E’ lo studio quantitativo fondato sull’indagine statistica, dei fenomeni concernenti lo stato e il movimento della popolazione nella sua numerosità e composizione. E’ la scienza che studia la popolazione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Popolazione: fenomeno complesso.
Censimento: unico modo diretto per misurare la popolazione. Richiede una organizzazione complessa e assai costosa. I rilevamenti e la pubblicazione dei dati possono incontrare difficoltà esterne o i dati essere manipolati dai governi per ragioni politiche, economiche o strategiche. I censimenti non possono essere realizzati con scadenze ravvicinate e, pertanto, i dati vengono aggiornati sulla base di proiezioni.
Queste proiezioni si basano su alcune ipotesi che sono alla base dell’evoluzione della popolazione: Fertilità media per donna: numero dei figli che una donna ha nel corso della sua vita fertile (dai 15 ai 45 anni) Vita media-speranza di vita per età Mortalità infantile Struttura per età della popolazione. Quest’insieme di dati danno origine al saldo naturale, cioè al rapporto tra nascite e morti.
A questo occorre aggiungere o sottrarre i flussi migratori.
Conclusioni
I fattori che determinano l’andamento della popolazione interagiscono in modo complicato: Il fattore chiave per gli andamenti di lungo periodo è la fertilità Le variazioni della mortalità infantile hanno effetti a lungo periodo in quanto agiscono sulla fertilità media Le variazioni di vita media non hanno effetti di lungo periodo se riguardano età successive a quella feconda Toccare la fertilità con politiche imprudenti può causare effetti irreversibili nel lungo periodo: posto che sia opportuno intervenire, prima di farlo occorre una attenta analisi del processo che ha portato alla situazione attuale.
Bomba demografica
I paesi in via di sviluppo, dalla metà del ‘900, hanno iniziato ad accrescere la loro popolazione molto più velocemente del mondo sviluppato, senza che seguisse una crescita del reddito e della produzione e dei mezzi di sopravvivenza. Questo ha suggerito l’immagine della bomba demografica, dal titolo di un opera di Paul Ehrlich, The Population Bomb, New York, 1968. Questa disinformazione sui reali problemi di questi paesi ha avallato l’ipotesi malthusiana secondo la quale le risorse terrestri non erano in grado di far fronte all’accrescimento della popolazione. Unica via per la sopravvivenza del genere umano era quella del disinnesco della “bomba”. Bomba ritenuta più pericolosa di quella atomica.
A questo punto occorre inserire il discorso riguardante le risorse del nostro pianeta e le esigenze delle popolazioni che sono diverse se si guarda ad un paese sviluppato o ad uno in via di sviluppo. Infatti lo sviluppo non è solo economico, tuttavia, anche considerando solo il lato economico, occorre guardarsi dall’ideologia della “torta da dividere”. Questa considera un’economia statica o il cui tasso di crescita non dipende dalla popolazione. Per cui meno persone stanno intorno alla torta e maggiore sarà la fetta che toccherà ad ognuno.
Dall’altra parte troviamo la teoria economica secondo la quale i soggetti attorno alla torta sono anche pasticcieri. Da questo deriva che l’aumento della popolazione porta ad un aumento della domanda di beni, ad un incremento del reddito pro capite con aumento del risparmio, degli investimenti, della produzione e così via. A chi afferma, infine, che l’aumento della popolazione comporta un aumento dell’inquinamento, è opportuno ricordare che sono le tecnologie usate a inquinare e, pertanto, non è la crescita demografica a minacciare l’ecosistema.
Le politiche della popolazione
Le politiche antinataliste sono molto più diffuse di quelle pro nataliste e con grande assorbimento di risorse Se le stesse risorse fossero impiegate per una vera politica di sviluppo, si risolverebbero, probabilmente, anche i problemi demografici E’ più probabile che i veri motivi risiedano: Nella visione naturalistica dell’uomo Nel darwinismo sociale (lotta tra le specie, le razze, le società) Nell’utopia di un mondo perfetto Nel neocolonialismo
Conclusioni
La demografia è un problema complesso e bisogna fare attenzione alle banalizzazioni. Così come la ricchezza di una persona non si costruisce all’improvviso, sulla base di facili ricette, anche per le nazioni occorre rispettare i tempi dell’economia, della società e della popolazione Nel mettere in pratica politiche demografiche bisogna tenere presente: il principio di sussidiarietà (persona-famiglia-stato-organizzazioni internazionali) la liceità sia del fine che dei mezzi.
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STORIA DEMOGRAFICA DELL’ITALIA
Le fonti: fino al ‘500 si trovano solo rare rilevazioni a fini militari e fiscali che consentono di effettuare solamente delle stime. Tra il ‘500 e il ‘600 iniziano le prime rilevazioni sistematiche, dettagliate e omogenee. Dal Concilio di Trento (1543-1563) viene stabilito l’obbligo per le parrocchie di tenere i registri di battesimo e di matrimonio. Papa Paolo V (1605-1621) rende obbligatoria la compilazione annuale dello “stato delle anime”. Le anagrafi comunali e i moderni censimenti nascono solamente nell’ ‘800.La popolazione prima dell’unità d’Italia
Fasi di espansione primi due secoli dell’era cristiana: da 7 a 8,5 milioni di abitanti;
700-1300: da 4 a 12,5 mil.
1450-1600: da 7,5 a 13,5 mil.
1650 a oggi: da 11,7 a 57 milioni di abìtanti.
Fasi di contrazione 200-700: da 8,5 a 4 milioni di ab.
1300-1450: da 12,5 a 7,5 mil. (peste nel 1348)
1600-1650: da 13,5 a 11,7 mil.
La popolazione dopo l’unità
Andamento: si è avuto un raddoppio della popolazione con tassi di incremento modesti e notevoli oscillazioni tra un censimento e un altro. Vi è stata una forte riduzione della natalità con riduzione della mortalità. Notevoli sono le disparità regionali. Nel periodo a cavallo tra ‘800 e ‘900 abbiamo assistito ad un periodo di transizione demografica caratterizzato da un forte incremento della popolazione dovuto alla riduzione della mortalità e, solo in un secondo tempo seguito dalla riduzione della fertilità.
L’incremento è stato contenuto dall’emigrazione. Situazione attuale: crescita zero, flussi migratori positivi fanno prevedere (fonti ISTAT) che al 2050 una popolazione intorno ai 45 milioni di abitanti con gravi ripercussioni sullo sviluppo economico.