Alcuni interventi del dibattito che ha accompagnato il decreto-legge sulle liberalizzazioni
«Nonostante vi siano state in queste settimane pressioni da parte di alcune lobbies, gruppi di interesse, corporazioni (o professioni, come mi viene ricordato dal senatore Biondi), il provvedimento nel suo complesso mantiene l’equilibrio iniziale, tendente ad iniziare un percorso finalizzato a liberalizzazioni importanti per il nostro paese».
Franca Rame, senatrice Idv
«Questo decreto richiama gli obiettivi del rilancio economico connessi alla liberalizzazione in conformità ai principi comunitari, in un ottica sempre più aderente al principio della autoregolamentazione tra domanda e offerta. L’articolo 2 del decreto relativo alla abrogazione delle tariffe minime dei liberi professionisti e all’abrogazione del divieto di pubblicità degli stessi, dal carattere complessivamente positivo, non esclude però la necessità di prestare attenzione ai possibili effetti sull’organizzazione degli studi professionali che, per rispettare le esigenze di ridurre e razionalizzare costi, diverranno sempre più grandi e competitivi, con politiche di riduzione dei costi che non sempre avvantaggeranno i giovani».
Martino Albonetti, senatore Rc
«Abbiamo avuto una conferma di un tratto caratteristico di noi italiani, sempre troppo poco disponibili a metterci in gioco personalmente per un bene collettivo più generale. Così come la reazione corporativa di alcune categorie ha dimostrato quanto sia difficile la modernizzazione di alcuni settori dell’economia italiana. È stato il consenso dei cittadini a permettere al provvedimento di non uscire dai cardini in cui era stato impiantato nonostante le molte modifiche approntate dalla 5° commissione. Le regole servono per impedire l’anarchia del mercato, la prevaricazione del più forte, l’assoggettamento del bene comune all’esclusiva logica del profitto. Per ottenere questi ambiziosi risultati non si deve cedere alle logiche corporative, ma nemmeno si può tirare dritto senza ascoltare. Siamo convinti che il conflitto sociale sia un fattore positivo, praticamente indispensabile per come noi intendiamo la democrazia. Esso determina le condizioni più avanzate cui può giungere un’azione di governo. Un conflitto che non deve degenerare in pratiche violente ovvero posizionarsi esclusivamente su vantaggi corporativi ma che, al contrario, non perda mai di vista l’interesse generale».
Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell’ambiente, Verdi
«Con questo provvedimento lo stato si candida, di fatto, ad essere un autorevole regolatore, al ruolo dell’arbitro nella partita del mercato. Nei comparti che sono stati affrontati in queste norme è giusto riaffermare questo ruolo. Il mercato dei servizi, dalle assicurazioni alle banche, dagli avvocati ai notai, non è patrimonio solo di chi opera in quella professione; è innanzitutto un servizio per la collettività (…). È quindi un mercato che va regolato per il bene della collettività stessa. Questo ragionamento non si può fermare alle tariffe, ma deve intervenire sull’accesso alla professione, ribadendo il ruolo pubblico nelle abilitazioni ed eliminando pericolose commistioni tra ordini professionali ed esami di abilitazione, anche attraverso concorsi unici nazionali che garantiscano l’assoluta trasparenza»
Giovanna Camelli, senatrice Verdi
«Il provvedimento al nostro esame è stato pensato e costruito all’interno di un preciso riferimento programmatico, quello che unisce i vari soggetti politici che compongono l’Unione, che assume come asse di politica economica la contestualità degli interventi di risanamento, di sviluppo e di giustizia sociale. Insomma, di restituzione del maltolto ai ceti sociali popolari dipendenti, ai lavoratori e alle lavoratrici, quelle e quelli che nell’ultimo quinquennio di neoliberismo sfrenato hanno pagato i tagli allo stato sociale e il cospicuo spostamento della ricchezza dal lavoro alla rendita»
Stefano Zuccherini, senatore Rc
«I contenuti del decreto- legge parlano di un’idea nuova di società e sono volti ad intaccare antichi privilegi che, spesso, ricordano il feudalesimo e le corporazioni. Ritengo che questo sia un segnale forte».
