[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Devo a Vittorio Messori, assiduo lettore di questa rubrica, la segnalazione di un antico libriccino da cui traggo le informazioni che seguono. Della vita di s. Donato martire non abbiamo molto, però sappiamo che era venerato come patrono dei panettieri e veniva invocato contro la febbre, la grandine, gli uragani e gli incendi.
Un gran numero di parrocchie in Lussemburgo e in Francia (soprattutto in Lorena) gli sono intitolate. E molti luoghi, anche in Italia, portano il suo nome. Da ogni dove i fedeli accorrevano per porre biglietti, immagini, medaglie o altro a contatto con le reliquie di questo santo. Gli oggetti venivano poi applicati sulle case, nelle torri, nei campi, nelle vigne, nei giardini. A protezione, appunto, dagli incendi, la grandine, gli uragani.
L’antica invocazione che gli si indirizzava era questa: «O Dio infinitamente buono che mai avete rifiutato cuori contriti e umiliati, vi supplichiamo, per i meriti e l’intercessione del vostro glorioso martire san Donato, di allontanare dalle nostre persone, case, campi, vigne e foreste tutti gli effetti funesti del tuono e della folgore, affinché voi siate sempre più onorato nei vostri santi; i nostri cuori siano attraversati dal vostro salutare timore e, con una buona morte, ci sia possibile evitare lo spaventoso colpo dì tuono con cui fulminerete nell’Ultimo giudizio i reprobi: Andate, maIedetti, nel fuoco eterno. Così sia».
L’obsolescenza di questa preghiera si vede nel risalto dato al Dio-giudice, del tutto scomparso dalle omelie e dalla catechesi. Un Dio-babbonatale si presume molto più accetto in tempi di edonismo. I nostri.
il Giornale – 30 giugno 2000