Due femministe sgonfiano le bugie gender

La Verità 14 Settembre 2024  

Il nuovo libro dell’autorevole filosofo Cavarero Guaraldo ribadisce che i sessi sono due, che solo la donna procrea e che quella dei baby trans è una deriva pericolosa. Unico limite: la diffidenza verso i conservatori, paladini del femminile contro i soprusi Lgbt.

di Francesco Borgonovo

«Il fatto della differenza sessuale non è mai passato inosservato nella storia umana, ed è anzi balzato sempre in primo piano come tipicamente succede a fatti che riguardano il corpo. Perché, se è vero che l’animale umano è diverso dagli altri animali in quanto è il solo ad avere un linguaggio simbolico, è altrettanto vero, e in un certo senso ovvio, che questa capacità simbolica, questo dare significato alle cose inserendole in un orizzonte complessivo di senso, riguardi innanzitutto la corporeità e i suoi fatti più evidenti». Prende le mosse da questa costatazione uno dei libri più interessanti che siano usciti negli ultimi tempi, un saggio che è al contempo manifesto con tratti battaglieri e testo educativo per chi volesse orientarsi nell’intricatissima matassa che è divenuto il dibattito sul gender. Si intitola Donna si nasce (e qualche volta lo si diventa). Lo pubblica Mondadori e lo firmano due filosofe italiane di rilievo internazionale, Adriana Cavalero – una istituzione nel suo campo – e Oliviera Guaraldo, ordinaria di Filosofia politica a Verona.

Sono due esponenti del nobile e oggi quasi dimenticato «femminismo della differenza». Due donne che, ovviamente in modo riduttivo, si potrebbero collocare nell’universo della sinistra. Ma che marcano una netta distanza dalle banalità contemporanee sulla fluidità di genere e rimettono ordine nel caos transfemminista. Lo fanno partendo dal dato fondamentale che è, appunto, l’esistenza di due sessi, due e non altri. Un confine che oggi viene messo costantemente in discussione, generando un chiacchiericcio che con notevole frequenza occupa le cronache e, purtroppo, influenza anche le decisioni politiche e sanitarie delle nazioni occidentali.

Cavarero e Guaraldo spiegano che il femminismo e i movimenti cosiddetti queer sono stati a lungo vicini e alleati. Ma «come si evince dalla recente proposta di eliminare la parola “donna” sostituendola con “persona con utero” o “persona mestruata”, le cose sono però oggi molto cambiate. L’alleanza di un tempo si è inevitabilmente tramutata in una specie di ostilità. E’ infatti ovvio che il femminismo senta come ostile un linguaggio che elimina la parola “donna”. […] La vecchia e sperimentata complicità fra il femminismo e le varie minoranze sessuali, un tempo alleate nel contrastare il sistema di dominio patriarcale, si è oggi mutata nella contrapposizione di una larga parte di queste minoranze sessuali al femminismo stesso. Nella misura in cui il femminismo si occupa delle donne, e magari sostiene che i sessi sono due, esso infatti incorre nell’accusa di usare un linguaggio discriminatorio, se non di rappresentare una posizione omofoba e transfobica».

Già, le due autrici rientrano nel novero delle femministe che gli attivisti Lgbtq usano chiamare con spregio Terf, ovvero Trans exclusionary radical femminist. Sono probabilmente entrambe consapevoli degli attacchi che potrebbero attirarsi con il loro scritto. Eppure non arretrano, anzi fissano alcuni punti fondamentali. Tanto per cominciare ribadiscono che «la differenza sessuale acquista una visibilità particolare come il fatto della capacità procreativa delle donne». Tradotto e semplificato: le donne, e solo le donne, possono essere madri. E non si tratta di un mero dato biologico, ma pure di un potente fatto culturale. Di più: un fatto politico

certi "diritti" ledono la dignità umanaCavarero e Guaraldo ricordano infatti quale sia il grande dono del materno alla civiltà: la relazione. Se è vero infatti (e forse qui le due studiose non saranno d’accordo) che caratteristica del maschile è lo slancio verso l’alto, una sorta di moto di indipendenza, è anche vero che nell’auspicabile equilibrio, anzi congiunzione, fra gli opposti il femminile porta anche e soprattutto la forza del legame: con la terra, la natura e la realtà. Un legame di cui oggi sentiamo la mancanza.

