di Aldo Ciappi
(Centro Cattolico di Documentazione)
Qualche settimana fa, commentando l’esito delle elezioni regionali, soprattutto quelle in Piemonte e nel Lazio, quasi increduli avevamo registrato, una volta ancora, un moto di intelligenza del “popolo delle urne” – da sempre, almeno a parole, “lisciato” dalle sinistre, senza essere però da questo sempre ricambiate – il quale, pur posto nella condizione, stavolta, di non poter praticamente “sbagliare” (con l’incredibile ammucchiata centro-catto-eco-progressista…, nel primo caso, e, più brutalmente, con l’estromissione dalla corsa del partito-veicolo-di-voti, nell’altro), si è, direi ostinatamente, rifiutato di mandar giù quell’ intruglio ben confezionatogli dalla solita rete trasversale di poteri forti.
Come è noto, questo progetto, in stato di avanzata realizzazione, ha un ampio “respiro” internazionale; si pensi a certe risoluzioni del Parlamento Europeo (p.e. a proposito di discriminazioni basate su tendenze sessuali) o alla nota decisione della Corte di Strarburgo sul crocifisso nelle aule, ma, almeno in Italia, esso ha dovuto subire ultimamente qualche battuta di arresto.
Si pensi all’ introduzione della L. 40/04 sulla fecondazione artificiale; una legge piena di difetti e tutt’altro che condivisibile per i cattolici, ma che ha sfidato l’establishment tecnocratico cercando di porre un freno alla manipolazione e alla distruzione di minuscoli esseri umani fino a quel momento liberamente praticata; oppure all’attuale situazione di stallo per qualunque disegno di legge che assimili le coppie di fatto (ed anche quelle omosessuali) alla famiglia.
Questi due fatti, certamente uniti ad altri sui quali però non è qui il caso di soffermarsi, da soli spiegano a sufficienza lo stato di nervosismo in cui si contorce quella fitta rete di soggetti ed enti (politici, economici, fondazioni, lobbies culturali, ecc.) i quali, per quanto non necessariamente legati tra loro da obiettivi omogenei, convergono, tuttavia, nell’ agitare, un giorno sì e l’altro pure da qualche anno ormai a questa parte, lo scenario truce di un ritorno dell’ “oscurantismo cattolico”, di cui l’attuale Papa sarebbe l’artefice, per un verso, e di una deriva populistico-demagogica alla sudamericana dove la corruzione dilaga, per l’altro.
Questa, dirà qualcuno, è una traccia degna di romanzo gotico che niente ha a che fare, tuttavia, con la realtà di questi giorni. Possibile.
Però, come si fa a non rilevare, anche sui più recenti avvenimenti di questi giorni, un curioso sincronismo assai simile a quello più volte già sperimentato in questi anni quando vecchie inchieste giudiziarie, spesso finite nel nulla, sono state riciclate puntualmente in occasione di appuntamenti elettorali? Anche i più scettici hanno dovuto riconoscere, obtorto collo, che non poteva trattarsi di mere coincidenze e che dietro tutto questo c’era qualche “manina” scaltra.
Ma se ciò è vero, non dovrà sembrare troppo malizioso domandarsi come mai, all’indomani delle inattese debacles di Emma Bonino e di Mercedes Presso – due autentici cavalli di razza della scuderia radicale, al cui servizio è stato messo il potente apparato del PCI-DS-PD, ed a cui era stato perfino sgombrato il campo da ogni ipotizzabile incognita elettorale – siano scoppiati due casi di impatto mediatico devastante (per i quali la verità dei fatti, se mai a qualcuno interesserà, dovrà forse cercarsi altrove): lo scandalo della pedofilia nel clero cattolico, su un fronte, e lo scoppio di una nuova tangentopoli della politica, sull’altro.
Riguardo al primo argomento, a sollevare più di un sospetto basti pensare che, quantunque anche un solo effettivo caso di pedoflia nel clero costituisca un irreparabile danno al minore abusato nonché un gravissimo scandalo da punire duramente senza se e senza ma, le denuncie portate all’attenzione dei media contro uomini di chiesa si riferiscono per la maggior parte agli anni 80 e sono stati tutti da tempo definiti (e non sempre con la condanna dei prelati).
Vi pare, dunque, troppo avventato supporre in tale improvvisa reminiscenza l’esistenza di un nesso causale con il forte richiamo fatto alla vigilia delle ultime elezioni regionali del Card. Bagnasco, fatto a nome di tutti i vescovi italiani, circa i temi discriminanti per cattolici e uomini di buona volontà nella scelta dei propri candidati, rappresentati dalla difesa della vita (e quindi la condanna di aborto ed eutanasia in ogni sua forma anche mascherata, es. testamento biologico) e della famiglia (e quindi, nel rifiuto di ogni legalizzazione, anch’essa mascherata, di coppie omosessuali)?
Riguardo, invece, al secondo argomento, anche qui pur deprecando la presenza di personaggi in odore di corruzione nel cuore del governo, può essere utile ricordare, prima di tutto a noi stessi, che, mentre la giustizia civile e penale langue lasciando i cittadini per anni, se non decenni, in attesa di una sentenza che riconosca i loro diritti, una parte consistente delle risorse umane e finanziarie destinate ad essa vengono assorbite da inchieste che girano attorno a vicende più pruriginose che altro.
Come non farsi venire il dubbio, allora, che quel centro di potere mediatico-giudiziario (e cioè, parlando fuor di metafora, il gruppo Repubblica-Espresso facente capo a De Benedetti, nemico giurato di Berlusconi, e la corrente dei giudici di Magistratura Democratica, che non ha mai fatto mistero di perseguire, nella loro funzione istituzionale, anche finalità politiche eufemisticamente chiamate “moralizzatrici”) non essendo riuscito in questi 16 lunghi anni ad eliminare politicamente chi si era messo di traverso al potere delle sinistre, abbia oggi deciso improvvisamente di cambiare strategia: non più colpire direttamente il Kapo, troppo difficile da piegare, ma fare il vuoto dietro di lui?
A chi è abituato ad orientarsi nelle mefitiche acque della politica, dove non accade nulla per caso, questo scenario chiarirebbe molte cose
L’obbiettivo scontato di tali poteri è sfiancare con gli scandali, veri o falsi non importa, le residue resistenze frapposte dal corpo elettorale: quelle sensibili al richiamo religioso, mediante le calunnie contro il Papa contro tutta la Chiesa infangandone l’immagine; quelle legate alla figura carismatica di Berlusconi, mediante un sistematico assedio mediatico e giudiziario di tutto il suo entourage che non consente alcuna efficace difesa. Tra 10 anni, forse, arriveranno le sentenze definitive che faranno luce, ma a quel punto i giochi saranno fatti e la distinzione tra innocenti o colpevoli non avrà ha nessuna rilevanza. Le teste rotolano adesso ed è questo che conta.
Intendiamoci: lo sanno tutti che il Cavaliere di Arcore non è novello Re Artù con i suoi scudieri senza macchia e paura, ma con quel che passa il convento c’è solo da augurarsi che resista il più a lungo perché dietro di lui, ad oggi, c’è il peggio.
Dunque, come dice Giovanni Cantoni, “c’è ancora tempo”, nel senso di “un tempo meno difficile” per chi volesse lavorare alla buona causa: instaurare una nuova civiltà per il terzo millennio che non potrà che essere ancora cristiana.