Il Borghese anno XXI n. 5 Maggio 2021
di GiuseppeBrienza
Mentre il Consiglio dei Ministri del 4 marzo scorso, su proposta del presidente Draghi e del ministro dell’Interno Lamorgese, ha rinviato “causa Covid” le elezioni amministrative e suppletive che avrebbero dovuto svolgersi in primavera «in una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021», alle politiche regolarmente tenutesi in Olanda dal 15 al 17 marzo si è vista un’affluenza più alta che mai: l’81%!
Si conferma a capo del governo (lo è dal 2010) il liberale Mark Rutte, con il 22,1% dei voti e 36 seggi (+3 rispetto al 2017) a premio della continuità promessa e dell’affidabilità sui conti pubblici e non solo. Un quarto degli elettori, però, ha incrementato la sua fiducia nei confronti del fronte “sovranista” e anti-Ue, sebbene le veline dei grandi media eurocratici e globalisti abbiano diffuso da noi e altrove la falsa informazione del «crollo delle destre».
In effetti, lo spoglio dei voti non ha premiato il PVV (Partito per la Libertà) di Geert Wilders, che si è attestato all’11,3%, perdendo 3 seggi alla Camera (17 contro 20) e sicuramente molti voti rispetto alle ultime elezioni politiche nazionali. Peccato però che gli altri due movimenti sovranisti e anti-Ue, il Fvd (Forum per la democrazia) di Thierry Baudet e il JA21 di Joost Eerdmans si siano, rispettivamente, conquistati 7 seggi (+5) e 3 seggi (+3), con percentuali di voto del 5% e del 3%.
Quindi, sommando i voti ricevuti dai tre partiti di destra si arriva quasi al 20%, con un rafforzamento del voto di protesta e per il cambiamento rispetto a quanto registrato alle ultime politiche di quattro anni fa. Semmai il fronte antiglobalista “perde” perché guidato da tre leader che vanno ciascuno per conto proprio… Insomma, il solito personalismo, questo antinazionale sì!
Ma questa volta c’è una novità, non registrata dai media italiani perché evidentemente non gradita. Invece che sostituire nella coalizione di governo uscente (Rutte III) i seggi persi dai cristiano-democratici del ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, scesi da 19 a 15 seggi, e l’Unione cristiana (5 seggi) con quelli dei partiti di sinistra (dal laburista PvdA alla sinistra di Sp ai Verdi), il “Camaleonte”, com’è soprannominato il premier per la sua capacità di adattarsi alle situazioni più diversificate, ha deciso di rivolgersi ai sovranisti moderati del Ja21!
Sì, al momento in cui scriviamo (29 marzo) pare infatti che proprio la formazione di Joost Eerdmans sia in dirittura di arrivo per comporre, assieme ai democristiani del Cda, al partito di centro-sinistra liberale D66 ed al suo Vvd (Partito popolare per la libertà e la democrazia) il nuovo Governo Rutte IV. In pratica, dopo averli ben conosciuti grazie ai suoi undici anni al potere, il premier ha (forse definitivamente) smesso di guardare a sinistra…
Sebbene la leader di D66, l’attuale ministro del Commercio Estero Sigrid Kaag, che ha portato il suo partito alla conquista di 24 seggi in Parlamento scalzando al secondo posto nazionale quello di Wilders, ha definito la cooperazione con Ja21 «difficile da immaginare», Rutte ha tagliato corto facendo osservare come la formazione di Eerdmansnon solo avrà tre seggi alla Camera dei Rappresentanti, ma anche sette senatori, potendo contribuire così in maniera determinante a una maggioranza agli Stati Generali.
Ma cosa succederebbe se, per la prima volta nella storia contemporanea dei Paesi Bassi, una formazione come Ja21 dovesse entrare al Governo? Eerdmans ha dichiarato che la coalizione del suo partito con Vvd, Cda e D66 è «la più ovvia», ma nessuno pensasse di mettere da parte i tre punti più importanti del programma sovranista, ovvero: 1) riduzione dell’immigrazione e dell’istruzione islamica a scuola, 2) ridimensionamento del ruolo dell’Ue e delle 3) politiche contro il “cambiamento climatico”.
Per Ja21 una politica migratoria più rigorosa è un punto determinante per la partecipazione alla coalizione “di larghe intese”. L’Olanda deve riprendere il controllo delle sue frontiere e della sua politica migratoria con un “tetto massimo” di riconoscimento dello status di rifugiato a cinquemila persone (la popolazione complessiva dei Paesi Bassi supera di poco i 17 milioni di abitanti).
Per gli immigrati irregolari deve essere effettuato non appena possibile il provvedimento di ritorno forzato nel loro Paese d’origine. I “permessi di residenza”, quindi, dovrebbero rimanere, per quanto riguarda Eerdmans, un ricordo del passato.
Nel campo del clima, Ja21 vorrebbe porre fine ad accordi e misure climatiche «irrealizzabili» e ideologiche. I Paesi Bassi, insomma, dovrebbero «adattarsi al clima», invece di cercare di cambiarlo con politiche utopistiche e dispendiose. Eerdmans non nega il cambiamento climatico, ma non vuole investire denaro per combattere il c.d. riscaldamento globale, concentrandosi piuttosto su nuove infrastrutture contro le inondazioni e sulla costruzione di altre centrali nucleari.
