Articolo pubblicato su Il Timone – n. 11 Gennaio/Febbraio 2001
Una pagina rimossa della nostra storia. Centinaia di cattolici, sacerdoti e laici, uccisi dai partigiani comunisti nell’immediato dopoguerra. In odio alla fede e alla Chiesa. I testimoni tacciono. I libri di testo nascondono la verità. Viltà, paura o complicità?
di Paolo De Marchi
Il revisionismo, insomma, dovrebbe essere strumento ordinario di lavoro per uno storico, se non altro per evitare il formarsi di miti e leggende che piano piano finiscono per sovrapporsi alla verità dei fatti. Ora, una delle mitologie più solide, in Italia, nell’ultimo cinquantennio è certamente quella che riguarda la Resistenza: della quale è intoccabile la sacralità e incrollabile il giudizio totalmente positivo.
Il che spiega come, mentre molto si sa dei crimini commessi dai nazisti (e che nessuno vuole naturalmente sminuire), manchino invece del tutto studi approfonditi sui crimini commessi dai partigiani in alta Italia, e soprattutto in Emilia Romagna, nel cosiddetto Triangolo della Morte. Eppure anche un Giorgio Bocca, certo insospettabile di voler “gonfiare” le cifre, calcola in 12-15.000 il numero dei “giustiziati” dai partigiani.
Diciamo subito che il termine “giustiziati” usato da Bocca non appare esatto, perchè fra gli uccisi ci sono certamente molti fascisti, ma ancor di più ci sono persone eliminate per ragioni che con la politica avevano poco o nulla a che fare (si pensi, per stare alla realtà, ai sette fratelli Govoni – uno solo dei quali era qualificabile come fascista, e di cui l’ultima, Ida, ventenne, era madre di una bimba di pochi mesi – trucidati ad Argelato l’ 11 maggio 1945, i cui corpi verranno trovati solo nel ’51; oppure, per passare alla poesia, che spesso interpreta i fatti in modo più efficace della pura cronaca, al bellissimo racconto di Guareschi intitolato Due mani benedette).
Ma quello che qui ci interessa è sottolineare il fatto che fra questi morti ammazzati elevatissimo è il numero di cattolici, uccisi proprio in quanto cattolici, ossia perchè incarnavano agli occhi sia dei nazisti sia dei partigiani comunisti quella tragica figura del “nemico oggettivo” di cui le rivoluzioni hanno assoluto bisogno per sopravvivere.
Ebbene, di queste vittime restano dei nomi, delle date, e poco più. Perfino Il secolo del martirio, il bel libro di Andrea Riccardi di cui si è già parlato su queste pagine, nulla dice in proposito: e di questi veri martiri della fede si rischia di perdere anche la memoria, se non ci si deciderà a tentare, e presto, qualche ricerca approfondita. Eppure sono tanti: solo in Emilia Romagna sono 92 i sacerdoti e seminaristi caduti per mano dei partigiani e su l’ Osservatore Romano del 1 ° novembre 1995 Luciano Bergonzoni ne elenca i nomi, insieme a quelli di tanti altri, vittime della ferocia nazista.
Sempre nel ’95, il card. Biffi ha promosso una serie di celebrazioni commemorative, nelle parrocchie della diocesi di Bologna, dei sacerdoti uccisi prima e dopo la Liberazione, affermando che “questa impressionante serie di crimini dice che c’era a quel tempo il piano di impadronirsi politicamente della nostra società attraverso l’intimidazione della gente”; e proseguiva ribadendo il dovere del ricordo e della riconoscenza nei confronti di chi ha sacrificato la vita per ottenerci “il dono di un lungo periodo di prosperità e di pace”, sapendo “opporsi con fermezza e con efficacia al trionfo di ideologie che sembravano socialmente avanzate ed erano soltanto cieche e disumane”, e preservandoci così “dalle tristi prove toccate a molte nazioni dell’Est europeo”. Non è questa la sede per un ricordo dettagliato di tanti martiri, fra cui abbondano le figure nobili e luminose, e spesso i veri e propri eroi.
Basterà menzionare il sacrificio di don Alfonso Reggiani, ucciso ad Amola il 5 dicembre 1945, e di don Enrico Donati, parroco di Lorenzatico, ucciso il 13 maggio 1945, e ricordato espressamente dal card. Biffi, per arrivare al caso forse più famoso di tutti, quello di don Umberto Pessina, trucidato a San Martino di Correggio il 18 giugno 1946 (quindi sempre ben dopo il fatidico 25 aprile!): un delitto che invano i comunisti hanno cercato di far passare per un incidente, come è spiegato dallo storico Sandro Spreafico in un’intervista pubblicata su Avvenire del 30 dicembre 1993 (una ricostruzione dell’omicidio, che portò in carcere per dieci anni l’ allora sindaco di Correggio Germano Nicolini, pur innocente, è contenuta nello studio di Frediano Sessi, Nome di battaglia: Diavolo, uscito da Marsilio nel 2000: cfr. sull’argomento M. Corradi su Avvenire del 4 giugno 2000 e R. Festorazzi su Avvenire del 18 giugno 1996).
