Comunità Ambrosiana, newsletter di Alleanza Cattolico Milano
n.136 – maggio 2014
Marco Invernizzi
Care amiche, cari amici
Il divorzio breve è stato approvato dalla Camera dei Deputati e dovrà essere confermato al Senato prima di diventare legge dello Stato. Basteranno dodici mesi per sciogliere una famiglia, sei nel caso la richiesta sia consensuale. Divorziare diventa facile come bere un bicchiere d’acqua, in una società sempre più liquida.
In questa sede interessa notare come questo sia avvenuto senza l’opposizione di nessun partito, a eccezione dei Popolari per l’Italia, che hanno votato contro come gruppo (Binetti, Gigli e Sberna). Il Nuovo Centro Destra ha votato a favore con il voto contrario motivato da tre deputati, Pagano, Calabrò e Roccella. Fratelli d’Italia ha votato a favore attraverso la dichiarazione di La Russa e la Lega ha lasciato libertà di coscienza, con il deputato Fedriga che ha motivato il suo voto contrario. Alla fine hanno votato contro il divorzio sprint soltanto trenta deputati.
Trenta persone per bene che hanno messo le proprie convinzioni morali al di sopra del partito, come per esempio il deputato Palmieri di Forza Italia, che ha votato al contrario del relatore D’Alessandro del suo stesso partito, un partito sempre più attraversato da venature laiciste.
L’applauso finale, dopo la votazione quasi plebiscitaria, suona agghiacciante. Che cosa ci sia di entusiasmante in una legge che accelera il fallimento della cellula base della società, l’unico vero ammortizzatore sociale accanto alle parrocchie, è difficile da vedere, a meno che non si affermi esplicitamente il dominio assoluto dell’individuo e dei suoi desideri sulla famiglia, e sui suoi membri più deboli, i figli e a volte le mogli. Ma questa è la dittatura del relativismo, e non è una novità.
Tradimento e follia
Ciò che sorprende è la miopia politica delle opposizioni di centro-destra, Fratelli d’Italia e Lega, e soprattutto non si capisce perché il Nuovo Centro Destra non abbia assunto una posizione contraria, apparendo succube del Pd e del politicamente corretto e costringendo alcuni suoi deputati a votare contro il loro stesso partito. Dove pensano di trovare consensi queste forze politiche se mai riusciranno a darsi una identità forte e visibile almeno a sostegno di quei princìpi fondamentali del bene comune che invece la sinistra non ha mai sposato e Forza Italia sembra avere rinnegato?
Si è ripetuto in questa triste vicenda parlamentare quanto accaduto in occasione delle elezioni europee, quando molti elettori hanno disertato i seggi anche perché non erano attratti da nessuna delle offerte politiche.
Attenzione, non sto dicendo che questi princìpi non negoziabili siano sentiti come fondamentali dalla maggioranza della società, ma è indubbio che coloro che li usano come criterio di scelta politica non trovano nessuno che li sostenga e difenda. Che questi elettori siano centinaia di migliaia o milioni non lo so, ma so che nessuno si preoccupa di loro e così loro non vanno a votare.
Non bisogna disperare
Che dire ancora? Che non bisogna disperare perché il mondo non finisce soltanto perché le classi politiche si muovono tutte all’interno del “politicamente corretto” e non riescono a capire neppure quali siano i loro interessi elettorali.
La crisi che subisce il mondo occidentale non è cominciata dalla politica e non può essere risolta dai Parlamenti. La soluzione comincia dal cuore e dalla testa degli uomini, se sapremo avvicinarli, parlando loro del Regno di Dio, che non si realizza in questo mondo, ma che può renderlo migliore.