Colomba Mongiello, senatrice Ulivo
«Mi chiedo quanti tassisti, panificatori, farmacisti, notai vi siano in Italia e quanti utenti, consumatori, fruitori. Quanti fruitori di servizi vi sono in questo paese? Costoro ci chiedono migliori servizi, più diffusi ed efficienti e dall’altra parte vi è l’ambizione di conservare nicchie di specialità, per preservare ambiti già costituiti. A questo punto, il nostro compito è coniugare le esigenze degli uni con quelle degli altri e credo che questa sia la nostra azione di forza con il decreto Bersani».
Maria Celeste Nardini, senatrice Rc
«Oggi si parla molto delle categorie di professionisti, degli avvocati e dei farmacisti, che verranno penalizzate da questo decreto-legge. Personalmente mi aspetto che tali categorie comprendano, perché possiedono gli strumenti per farlo, la valenza generale del provvedimento e che, di conseguenza, si facciano oggi protagonisti del cambiamento contribuendo anch’essi, come sempre hanno fatto i lavoratori, all’interesse generale. È il tempo in cui al bene comune, allo stato, non può più pensare solo il mondo del lavoro, cui sono stati inflitti i pesi di un’economia che ha avvantaggiato solo alcuni, schiacciando letteralmente molti (…). Oggi quel mondo, quel soggetto, non ce la fa più; è stato spremuto come un limone e non ha più gocce da dare. Per questo motivo, allargare ad altri soggetti la platea per il risanamento, per la ripresa e per l’equità sociale è un passaggio ineludibile, come inevitabile è la lotta all’elusione e all’evasione, se vogliamo che il nostro paese svolga in Europa un ruolo forte e contrasti misure che talvolta danneggiano la nostra economia».
Luigi Lusi, senatore Ulivo
«Le libere professioni, la grande distribuzione, la catena alimentare, il settore farmaceutico, il sistema di trasporto locale, i taxi, i servizi bancari e assicurativi sono solo alcuni dei segmenti di mercato di beni e servizi intercettati ogni giorno dal consumatore, aventi tra loro un unico comune denominatore: il consumatore cittadino (…) Ciò nonostante, colui che dovrebbe essere il dominus del sistema risulta spesso essere il soggetto dominato da regole del gioco poco trasparenti e soprattutto poco garanti, oltre che da una concorrenza più teorica che reale (…) La battaglia per le liberalizzazioni, avviata dal disegno di legge in discussione, passa attraverso l’affrancamento del mercato dei beni, dei servizi, delle professioni da un vero e proprio sistema di lacci e lacciuoli che spesso ne ha soffocato e ne soffoca l’espressione e la libera concorrenza (…) Questa battaglia è stata posta al centro dell’azione dell’esecutivo, non solo per la tutela dei singoli, ma anche in una prospettiva macroeconomica: nell’assicurare, infatti, ai cittadini queste garanzie, governo e maggioranza si propongono di migliorare la qualità generale dei servizi di pubblica utilità e di dare impulso ai consumi interni, ormai fermi da anni».
Salvatore Bonadonna, senatore Rc
«Ho ascoltato in quest’aula molte lamentazioni sul fatto che alcune categorie sarebbero particolarmente conculcate o mortificate dagli interventi di liberalizzazione. Per la mia esperienza, la nostra formazione e la nostra collocazione politica, se tanti lamenti li avessi sentiti quando si è teorizzato e praticato che i salari degli operai e gli stipendi degli impiegati potessero essere compressi e abbassati perché questo serviva al mercato, avrei qualche motivo di riflessione. Tuttavia, nella misura in cui parliamo di condizioni di professionisti che hanno il diritto di difendere la propria posizione, ma certamente non quello di garantirsi una condizione di sostanziale intangibilità da parte dello stato e della legge, mi pare che stiamo andando in una direzione non corretta».
