Cristianità n. 259 (1996)
di Giovanni Cantoni
Dal 13 al 17 novembre 1996 la FAO, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite con sede a Roma, vi tiene il Vertice Mondiale sull’Alimentazione. All’incontro è prevista la partecipazione di numerosi capi di Stato, fra i quali il dottor Fidel Castro Ruz, capo dello Stato e del Governo della Repubblica di Cuba.
Poiché, tragicamente per i cubani, le cose stanno molto diversamente, e poiché nella mitologia dei nostalgici rossi – soprattutto di quelli di area cattolica, fra i quali anche soggetti in significativa posizione gerarchica – il dottor Fidel Castro Ruz è l’astro centrale di una costellazione di cui si auspica il levarsi tempestivo all’orizzonte prima che l’umanità tutta precipiti nelle tenebre del consumismo, credo valga la pena di dotarsi di qualche informazione sulla situazione cubana.
Ma, poiché ricostruirne brevemente la storia significa esporsi all’accusa di aver operato una selezione maliziosa dei fatti, e poiché la ricostruzione potrebbe essere soltanto breve, presento un identikit di tale situazione attraverso flash, attraverso informazioni giornalistiche e dichiarazioni – tutte successive al 1989 -, altrettanti punti che, collegati dal lettore come in una enigmistica pista cifrata, permettono di cogliere, dietro la maschera carnevalesca, il ghigno della morte.
E la strumentazione mi viene offerta soprattutto da un articolo che ha come sottotitolo La situazione cubana in pillole. Senza commenti, comparso sulla rivista Tradición Familia Propiedad, organo della Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad, nel fascicolo n. 98, dell’ottobre 1996 e in corso di diffusione nel paese andino (17).
Aborto, suicidio e prostituzione
“La promiscuità di adolescenti e di giovani promossa dal governo comunista fa perdere loro il senso della moralità – afferma S. E. mons. Eduardo Boza Masvidal, vescovo cubano in esilio -. L’aborto viene praticato ampiamente con il pieno appoggio del governo. Un terzo delle giovani fra i 15 e i 19 anni hanno fatto almeno un aborto. In totale, ogni dieci nascituri, sei vengono abortiti. È la maggiore percentuale dell’emisfero e forse di tutto il mondo”; e ancora: “Si calcola che solamente all’Avana vi siano circa 35.000 prostitute, che trasformano Cuba nel paradiso del turismo sessuale. Per il governo, se entrano dollari, siano benvenuti, anche se a costo della dignità della donna cubana. Cuba ha pure il livello più elevato di suicidi dell’emisfero“(18). “Fra altre ragioni, Cuba ha fatto la rivoluzione per non essere più il bordello degli Stati Uniti. C’è riuscita, ora siamo il bordello dei messicani, degli spagnoli e dei tedeschi, che organizzano sex-charter diretti all’isola”, esclama angosciato un rappresentante dell’agenzia turistica Habanatour” (Le Figaro, Francia, 22-9-1995).
Casa
“Vi sono 55.000 abitazioni che, se non vengono riparate immediatamente, entro pochi mesi dovranno essere fatte evacuare […]. Soltanto il 55% delle case dell’Avana riceve acqua potabile direttamente, ma con interruzioni dovute a guasti. La mancanza di energia elettrica e il cattivo stato delle tubature fa sì che l’acqua potabile si mescoli con le acque di fogna. Il cattivo stato delle case produce un pericolo strutturale di crollo, la possibilità di incendi a causa di corti circuiti è aumentata dalla mancanza improvvisa di illuminazione, dal momento che l’interruzione e il ritorno dell’energia elettrica sovraccarica sempre le linee o i fili conduttori nelle case” (Diario Las Américas, Stati Uniti d’America, 29-10-1995). “Se l’Avana era in uno stato d’abbandono, ora è in agonia. […] Il deterioramento urbano è solo il riflesso della distruzione di una società” (El Semanal, Spagna, 5-11-1995).
