La Nuova Bussola quotidiana 22 Gennaio 2019
Katrina Spade è una designer di Seattle che ha avviato un programma pilota per riuscire a compostare cadaveri umani da usare poi come concime. Si rimane costernati di fronte a questa nuova trovata tra il macabro e l’ecologico, frutto di una cultura che ha rinnegato Dio e dimenticato che siamo stati creati con un’anima immortale.
di Tommaso Scandroglio
“Polvere sei e polvere ritornerai” dovrà essere sostituito da “Compost sei e compost ritornerai”. La storia è questa. Katrina Spade è una designer di Seattle. Presso l’Università del Massachusetts inizia a fare ricerche sugli stadi di decomposizione del nostro corpo. Un giorno le viene un’idea mentre parla del compostaggio animale con un’amica: realizzare un compost umano.
Come è noto, il compost è il risultato della decomposizione di materie organiche, soprattutto vegetali, usato per fertilizzare il terreno. Ecco, la Spade ha avviato un programma pilota di 75.000 dollari presso la Washington State University per riuscire a compostare cadaveri umani da usare poi come concime in agricoltura. Si chiama “human composting”. Il procedimento è il seguente: il caro estinto viene imbalsamato, avvolto in un sudario e poi inserito in un cilindro dove c’è materiale organico che aiuterebbe la decomposizione rapida, quali trucioli di legno, erba medica e paglia. Il procedimento è così celere che nel giro di un mese il nonno Adalgiso è diventato compost. Il principio rovescia quello seguito dagli antichi Egizi: conservare il corpo il più a lungo possibile mummificandolo.
L’idea del compostaggio umano soddisfa due esigenze: ridurre i costi dell’inumazione e l’impatto ambientale. In merito al primo aspetto trasformare il de cuius in qualche chilo di concime costerebbe 5.500 dollari, contro i 7.000 della sepoltura tradizionale, secondo i dati della National Funeral Director Association. In merito al secondo aspetto l’ecomorte farà felici gli ambientalisti per più motivi. In primo luogo, ci raccontano gli esperti, la sepoltura normale lascia percolare nel terreno sostanze chimiche pericolose, non così l’human composting. In secondo luogo non poteva mancare il problema della CO2. Nonno Adalgiso, varcando le soglie dell’eternità come fertilizzante, rilascia meno anidride carbonica rispetto alla cremazione. Insomma il compost umano è una trovata geniale per un funerale ecosostenibile e dimostra senso di responsabilità ambientale del defunto e dei parenti…
Tutto è pronto per iniziare a compostare gli esseri umani, manca solo l’ok dello Stato di Washington. I democratici avevano già provato a introdurre l’human composting nel 2017, ma senza successo a motivo dell’opposizione della Chiesa Cattolica. Ora tornano alla carica. Secondo il democratico Jamie Pedersen, l’idea ha trovato – è proprio il caso di dirlo – terreno fertile tra i cittadini, «entusiasti di diventare un albero o di avere una differente alternativa per se stessi», ha raccontato a Nbc News.
Chi rimane costernato di fronte a questa nuova trovata tra il macabro e l’ecologico e quindi tra il nero funereo e il verde ambientalista, perché poca rispettosa della dignità umana, potrebbe trovarsi a superare questa obiezione: il compostaggio umano riproduce ciò che avviene in natura dopo una sepoltura, ma solo più velocemente. Le cose non stanno proprio così. La sepoltura è un rituale da sempre religioso e anche quando fosse realizzato con spirito ateo sopravvive un certo rispetto per le spoglie mortali, pur consapevoli che quelle spoglie saranno cibo per i vermi. Quindi la sepoltura vuole esprimere sempre rispetto per il defunto e con dolore si tollera che l’amato diventi concime, si sopporta questo tragico effetto del peccato originale che ci ha fatto appunto mortali. Nel caso dell’human composting, invece, l’effetto tollerato e non ricercato, diventa fine voluto direttamente e addio al rispetto per la persona che non c’è più. In sintesi, la persona viene usata come concime e il funerale è solo un pretesto.
Il compostaggio umano esprime compiutamente la deriva nichilista e immanentista in cui stiamo affogando. L’uomo è solo materia organica, privo di anima, non vale niente. E infatti già oggi viene ucciso nel ventre della propria madre e su di lui si compiono esprimenti letali quando non è ancora venuto alla luce. Giusto allora che venga usato anche come sterco. L’uomo è solo fango, Dio non ha mai insufflato in esso un’anima immortale. Per questo motivo l’uomo non viene da Dio e non ritorna a Lui dopo morto, ma viene dalla dea Terra e ritorna a essere terra una volta che ha chiuso gli occhi per sempre. Inoltre è da decenni che ci dicono che l’uomo non è ecosostenibile, che è l’ospite meno gradito del pianeta Terra. Ora con il fertilizzante umano l’uomo ha la chance di riscattarsi addirittura dopo morto, di avere non solo il pollice ma tutto il corpo verde, ha dunque la possibilità di impattare meno nell’ambiente, risarcendo un poco, da morto, tutti quei danni che da vivo sta facendo. Inoltre l’human composting è l’apogeo del riciclo che qui tocca vette insperate: riciclare anche gli esseri umani. Non si butta via niente, come e meglio del maiale.
Infine, dato che l’uomo rimane sempre un essere religioso, nel compostaggio umano riverberano un poco alcune filosofie animiste e reincarnazioniste. La famiglia Rossi riceverà così il nonno compostato in una scatola e userà il nonno per fertilizzare l’orto o il giardino. In tal modo il nonno potrà diventare parte di loro una volta che si saranno seduti a tavola oppure lo potranno avere sempre accanto allorché, passeggiando in giardino, accarezzeranno le foglie novelle dell’azalea appena piantata. Anche Foscolo benedirebbe il compostaggio umano, ne siamo certi. Infatti è pratica che aiuta a ricordare l’estinto: ogni volta che butteremo qualcosa nel sacchetto del compost che teniamo in casa, il nostro pensiero, anche senza volerlo, volerà al caro nonno Adalgiso.
Non più lapidi e foto su cui piangere e mettere un fiore. Sarà il fiore stesso che darà nuova ‘vita’ al trapassato.