«In sintonia  con una larga parte della teoria femminista, il pensiero della differenza sessuale insiste sul tema della relazione in modo cospicuo – un modo che può perfino apparire enfatico», scrivono. «L’enfasi è però giustificata perché è principalmente dovuta allo sforzo di contrastare la dottrina individualista che caratterizza il pensiero politico moderno, ovvero una dottrina al cui centro sta la nozione astratta di un individuo libero e autonomo, autosufficiente e indipendente, una sorta di soggetto sovrano, fondato in sé e che vale per sé, a prescindere da qualsiasi relazione. In sostanza si tratta del ben noto individuo, il cui concetto ha ormai colonizzato il senso comune, che compare in campo giuridico come titolare di diritti, e funge invece, nell’ambito del mercato, come depositario di incessanti desideri, più o meno indotti ma illimitati, che lo rendono il protagonista ideale di una economia del consumo».

Stabilita con forza l’importanza della madre Cavarero e Guaraldo passano in rassegna alcuni dei temi più scottanti della discussione attuale. Un breve capitolo è ad esempio dedicato all’intersessualità, e se ne consiglia caldamente la lettura come antidoto al delirante tormentone estivo sul pugilato femminile. Senza entrare in polemica, le due autrici fanno capire che la pretesa di smontare la differenza sessuale biologica sfruttando il dato incontrovertibile dell’esistenza degli intersex è risibile, dato che secondo alcune statistiche essi sarebbero appena lo 0,018% della popolazione. Un filo volgarmente potremmo dire: l’eccezione che conferma la regola.

Di enorme interesse pure la riflessione che le due autrici svolgono sulla questione trans, in particolare i passaggi riguardanti il cambiamento di sesso fra minorenni. «Un’altra ragione dell’ampia diffusione della richiesta di cambiare identità di genere – a dispetto dell’invasività delle terapie ormonali e degli eventuali interventi di chirurgia demolitiva che molte adolescenti richiedono – potrebbe essere riconducibile alla cultura propria delle società iper-individualiste della tarda modernità occidentale, al cui centro campeggia la legittimità indiscussa delle scelte e delle preferenze del singolo, le quali divengono, grazie anche alle innovazioni tecnico-scientifiche, una possibilità concreta di cambiare i corpi», scrivono Cavarero e Guaraldo. «Già sul piano meramente linguistico, il termine self-it (l’autodeterminazione dell’identità di genere, ndr) è un esempio di questa tendenza iper-individualista, anche definibile come iper-liberista. La consapevolezza del limite, di ciò che è “dato” e non “fatto”, va sempre più assottigliandosi, in favore di una modificabilità potenzialmente infinita del corpo umano, quasi a volerne negare la datità e la finitezza». C’è poco da aggiungere.

Le due filosofie hanno scelto una strada di non belligeranza, nel senso che prendono estremamente sul serio tutte le posizioni contrarie alla loro e le rispettano, ma definiscono con fermezza il proprio orizzonte. Si oppongono all’utero in affitto, smontano la gran parte dei luoghi comuni e delle frasi fatte che circolano riguardo la già citata fluidità. Il risultato è un testo denso e molto importante, un antidoto strepitoso al conformismo diffuso.

Con un solo difetto, Cavarero e Guaraldo ci tengono molto a prendere le distanze dal pensiero conservatore, dai cattolici e dai provita. Per carità: legittimo e financo comprensibile, visto l’ambiente in cui entrambe si muovono. Tocca però far notare una piccola verità: i cattivoni sopra elencati sono stati i primi a difendere la dignità femminile, abbattersi contro chi voleva cancellare la parola donna e la realtà della femmina; infatti sono stati mostrificati dai progressisti tutti. Gli stessi progressisti che oggi mostrificano le presunte Terf questo ci insegna che, talvolta, conviene essere meno schizzinosi.

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