Istruzione universitaria solo per i sostenitori della Rivoluzione
“Il governo cubano ha deciso che nelle università di Cuba verranno ammessi solo gli studenti che dimostrano di difendere la rivoluzione “nelle idee e nelle strade”. “Sì”, ha risposto senza incertezza il ministro dell’Educazione Superiore di Cuba, Fernando Vecino Alegret, quando il suo intervistatore gli ha chiesto se entreranno all’università solo i partigiani della rivoluzione. “Anche se talora in questo vi è trascuratezza, si tratta di un principio conquistato, al quale non rinunceremo” (La Nación, Costa Rica, 11-9-1994).
Medicina d’avanguardia solo per stranieri
“Il luogo ideale per la vostra salute”, recita l’invitante pieghevole propagandistico di SERVIMED, organismo incaricato di promuovere il turismo sanitario a Cuba. La visita alle installazioni è allettante: cliniche dotate di materiale ultramoderno, chirurghi e medici di alto livello, camere ultraconfortevoli. Le autorità hanno deciso di utilizzare i propri settori d’avanguardia per far entrare valuta estera. Mentre i cubani devono far fronte a una grave penuria di medicinali e sono costretti a ricoverarsi in ospedali nei quali la mancanza di detersivi fa sì che le misure igieniche più elementari non vengano rispettate” (Le Figaro, Francia, 22-9-1995).
Trapianti di tessuto cerebrale di feti appena abortiti
“Per assicurare al governo preziosa valuta estera, una dottoressa cubana sarebbe stata costretta a eseguire trapianti di tessuto cerebrale di feto, ottenuto da aborti appena fatti, su ricchi pazienti stranieri affetti dal morbo di Parkinson. Lo ha scritto ieri il quotidiano britannico Indipendent in una corrispondenza dall’America Latina basata sulle confessioni della dottoressa Hilda Molina, la quale ha personalmente eseguito i trapianti, che fruttavano al governo fino a 20.000 dollari ciascuno” (la Repubblica, Italia, 13-8-1995). Si tratta di trapianti contrattati con l’azienda del turismo statale. “Secondo la dottoressa Hilda Molina Morejón – che ha abbandonato la pratica di questo delitto e Cuba dopo essersi convertita al cattolicesimo -, gli interventi chirurgici sono combinati attraverso l’azienda turistica statale Cubanacan, che introita quanto rendono gli interventi. Le donne che abortiscono non verranno mai informate sul destino dei feti” (O Globo, Brasile, 28-7-1995).
Economia
“Superinflazione e deficit sono in ultima analisi i principali risultati della politica castrista, che affossa sempre più l’economia. Riassuntivamente, “il 70% degli impianti industriali dell’isola è paralizzato, la produzione agricola è diminuita di un 50% rispetto al 1989 e i servizi pubblici hanno subìto una contrazione di circa un 50%””, afferma il professor Antonio Jorge, economista della Florida International University, che conclude: “Perciò è evidente che il disastro finanziario è irreversibile e completa la catastrofe della ormai disastrosa crisi dell’economia reale del paese” (Dinero, Colombia, marzo 1996).
Furto, fame, schiavitù e repressione: pilastri del “socialismo di mercato”
“A Cuba rubano tutti e tutti parlano di cibo. Il furto, la fame, la schiavitù e la repressione sono i pilastri del “socialismo di mercato” di Fidel Castro. A Cuba è in vendita tutto, anche i giovani corpi dei figli della rivoluzione, ma i cubani comuni non partecipano e non traggono beneficio dal socialismo di mercato del regime di Castro” (Dinero, Colombia, marzo 1996).
