di Piero Sinatti
Se ne è andata l’antica Pasionaria, dopo una lunga vita passata attraverso prove e sconfitte: ultima, quella del suo Partito, il comunista spagnolo (Pce), ridotto a esigui consensi e dilaniato da lotte interne e scissioni in serie dopo la fine del franchismo e il ritorno alla legalità nei secondi anni ’70.Dolores Ibarruri ha raccontato la sua vita in un libro di memorie, El unico camino (1962), che si arresta proprio all’anno della sconfitta repubblicana nella Guerra civile spagnola e alla sua partenza per l’esilio in Urss.
La sua storia e la sua fama sono legate agli anni tragici tra il ’36 e il ’39, all’epica battaglia di Madrid, ai violenti e appassionati messaggi diffusi dai microfoni ella radio della capitale spagnola. «No pasaran» – grida, dopo la sollevazione militar – falangista del 18 luglio ’36, riprendendo la celebre parola d’ordine dell’armata francese a Verdun.
Dopo il ’39 fino al ’77 c’è l’oscuro esilio in Urss. Il figlio Ruben muore combattendo a Stalingrado nell’Armata rossa. Dal ’42 al ’60 diventa segretario generale di un Pce in esilio con tronconi sparsi tra Urss, Francia e America Latina.
«Comunista che mai fu toccata da scrupoli di coscienza», la Ibarruri era nata nel 1895 a Gallarta nel Paese basco da una povera famiglia di minatori, ottava di 11 figli: vi passò – scrive – «un’infanzia triste» e «un’adolescenza senza illusioni». Fu suo marito Ruben, che la trasformò da fervente cattolica in fanatica rivoluzionaria di professione, in un Paese diviso tra feroce conservatorismo e ribellismo estremista.
Il suo destino si lega al movimento operaio biscagliano e al Pce; è infatti nel ’20 una delle fondatrici. E’ di quel periodo il nome di battaglia di Pasionaria, con cui firmava articoli contro le ingiustizie sociali sulla stampa comunista di Biscaglia. Dopo arresti e carcerazioni, nel ’30 è a Madrid nella redazione del quotidiano comunista «Mundo Obrero» e un anno dopo entra nella direzione del Pce, partito minoritario in Spagna, dove il movimento operaio e contadino era dominato da socialisti e anarchici.
Nel ’35 c’è l’evento decisivo della sua vita: partecipa a Mosca al VII Congresso del Komintern, in cui il bulgaro Dimitrov e l’italiano Togliatti teorizzano la politica delle alleanze e dei “fronti popolari”: i socialisti cessano di essere bollati come “social-fascisti”. La Ibarruri entra, come membro, nell’esecutivo del Komintern. da allora obbedirà più a questo organismo che alla disordinata direzione del Pce di Diaz e di Jesus Hernandes. Si legherà strettamente a Togliatti (“Ercoli”, “Alfredo”), destinato a prendere di fatto, la guida del Pce, che solo per l’appoggio di Mosca moltiplica forza e capacità egemonica nella Repubblica, durante la Guerra civile.
Dolores è spietata contro gli avversari: non solo nazionalisti e falangisti, ma soprattutto anarchici e trotskisti del Partito Obrero de Unidad Marxista. Partecipa con Togliatti alla repressione degli inarco-trotskisti (dopo la rivolta di Barcellona del maggio ’37), culminata nell’assassinio di Andrés Nin, capo del Poum, e di Camillo Berberi, leader anarchico italiano.
Dolores è uno strumento del komintern: del resto, fa parte con Togliatti e il francese André Marty (meglio noto come el carnicero de Albacete, per un massacro di nazionalisti in quella cittadina della Murcia), dell’Esecutivo spagnolo kominternista: sovrintendono gli agenti sovietici del Nkvd staliniana, ai quali interessa, più della sconfitta del fascismo, l’eliminazione di tutti i deviazionisti, veri o presunti, che combattono nelle Brigate internazionali antifranchiste. C’è un particolare non secondario: sarà Ramon Mercader, figlio di Caridad Mercader, militante dei nuclei femminili del Pce, formati e diretti dalla Pasionaria, l’assassino di Trotskij, esule in Messico.
Grande oratrice, sempre vestita di nero, austera nell’aspetto meno nella vita, è stata più un simbolo che una reale protagonista dotata di autonomia di pensiero e di elaborazione politica. Nella stagione dell’eurocomunismo, la Pasionaria, presidente del Pc, dal ’60 filosovietica, prima ne prende le distanze e poi lo difende durante un Plenum del Cc nel ’77 dagli attacchi dei sovietici contro Santiago Carrello. Poi c’è il silenzio degli ultimi anni, in una Spagna in cui il ricordo della Pasionaria si era fatto remoto e sbiadito.