista, possiamo spiegare nei termini seguenti il senso del documento vaticano sulla massoneria. La Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede del 26 novembre 1983 – l’ultima presa di posizione ufficiale in materia – afferma in sostanza che la Chiesa cattolica mantiene inalterato il divieto di appartenenza alla massoneria. In particolare:
1) i massoni non vengono più menzionati espressamente nel nuovo Codice di Diritto Canonico esclusivamente per criteri redazionali, giacché si voleva solo parlare più in generale delle associazioni che cospirano contro la Chiesa; e questa categoria più ampia non rende più necessaria la menzione esplicita dei massoni;
2) la Chiesa mantiene però immutato il suo giudizio negativo nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono sempre stati considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a queste associazioni rimane proibita;
3) i fedeli che appartengono alla massoneria sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione. Se qui non si fa menzione della scomunica latae sententiae, ciò non vuol dire che essa non si applichi più. Al contrario essa rimane in vigore, perché l’appartenenza a questa associazione, i cui principi sono inconciliabili con la dottrina della Chiesa, deve essere considerata come un delitto contro l’integrità della fede; chi si lega a tali principi nega perlomeno una verità di fede ed è quindi un eretico, ovvero rifiuta la fede cristiana nella sua totalità e quindi è un apostata (canone 751); costui incorre pertanto nella pena della scomunica secondo il canone 1364 par. 1, e gli possono essere inflitte ulteriori pene in via amministrativa o penale (canoni 1364 par. 2, 1374);
4) la totale condanna da parte della suprema istanza della Congregazione per la dottrina della fede è vincolante per tutti i pastori della Chiesa, sicché né ai vescovi né alle Conferenze episcopali compete di giudicare altrimenti la natura delle associazioni massoniche, e di togliere vigore alle summenzionate conseguenze giuridiche. A tal proposito si fa riferimento al fatto che la Dichiarazione della medesima Congregazione del 17 febbraio 1981 non aveva affatto l’intenzione di conferire alle Conferenze episcopali la potestà di emettere pubblicamente giudizi sulla natura delle associazioni massoniche i quali comportassero il venir meno delle conseguenze penali previste;
5) si tratta di magistero pontificio: il Papa ha confermato questa Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede e ne ha ordinato la pubblicazione
Note:
(1) Eugen Lennhoff – Oskar Posner, Internationales Freimaurer Lexicon, 2ª ed., Amalthea Verlag, Monaco 1980.