Tanti sacerdoti, dunque, ma anche tanti seminaristi e tanti laici, come il quindicenne Rolando Rivi, ucciso a Reggio Emilia il 10 aprile 1945, in quanto “futuro ragno nero”, o il famoso Giuseppe Fanin, apostolo dell’idea cristiana fra i braccianti e i contadini, ucciso a ventiquattro anni il 4 novembre 1948 vicino a Bologna, perchè dava fastidio il suo impegno per tradurre in pratica la dottrina sociale della Chiesa.
Un ultimo punto vorremmo ricordare: gli assassini di tanti innocenti – colpevoli solo di essere cattolici – sono stati spesso individuati, ma le condanne sono state pochissime, perchè quasi sempre essi hanno trovato, con la copertura e la connivenza del partito comunista, rifugio e ospitalità oltre la cortina di ferro. E questo va tenuto presente soprattutto oggi, quando quasi nessuno vuol più ricordare il suo passato comunista, e addirittura vuol farsi passare per liberale, ma allo stesso tempo rifiuta un serio esame di coscienza. Ci piacerebbe insomma che anche altri, e non solo i cattolici, scoprissero la grandezza e la dignità del chiedere perdono.
Tutto questo discorso è fatto qui – sia chiaro – non per riaprire ferite o per vano spirito di polemica, ma allo scopo di mantenere viva la memoria dei fatti e far risplendere la verità, che rischia altrimenti di restare sepolta sotto gli slogan e il conformismo ideologizzato; e con la speranza che la Storia – quella vera, e non quella manipolata dagli storici non revisionisti o dai manuali scolastici – insegni a evitare gli orrori del passato.
Ricorda
“Un episodio fra tanti vale la pena di riportare. Accadde il 10 aprile 1945, nella parrocchia di san Valentino di Reggio Emilia. Un seminarista quindicenne con la tonaca nera è in vacanza presso il papa contadino.
E’ un mattino di sole. Il ragazzo Rolando Rivi, dal volto pallido e infantile, esce di casa con i libri sotto braccio. Cammina una trentina di metri e si apparta in un boschetto dove inizia, all’ombra, il suo studio. Deve prepararsi agli esami. Arriva un gruppo di comunisti. Sono partigiani, ma l’odio contro la tonaca nera è rabbioso. ‘Eccolo un futuro ragno nero. Facciamolo fuori ?’ ‘Sarebbe meglio’. La sentenza non ha appelli. Rivi viene invitato a seguirli. Gli fanno togliere la tonaca che appendono al portico di una cascina, sul suo quaderno i partigiani scrivono: ‘Non cercatelo, viene un momento con noi partigiani’ e lasciano tutto lì nel boschetto. Un’ora dopo il quindicenne Rolando Rivi si era già scavato la fossa: gli estremisti lo avevano già fatto rotolare dentro e gli avevano sparato. “Un ragno nero di meno’ commentarono. Fu tutto”.
(Luciano Bergonzoni, L’esempio di tanti “eroi dimenticati”, in L’Osservatore Romano, 1/11/95).
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I nomi dei sacerdoti dell’ Emilia Romagna sacrificati in odio alla religione o per “liberare” il nostro Paese.
Bertinoro: Vincenzo Bruscoli. Giovanni Godoli.
Bologna: Luigi Balestrazzi, Medardo Barbieri, Corrado Bartolini (parroco di S. Maria in Duno, prelevato dai partigiani il 1° marzo 1945 e fatto sparire), Raffaele Bartolini (canonico della Pieve di Cento, ucciso dai partigiani la sera del 20 giugno 1945), Dogali Raffaele Busi, Ferdinando Casagrande, Enrico Donati (arciprete di Lorenzatico, ucciso il 13 maggio 1945 da elementi qualificatisi per partigiani, chiuso in un sacco e gettato in acqua), Achille Filippi (parroco di Moiola, ucciso dal comunisti il 25 luglio 1945 perchè accusato di filofascismo), Mauro Fornasari, Giovanni Fornasini (ucciso da un capitano tedesco il 13 ottobre 1944), Domenico Gianni. Arturo Giovannini, Ilario Lazzeroni, Giuseppe Lodi (ucciso dai tedeschi il 29 settembre 1944), Ubaldo Marchioni (ucciso dalle SS il 29 settembre 1944), lldebrando Mozzetti, Aggeo Montanari, Giuseppe Rasori, Alfonso Reggiani, Eligio Scanabissi, Giuseppe Tarozzi, Elia Comini, Martino Capelli, Mario Buggeri, Tarcisio Collina.
Bibliografia
Luciano Bergonzoni, Clero e Resistenza, Cantelli, Bologna 1964
Luciano Bergonzoni, Preti nella tormenta, A. Forni, Bologna 1977.
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