Per quanto riguarda l’Ue,Ja21 vorrebbe che la sovranità economica tornasse agli Stati membri, con Bruxelles competente principalmente nel progettare e favorire i programmi della cooperazione intergovernativa. Inoltre, afferma Eerdmans, si dovrà pensare ad un referendum «sulla sostenibilità dell’euro» ed evitare che i Paesi Bassi si trasformino definitivamente nel «bancomat dell’Europa meridionale».
Il leader del Ja21, assieme al “numero 2” del partito Annabel Nanninga, fino al novembre 2020 erano esponenti dinamici e volitivi del Forum voor Democratie di Thierry Baudet ma, a differenza di quest’ultimo, aspiravano a condurre il partito al governo e all’alleanza con il centrodestra. Impossibilitati a raggiungere quest’obiettivo all’interno del Fvd, Eerdmans e Nanninga hanno dato vita, nel dicembre del 2020, alla nuova formazione che, rinnegando l’antieuropeismo senza se e senza ma di Baudet, auspica una riconduzione dell’Ue al disegno originario di alleanza fra Stati sovrani.
Dopo aver elaborato un programma di ben 75 pagine, con l’interessante proposta d’introdurre restrizioni alla legislazione nazionale sull’aborto, nell’imminenza della chiamata alle urne, i dirigenti del Ja21 hanno prodotto un documento di 12 pagine dal titolo: Piano sull’immigrazione. Una risposta giusta (Migratieplan. HetJuiste Antwoord), che giustifica non pochi dei consensi conquistati.
Partendo da un esame impietoso delle conseguenze dell’apertura indiscriminata delle frontiere, coniugata con «una politica d’integrazione lassista che sta lasciando profonde cicatrici nella nostra società» (p. 2), la formazione di Eerdmans e Nanninga punta ora a mettere in pratica le sue contromisure soprattutto su tre fenomeni: 1) la carenza di alloggi per i cittadini dei Paesi Bassi, che sta «aumentando di giorno in giorno», 2) il tracollo dello Stato sociale e, infine, 3) lo smarrimento dell’identità olandese, le cui consuetudini e valori «si stanno progressivamente diluendo».
«Molti olandesi – leggiamo sul sito https://ja21.nl – sono ben consapevoli di questa situazione e, per questo, da molte elezioni di fila stanno votando partiti e movimenti che annunciano politiche restrittive sull’immigrazione. Da 10 anni, però, stanno ottenendo il risultato opposto: più immigrazione, maggiori richieste di asilo e una politica lassista sull’integrazione. È necessario un cambio di rotta».
Oltre che brandire i soliti slogan della destra sovranista, Ja21 si presenta insomma come una «destra decente», come l’ha definita con intelligente ironia Eerdmans, avanzando proposte di soluzione concrete, come quelle contenute nel citato Piano sull’immigrazione 2021. Ognuna di queste, assicurano gli estensori, «è fattibile e progettata per limitare l’immigrazione, promuovere il rientro nei Paesi d’origine dei migranti ove necessario, arginare il flusso dei richiedenti asilo e stroncare quindi l’immigrazione illegale».
Eerdmans biasima ogni estremismo parolaio o forma di opposizione comoda e irresponsabile. «Gridare le cose da bordo campo è facile – scrive il leader di Ja21 nella sua presentazione del Piano sull’immigrazione –. Noi però vogliamo non solo denunciare i problemi, ma anche provare a cambiare davvero le cose. Pim Fortuyn [(1948-2002)] osservò diciannove anni fa che “mancavano cinque minuti a mezzanotte”. È ormai notte fonda. È tempo quindi di passare finalmente dalle promesse ai fatti. Mettiamoci al lavoro!».
Nel programma del partito interessante è anche la proposta d’introdurre restrizioni alla legislazione nazionale sull’aborto, tanto più che sia Eerdmans sia la Nanninga non si professano cattolici bensì “liberali di destra”. «Il diritto all’aborto è un diritto importante delle donne che non vogliamo abolire – leggiamo a p. 22 del Verkiezingsprogramma –. Tuttavia, JA21 ritiene che non debba essere trattato con tanta leggerezza. L’aborto deve essere evitato il più possibile e dobbiamo essere consapevoli che i Paesi Bassi hanno una legislazione sull’aborto troppo liberale, siamo praticamente l’unico Paese in cui è possibile l’aborto per motivi non medici fino a 24 settimane».
Eerdmans e Nanninga vorrebbero quindi che l’aborto “tardivo” sia consentito solo se esista una precisa indicazione medica in merito, come il pericolo per la vita della madre o una grave disabilità per il bambino. Per altri motivi di carattere soggettivo, come accade adesso, ovvero la libera “scelta” della donna a causa di una relazione affettiva interrotta o problemi di denaro, il programma prevede che l’aborto sia da proibire in ogni caso.
Anche con questa coraggiosa proposta i due giovani e lanciati leader “sovranisti” cercano d’interpretare il pensiero della “maggioranza silenziosa” olandese, un «Paese di destra che deve subire da troppo tempo una politica di sinistra», come si legge nel sito del Ja21.