Newletter di Giulio Meotti
19 Settembre 2021
Erdogan lo tratta come il capo dell’esercito. E’ il ministro turco degli Affari religiosi. 130.000 dipendenti, un budget come sette ministeri, migliaia di moschee nel mondo e un progetto di conquista
di Giulio Meotti
Nel 1924, Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore della Repubblica turca, istituì una Direzione degli affari religiosi (Diyanet) per controllare rigorosamente la religione. Quando Recep Tayyip Erdogan è salito al potere nel 2002 ha preservato l’istituzione, ma come uno strumento per islamizzare la società.
Nel 2017 Ali Erbas ne ha preso il comando. Erbas è rimasto pressoché sconosciuto fino a quando la Basilica-Museo di Santa Sofia è stata ritrasformata in moschea. Quel giorno, Erbas sale sul pulpito, armato di una lunga sciabola.
Il governo turco ha appena posto Erbas al 12esimo posto nel protocollo statale, al di sopra del Capo di stato maggiore, secondo quanto riferito da Deutsche Welle. Il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) di Erdogan ha quadruplicato il budget di Diyanet durante i suoi 18 anni al potere. “Oggi Diyanet appare come una gigantesca holding o come uno stato nello stato”, ha detto il teologo Cemil Kılıç a Deutsche Welle.
“Il capo di Diyanet aveva sempre riferito a un ministro, ma Erdogan ha elevato lo status del nuovo leader, Ali Erbas, a quello di vicepresidente di fatto” racconta il Washington Post. “Erbas ora partecipa regolarmente ai principali eventi pubblici al fianco di Erdogan, benedicendo tutto, dal terzo ponte di Istanbul sul Bosforo alla campagna della Turchia contro la milizia curda in Siria”. La Turchia va in guerra contro gli armeni?
Erbas benedice le armi. Quando Erdogan ha dato istruzioni di portare l’Islam anche negli asili nido turchi con un canale televisivo, Erbas ha detto: “Per anni abbiamo nutrito i nostri figli con cartoni stranieri. Ora plasmeremo il carattere dei nostri figli con programmi basati sul Corano e sulla Sunna”. Vogliono islamizzare la Turchia e l’Europa.
Nel 2002, la Turchia aveva 450 scuole islamiche del Diyanet con 63.000 studenti. Questo numero è salito nel 2019 a 5.138 scuole con 1,3 milioni di studenti. Il Diyanet intende costruire 30 gigantesche moschee in cinque i continenti. Finora ha costruito 103 moschee in 12 paesi per un costo di 440 milioni di euro. E’ uno dei centri mondiali dell’Islam politico, specie in Europa. Europa che Erbas conosce bene, avendo anche insegnato all’Università di Strasburgo.
Oggi il suo ministero controlla, direttamente o tramite fondazioni legate ad Ankara, 400 su 2.500 moschee in Francia, 900 moschee in Germania, 70 moschee in Belgio, 146 moschee in Olanda, 60 in Austria, 27 in Danimarca… Fra il 2006 e il 2015, il bilancio di questo mega ministero religioso turco è quadruplicato e il numero dei dipendenti raddoppiato, arrivando alla presenza in 145 paesi con 2 miliardi di euro di budget. E’ più del budget di sette ministeri turchi e il doppio del budget del Ministero degli Affari Esteri.
Quando Erdogan prese il potere, il Diyanet aveva 72.000 dipendenti. Oggi 130.000. Nel 2020-2023, ci si aspetta una spesa di 10 miliardi di euro. Per capire l’influenza del ministero di Erbas in Germania… Armin Laschet, candidato alla cancelliera per la CDU, ha dato al governo turco tramite l’organizzazione Ditib, legata a Diyanet, voce in capitolo sull’insegnamento nelle scuole tedesche nel tentativo di ottenere voti dalla minoranza turca.
Un tribunale di Münster ha stabilito che una moschea è autorizzata a eseguire la chiamata alla preghiera del venerdì con gli altoparlanti. A fine agosto, Erdogan era con Erbas in Bosnia, a inaugurare una nuova moschea costruita su una del XVI secolo. Vogliono riportare i fasti ottomani nei Balcani.
Poi l’annuncio che a Roubaix, in Francia, aprirà la Grande Moschea turca. Poi un’altra moschea turca sempre in Francia, a Valenton. E poi un’altra ancora a Saint-Vaast in Belgio. Questo per restare alla cronaca dell’ultimo mese.
E per non tornare sul mega progetto della Grande Moschea di Strasburgo, anche questa sotto l’egida del ministro turco: due minareti di 36 metri e 30 cupole, per quella che il mensile Causeur definisce “la moschea della conquista”. Sarà una copia della prima moschea costruita dai turchi alla conquista di Costantinopoli nel 1453.
Una moschea in stile ottomano con quattro minareti e la bandiera della Turchia è stata eretta di recente nel centro di Pristina, capitale del Kosovo. Costo stimato: 35-40 milioni di dollari. Diyanet sta finanziando il progetto. Come a Tirana, in Albania, dove sorge la più grande moschea dei Balcani.
Erdogan ed Erbas sono a dir poco ambiziosi nei loro piani: la “più grande moschea dei Balcani“, la “più grande moschea dell’Africa occidentale”, la “più grande moschea dell’Asia centrale” e “la più grande moschea d’Europa”. Nel 2018, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha ordinato la chiusura di sette moschee costruite da Diyanet e ha deportato 60 imam e le loro famiglie con legami con la Turchia come parte della “lotta contro l’Islam politico”.
E in Francia Emmanuel Macron ha iniziato a prendere di mira le attività turche. Diyanet ha affermato che le ragazze possono rimanere incinte e sposarsi all’età di 9 anni. Pertanto, le preoccupazioni per le attività di Diyanet in Europa non si limitano alla costruzione di moschee, ma alla sua influenza culturale e sociale.
E’ stata appena inaugurata la Grande Moschea del Ghana nella capitale Accra. Con una capienza di 15.000 fedeli, è la seconda più grande dell’Africa, dopo quella di Massalikul Jinaan, in Senegal. Costata 10 milioni di euro e destinata a essere una replica della Moschea Blu di Istanbul, la moschea è stata finanziata dalla Turchia. E chi c’era a inaugurarla? Ali Erbas.
Perché tanto attivismo islamico in un paese dove il 70 per cento della popolazione è cristiana? Domanda retorica. Diyanet è uno dei più grandi costruttori di moschee al mondo, come in Bulgaria. La prima preghiera islamica con altoparlanti in Svezia?
In una moschea di Erbas, a Stoccolma. Ali Erbas, e con lui Erdogan, è a capo di un progetto globale di esportazione dell’Islam legato ai Fratelli Musulmani. In una riunione a Colonia, dove ha inaugurato la più grande moschea della Germania, Erbas con Hussein Mohammed Halawa, segretario del Consiglio europeo per la fatwa e la ricerca dei Fratelli Musulmani (legata all’imam Yusuf al-Qaradawi), ha lanciato un piano di infiltrazione del Vecchio Continente. Per dirla con Erbas, la Jihad si può fare “con le mani o con le parole”. E nelle sue moschee in Germania si recitano i “versetti della conquista”.
Quando apriremo gli occhi sul progetto turco?