Secondo il solito Veronesi la pillola non ha controindicazioni ma per le femministe del Women Health Center aumenta il rischio di ictus, attacco cardiaco, cancro al fegato e alla cervice uterina. La “cultura” della pillola ha imposto anche da noi la politica del figlio unico
di Carlo Bellieni
E spiega che “in Italia la pillola è stata ostracizzata. L’hanno fatto i misogini, perché la pillola è uno strumento offerto dalla scienza alla donna per sottrarsi a un asservimento millenario al maschio. […] La pillola va favorita, le sue proprietà anticancro vanno ben spiegate e il preservativo […] deve essere considerato un elemento integrante del rituale del rapporto sessuale”.
Ciò detto, ci lascia un po’ perplessi leggere addirittura sul sito del Feminist Women Health Center – certo non ostile agli anticoncezionali- che tra gli svantaggi della pillola c’è un “aumentato rischio di attacco cardiaco e di ictus” e sul sito del National Cancer Institute che, certo, la pillola diminuisce il rischio di cancro dell’ovaio e dell’endometrio, ma aumenterebbe il rischio di cancro della cervice uterina e in particolare di cancro del fegato. Dunque, qualche problema c’è e non solo di ordine morale.
Ci sembra allora opportuno consigliare prudenza: d’altronde si tratta di autosomministrarsi ormoni per anni e anni, e questo è un livello di medicalizzazione estremamente forte. È possibile che l’unica via per vivere una vita sessuale armonica sia quella medica? E non sarà eccessivo pensare il preservativo come parte integrante del rapporto sessuale, che – magari- spesso avviene in coppie stabili, rispettose della parola datasi, e magari (perché no?) aperte alla vita?
Quello che non ci va giù degli anticoncezionali, mettendo un momento da parte i criteri morali che ognuno (ateo, ebreo, musulmano, cristiano, buddista) può avere, è che quando si parla di sesso si parla solo di loro. Come se parlare di sesso fosse parlare di come non aver figli.
Insomma, viviamo in una società in cui i tabù si sono invertiti: tutto il sesso che volete, ma per carità, niente bambini; a meno che non abbiate già un lavoro stabile, una casa, un reddito alto, e la certezza di farne solo uno, massimo due (“che carini! Avete fatto la coppia”, come se si parlasse di cagnolini), altrimenti vi prendono per matti.
E non venite a dire che questo dipende dalla società dura e cattiva, perché se vi guardate davvero intorno, anche chi è ricco, potente, con ville e auto lussuose, più di uno-due figli non ne fa; allora il problema non è economico (che andrebbe comunque risolto), ma culturale: è una politica del figlio unico di stato come in Cina, solo che lì la impongono le leggi, qui gli sguardi dei vicini.
Oggi lo sappiamo tutti, il problema non è fare troppi figli, ma che non se ne fanno più e si assiste a un decremento demografico angosciante: niente più bambini nelle strade, niente più giovani al lavoro, ma tanti anziani che non hanno più chi li assiste e adulti che dovranno lavorare all’infinito per pagarsi una pensione
Non si tratta certo di far figli per motivi economici, ma riprendiamo a leggere nel cuore della gente, che secondo l’Istat a 15 anni vorrebbe una famiglia numerosa e a 30 a stento ha il coraggio e il modo di fare un figlio! L’educazione sessuale che vorremmo dovrebbe essere più che un deterrente verso l’idea di avere un figlio, come ha ben spiegato di recente il Papa, e per questo dobbiamo impegnarci.