di Gaimpaolo Pioli
Il nuovo best seller contro le certezze ambientaliste
NEW YORK – L’uomo di Jurassic, e di «Preda», di «Rivelazioni» e «Il mondo perduto» il medico prestato alla letteratura, torna in Italia per farci «paura». Michael Crichton questa volta si è fatto precedere da una sorta di dibattito globale sul suo nuovo libro «State of fear» (Stato di paura), già due milioni di copie vendute negli Stati Uniti e in Germania, che dall’America si allarga all’Africa, dall’Inghilterra arriva al Sud America , dalla Francia raggiunge l’Antartica e dalla Russia si spinge fino alla Nuova Zelanda.
La letteratura diventa una sorta di «arma letale» come le catastrofi. A Parigi c’è una strana morte di un medico che ha appena completato un intervento su un’intrigante e misterioso personaggio, nella fitta vegetazione della Malesia vengono messe a punto tecnologie con effetti mortali, nelle acque della Nuova Guinea si aggira un piccolo sottomarino che sembra voler depistare gli sforzi di alcuni agenti segreti impegnati a capire che cosa sta succedendo nel pianeta.
«Kyoto, un’aberrazione»
L’uomo che con la sua penna trasferita in un computer ha saputo trasformare l’ambiente scientifico nel terreno fertile per thriller da milioni di copie, ribattezzato il «Jules Verne d’America» ha finito col creare un vero e proprio network sulle sue stravaganti e geniali provocazioni. Crichton va oltre la letteratura spicciola, che pure gli rende oltre 70 milioni di dollari l’anno in diritti, per entrare di prepotenza in Internet, contagiare il mondo del cinema, e animare i dibattiti nei campus universitari.
«Stato di paura» nelle librerie italiane (per Garzanti) la settimana prossima, accompagnato da roventi polemiche, racconta di un gruppo di ecoterroristi che tentano di fabbricare terremoti e tsunami artificiali alla vigilia di una conferenza internazionale sull’ambiente per condizionare il mondo sull’ «effetto serra» che in realtà, per l’autore, sarebbe «inesistente», frutto solo di una calcolata esagerazione scientifica.
Il trattato di Kyoto per Crichton è una sorta di aberrazione perché la «formula magica del risanamento» non solo non risolverebbe il problema ma con i soli finanziamenti che servono per applicarlo senza la certezza dei risultati, si salverebbe la vita ogni giorno a 20.000 persone su 850 milioni di disperati che muoiono perché non hanno ancora acqua potabile.
«Diffido, diffido profondamente dagli scienziati che fanno politica» dice lo scrittore che scatena nelle sue quasi 600 pagine medici e killer, agenti segreti e personaggi di Orwell che si rincorrono sfidandosi in uno spietato gioco mortale, dove decine di idee diverse anche se difese con accanimento non fanno una sola certezza.
«Ho studiato per 3 anni la situazione mondiale dell’ambiente prima di mettermi a scrivere – aggiunge Crichton – e sono arrivato alla conclusione che ciascuno ha un’agenda e lavora per realizzarla a dispetto degli altri. Questo vale non solo per i politici ma anche per le imprese, le lobby e gli stessi scienziati che spesso con la loro “arroganza” sono diventati i veri responsabili dell’effetto serra».
E gli scettici applaudono
Il mondo dell’accademia non si è fatto attendere e ha accusato lo scrittore di aver usato «l’effetto serra» solo come «penosa scusa per ambientare un thriller». In altre parole se la sinistra americana mormora scontenta per le sue teorie, la destra geopolitica applaude all’«ambientalismo scettico».
Il grande scrittore che oggi ha, 62 anni e frequenta sempre prima i luoghi di cui parla, intende comunque rimanere all’offensiva e in questa sua moderna «missione verniana» ma piena di «complotti», invita a tenere rigorosamente separate la scienza e la politica.«Le due cose non si mescolano» continua a ripetere nei campus: «Da una parte ci sono i dati che vanno giudicati e analizzati per quelli che sono, dall’altro i meccanismi di persuasione che sono tutta un’altra cosa. Mischiare scienza e politica vuol dire uccidere la scienza e lo sappiamo.
Occorrerebbe un “meccanismo bipartisan” ancora da inventare. Il cambiamento globale del clima ad esempio, di fronte al quale tanti si eccitano, risulta essere soltanto di 1/3 di grado. In America abbiamo avuto due delle più fredde estati dell’ultimo secolo, ma tutto questo è stato invece schiacciato dalla dominante teoria che ci stiamo surriscaldando».
Ecco perché i suoi personaggi già proiettati in un mondo di micro computer e intelligenze artificiali non fanno che chiedersi: «ma la terra sta davvero andando arrosto»? Ai critici, che certo non mancheranno anche in Italia, risponderà lo stesso Crichton, martedì 10 maggio, alle 21, al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, dove illustrerà le tematiche scientifiche che riecheggiano nel suo romanzo.