Corriere del Sud n. 6 anno XXVIII 30 luglio 2019
La denuncia della cristianofobia che ha impedito e impedisce l’autodifesa dell’Occidente
di Giuseppe Brienza
Don Gianni Baget Bozzo, teologo, scrittore, politologo, scrittore ed opinionista, è morto l’8 maggio del 2009, a Genova, all’età di 84 anni. Nella biografia di questo originale sacerdote (originario di Savona) troviamo diversi passaggi che possono apparire contraddittori: a 19 anni si iscrive alla Dc genovese, partecipa alla liberazione di Radio Genova, diventa il leader dei giovani democristiani e il responsabile del centro per la formazione dei quadri, alla fine degli anni quaranta con l’allora vicesegretario Giuseppe Dossetti e, dal 1950 al ’53 con la segreteria di Guido Gonella.
Ma dopo appoggia la destra cattolica anti-Dc (fonda e dirige i Centri per l’Ordine civile e nel 1974 scrive una famosa e molto critica “Storia della Dc“), quindi negli anni ottanta approda ai socialisti di Bettino Craxi e, infine, dal 1994 sostiene Silvio Berlusconi e la sfida di Forza Italia.
Il suo approccio dal punto di vista dottrinale del tutto tradizionale, e lo dobbiamo alla vicinanza spirituale e alla formazione che, fin da ragazzo, riceve dal cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, che lo ebbe come allievo al liceo ginnasio Andrea Doria, “storico” di questa città.
A sessant’anni, però, Siri si ritrova però di fronte a quel “prete disobbediente” (sospeso “a divinis” e con proibizione di indossare l’abito ecclesiastico) che si candida senza permesso (ed è eletto ad eurodeputato) del PSI (maggio 1984).
Dal tribunale diocesano Don Gianni è quindi riconosciuto colpevole dei reati di «disobbedienza all’ordinario, di comportamento sconveniente o comunque alieno allo stato clericale e di parte attiva avuta in partiti politici».
Ma Baget Bozzo replica alle accuse colpo su colpo: «io continuo a far politica, a scrivere non per abbandonare il mio stato di cristiano e di prete, ma per accrescerlo… Il cardinale Siri che è un uomo di fede, ha più volte capito ed accettato queste cose che non sono certo per lui una mia recente improvvisazione. Ma una cosa ha sempre temuto, da vescovo: lo scandalo dei fedeli. Forse è una risposta impropria dire che se i fedeli non sono scandalizzati dalla Dc non lo possono essere nemmeno dai socialisti o dai radicali… Né il cardinale né io siamo capaci di fare compromessi sui principi: ed è forse questo ciò che rende i nostri rapporti tanto spontanei quanto difficili».
Siccome un collega, noto vaticanista, ha recentemente rievocato, a mio avviso in maniera discutibile ed improvvida, come principale “lascito” di don Gianni quello della «difesa degli omosessuali» (Luigi Accattoli, Baget che anticipa Francesco. Un lascito a dieci anni dalla morte, Il Regno online, 22 luglio 2019), credo sia qui utile riprenderne, sia pure brevemente, il “profetico” insegnamento sull’attuale scontro fra islam e Cristianesimo.
Uno dei libri che rimangono infatti di grande attualità di Baget Bozzo è Di fronte all’Islam. Il grande conflitto, comparso originariamente dall’editore Marietti nel 2001 e di recente ripubblicato dalla casa editrice De Ferrari di Genova. La tesi di fondo è quella dell’inconciliabilità tra Cristianesimo e Islam, che Baget Bozzo fonda su ragioni teologiche e che, quindi, rimangono valide sempre.
Non a caso i fatti della cronaca, gli attentati, il fondamentalismo, il martirio dei cristiani nei paesi islamici sono purtroppo la conferma giornaliera della veridicità della sua tesi. Dedicato «ai martiri cristiani dell’Islam», questo libro si rivela fin dalle prime pagine tanto esplosivo per una ricostruzione disincantata sull’universo teologico islamico quanto “istruttivo” perché uscito praticamente in concomitanza con gli attentati di New York dell’11 settembre 2001.