Riccardo Milana, deputato Ulivo
«In un paese come il nostro, bloccato da un sistema ancora in gran parte dominato dalle corporazioni, si vogliono ridurre i privilegi di alcune categorie anche in relazione alle inefficienze che generano. Inefficienze e disservizi che subiamo tutti quanti nella quotidianità. Oltre all’inefficienza, poi, la mancanza di aperture alla concorrenza ha generato costi eccessivi per i consumatori: si cambia un sistema per il quale i taxi non ci sono, le assicurazioni costano troppo, le banche sono poco trasparenti nella proposta dei loro servizi, i farmaci da banco sono i più cari rispetto agli altri paesi europei, i passaggi di proprietà delle auto si pagano dal notaio. Aprire un esercizio commerciale impone procedure tortuose e poco chiare. Da ora si cambia e si avvia quell’indispensabile modernizzazione della società italiana che proseguirà con i prossimi provvedimenti».
Giuseppe Trepiccione, deputato Verdi
«Si tratta di interventi che, sebbene abbiano prodotto contestazioni da parte di alcune delle categorie toccate dal provvedimento, contestazioni peraltro prevedibili visti gli interessi e i privilegi che si sono andati a toccare, erano comunque attesi dalla stragrande maggioranza dei cittadini e sono stati raccolti positivamente, in modo assolutamente trasversale, seppur con normali e legittimi distinguo, da gran parte del mondo del lavoro e produttivo, dagli utenti, dalle associazioni di difesa dei consumatori, dalla pubblica opinione, nonché recentemente dalla stessa Banca d’Italia».
Tommaso Pellegrino, deputato Verdi
«Un aspetto emerge in modo chiaro: si dice basta ai privilegi di alcune categorie. In questi giorni, sono state tante le manifestazioni di consenso da parte di cittadini comuni, di associazioni, di consumatori, di utenti e di tanti giovani. Alcune resistenze, alle quali abbiamo assistito, ci fanno capire che, sebbene gli utenti dei servizi siano numericamente superiori, la capacità di organizzazione di alcuni gruppi di interessi, che forniscono i servizi medesimi, è stata maggiore. E consentitemi di dire che è stato veramente triste vedere alcuni rappresentanti di questo parlamento mettersi a capo della protesta di talune categorie».
Andrea Ricci, deputato Rc
«Il nostro giudizio sul complesso degli interventi previsti è in larga misura positivo. Infatti, la precedente regolamentazione, in alcuni comparti del settore dei servizi e delle professioni, risultava ormai anacronistica. Essa era diventata priva di obiettivi di benessere generale e spesso rispondeva soltanto alla difesa di interessi e di privilegi corporativi. Sappiamo tutti che una delle principali anomalie sul terreno della struttura sociale del nostro paese, rispetto a paesi con analoghi livelli di sviluppo, è rappresentata dal peso notevole che assumono le categorie professionali e le corporazioni. In passato, il crescere della dimensione di queste particolari tipologie di stratificazione sociale è anche derivato dall’esistenza di uno scambio politico tra questi ceti e le forze di Governo. Questa situazione generava in alcuni settori particolari, specifici, puntuali indebiti vantaggi, e creava rendite di posizione ingiustificate che aumentavano i costi per i cittadini e per le imprese e assorbivano quote eccessive del reddito prodotto annualmente nel paese, spesso a danno del mondo del lavoro. La rimozione di alcuni di questi privilegi corporativi andrà, se attuata correttamente, a beneficio della efficienza complessiva del sistema economico ed anche del potere reale di acquisto dei consumatori e contribuirà a sostenere la domanda interna, nell’ottica che noi riteniamo necessaria per cui per far riprendere il cammino perduto all’economia italiana occorrano non soltanto interventi di ristrutturazione dell’offerta, ma anche di sostegno selettivo della domanda interna dal punto di vista della redistribuzione del reddito».