L’”embargo” e il fallimento del sistema
“Il blocco degli Stati Uniti contro Cuba è stato un fallimento totale perché è eluso da molti paesi, comunque la colpa della povertà e delle limitazioni vissute a Cuba è dell’amministrazione pubblica che non ha avuto successo”, ha affermato S. E. mons. Alfredo Petit Vergel, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi dell’Avana in un’omelia pronunciata a San José de Costa Rica nel 1995: “Mons. Petit ha dichiarato che, purtroppo, la verità di quanto accade a Cuba non è nota perché si fa una grande propaganda a favore del governo cubano, rafforzata dal fatto che vengono invitati stranieri, che sono ospitati in buoni alberghi e si mostra loro un paese irreale. Con molta fermezza ha detto di essere disposto a sostenere in qualsiasi luogo la sua opinione sul fatto che il popolo è stato sprofondato nella miseria e nelle privazioni dai fallimenti dell’amministrazione governativa”; “[…] se Cuba sta godendo di una quantità inaudita di investimenti stranieri, agli abitanti dell’Avana non è giunto nulla dello sviluppo economico che si dice venga prodotto da questi investimenti”; “i “soci” e gli “amministratori” di tutte le imprese miste sono scelti e approvati personalmente dal comandante [Fidel Castro]. Inoltre i lavoratori sono selezionati e approvati dallo Stato cubano e controllati continuamente nel loro lavoro dal sistema di sicurezza del regime. Gli stipendi e i salari pagati a questi lavoratori cubani sono percepiti in dollari dal regime di Castro, che poi “paga” in pesos al tasso ufficiale, mettendosi in tasca 84 centavos per ogni dollaro (cioè il regime confisca l’84% del salario). A questo riguardo, il mercato del lavoro di Castro somiglia più alla servitù contrattata oppure alla schiavitù che all’economia di mercato” (Eco Católico, Costa Rica, 16-4-1995).
Oppressione
Secondo esponenti della Junta Patriótica Cubana, “a Cuba sono stati fucilati più di 48.000 cubani, mentre nelle prigioni comuniste sono passati più di 400.000 cubani e cubane come prigionieri politici”; e un milione e mezzo di cubani, su una popolazione stimata in circa undici milioni, vive in esilio. “Cuba è uno Stato poliziesco con una struttura repressiva modello. Neppure le nazioni dell’Europa Orientale hanno raggiunto l’estensione e l’efficacia della polizia politica cubana, forse con l’eccezione del KGB: la polizia politica cubana è di una perfezione insospettata. Lo Stato poliziesco cubano ha creato una rete di vigilanza come non vi è stata in nessun altro paese del “socialismo reale”: i Comitati di Difesa della Rivoluzione (CRD). […] Le condanne a lunghi anni di prigione per “delitti” che non sono tali in nessun altro luogo hanno riempito le carceri di prigionieri politici. Inoltre, vi è la punizione “civile”: perdita del lavoro, della possibilità di studiare, del diritto al miglioramento sociale, oltre a essere un perpetuo appestato sociale e a essere permanentemente sorvegliato” (Diario 16, Spagna, 14-5-1991).
Un programma per mantenere Fidel Castro al potere e per ottenere dollari
“Il socialismo di mercato non è un programma economico per riformare Cuba, ma un programma politico per ricuperare la rivoluzione cubana e perpetuare il potere assoluto di Fidel Castro” (Dinero, Colombia, marzo 1996). “I cambiamenti attuali sembrano far parte di un piano d’insieme destinato a far circolare esclusivamente dollari nel paese e a venderlo al miglior offerente […] il turismo sessuale costituisce l’attrazione principale di Cuba […] la maggioranza della popolazione è letteralmente esasperata per la fame, e non migliora la situazione l’annuncio che centinaia di migliaia di posti di lavoro verranno soppressi” (Le Monde, Francia, 4-2-1995).
La solitudine dei cubani
Concludo con un’ultima citazione, ancora di mons. Eduardo Boza Masvidal: “Sentiamo la grande solitudine in cui si trova il popolo cubano nella lotta per la vita e per la libertà. Sembra l’unico popolo nella nostra America senza il diritto a esser libero e per il quale non esista il tanto richiamato rispetto all’autodeterminazione dei popoli” (19). Vogliamo lasciarlo solo nella lotta per la vita e per la libertà oppure schierarci al suo fianco, capendo che – anche senza particolari altruismi ed eroismi – la sua vita e la sua libertà non sono estranee alla nostra vita e alla nostra libertà?
*Articolo sostanzialmente anticipato, senza note, con il titolo redazionale Nell’inferno di Cuba, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, anno XLV, n. 265, 14-11-1996, p. 9.
Note
(17) Cfr. Con motivo de la VI Cumbre Iberoamericana: Hasta cuándo las Américas tolerarán al dictador Castro? La situación cubana en píldoras. Sin comentarios, anno XXIV, n. 98, [ottobre] 1996, pp. 4-17. Tutte le citazioni senza riferimento sono da questo articolo con l’aggiunta del paese in cui è edito l’organo di stampa da cui sono tratte.
(18) Diario Las Américas, Miami, 1-11-1995.
(19) Ibidem