Solo in parte in linea con le analisi sullo Scontro di civiltà (Clash of Civilisations) dello scienziato politico statunitense Samuel Huntington (libro uscito nel 1996), Di fronte all’Islam si presenta piuttosto più in sintonia con le diagnosi che un personaggio molto diverso da Baget Bozzo come Oriana Fallaci (1929-2006) andava facendo in quegli ultimi.
Il libro vede fin dall’Introduzione chiaramente esposto il suo punto di partenza, ovvero «il riconoscimento della differenza [come] sola via che garantisce ad un tempo verità e libertà».
Il rapporto tra islam e Cristianità, scrive Baget Bozzo,«ha forgiato la storia europea. L’Europa si è disegnata per quello che è innanzi all’Islam… Senza l’Islam l’Oriente sarebbe stato cristiano come l’Occidente» (p. 11). Infatti l’islam, aggiunge il sacerdote, «ha fatto la guerra santa al Cristianesimo. Le terre che erano le protagoniste del Cristianesimo nei primi secoli (l’Asia minore, l’Africa) sono divenute terre islamiche… E per secoli vi fu la possibilità che all’Europa occidentale accadesse lo stesso» (p. 17).
Nelle ultime pagine di un altro libro esplicitamente “profetico” sul tema, dal significativo titolo Profezia (2002), leggiamo inoltre: «l’escatologia dell’islam, il paradiso islamico è questo mondo, senza i non musulmani».
Ma Baget Bozzo ha sempre creduto e “predicato” la vittoria dell’Occidente, perché l’islam secondo lui ha ormai abbassato la sua «qualità civile, umana, culturale, segnando un Dio di pura sottomissione, da cui l’Islam non può avere un progresso moderno».
Come si fa a dimenticare, si chiede provocatoriamente Don Gianni, che la storia dell’islam «è la storia di una guerra contro il cristianesimo da quando è nato fino ad oggi?». Quello islamico, in definitiva, non può essere il Dio della croce e delle Resurrezione perché è sempre stato il Dio della guerra. Ecco perché Baget ha sempre invitato a valutare oggi l’islam, allo stesso tempo e sullo stesso piano, «sia per quanto riguarda il versante, diciamo così, del terrorismo, sia per quello della migrazione musulmana».
Secondo lui occorreva a tal fine riscoprire pienamente quella “connessione” tra Cristianesimo e libertà civile che è un frutto indelebile del Vangelo, dal quale discende il «compito nostro di cristiani di difendere per tutti la libertà… e la libertà di tutti. Quindi anche la libertà di non essere cristiani».
Un prete ribelle alle regole e alle gerarchie Don Gianni – famosa fu anche quella sua intervista a Penthouse… -, ma indubbiamente un cristiano rigoroso e “consacrato” alla politica, come l’ha efficacemente definito Giuliano Ferrara.
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Gianni Baget Bozzo
Due testi “profetici” sul jihad del XXI secolo
«“La Stampa” non dice che sono i musulmani [nei vari teatri di guerra del jihad] a uccidere perché è un giornale politicamente corretto. Ma insomma il fatto è uno: dalla Nigeria alla Costa d’Avorio, dal Sudan al Pakistan, dall’Afghanistan alle Molucche, da Timor alla Malesia, dall’Egitto alla Somalia, il “tiro al piccione” è il “tiro al cristiano”. […] Dagli al cristiano… la cosa non fa notizia… Sparare sul cristiano è divenuto un fatto politicamente corretto. Al massimo, in cronaca nera» (Guerra santa contro i cristiani, inTempi, n. 12 – 28 marzo 2001).
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«L’islam [con gli attentati dell’11 settembre 2001] ha rivelato il suo vero volto e la sua dimensione anticristiana colpendo con un attentato suicida New York e Washington, prendendo di sorpresa l’America che non aveva ancora compreso l’essenza anticristiana della religione musulmana.[…]Ora la guerra dell’Occidente contro l’islam politico sostituirà la guerra contro il comunismo e rimpiangeremo i comunisti come avversari, erano molto più umani e leali. Non ci vergogneremo più dei Crociati perché capiremo che la Cristianità dovette sostenere l’invasione islamica per dieci secoli, non ci vergogneremo dei solfati cristiani perché Gesù non si è vergognato dei centurioni romani»(Ma io vi dico che l’islam politico è il nemico dell’Occidente, in Tempi, n. 37 – 13 settembre 2001).