L’Occidentale 16 Maggio 2017
La dittatura del politicamente corretto
di Bernardino Ferrero
Due libri affrontano la minacciosa attualità del terrorismo islamico. Il primo è “Sfida all’Occidente, Il terrorismo islamico e le sue conseguenze”, curato da Gaetano Quagliariello e Andrea Spiri. Il secondo è “Il virus totalitario, Guida per riconoscere un nemico sempre in agguato”, scritto da Dario Fertilio. Per una coincidenza, entrambi sono pubblicati da Rubbettino. “Forse non è del tutto una coincidenza”, dice Fertilio all’Occidentale, “i due libri affrontano anzitutto da prospettive diverse lo stesso dilemma: che fare con l’islamismo radicale. Il saggio di Quagliariello e Spiri secondo la prospettiva dei valori e delle ragioni occidentali, il mio sforzandosi di analizzare in sé, di ‘smascherare’ il fenomeno del radicalismo musulmano, collegandolo ad altre forme potenzialmente totalitarie”. Ma il rischio totalitario, per l’Occidente, può prendere anche altre forme. Ecco quali.
Ne “Il virus totalitario”, lei propone una lettura fortemente innovatrice del totalitarismo, accostandone la fisionomia a quella di un virus organico, vitalissimo, distruttivo e vorace. Ma accanto alle forme di totalitarismo ideologico ben note, come quelle comunista, nazista e ora islamista, lei pone anche il “pre-totalitarismo”, una fase iniziale dell’evoluzione infettiva. E, in particolare, l'”egemonismo”, una ideologia che si sta espandendo in Occidente.
“‘L’egemonismo’, come propongo di chiamare questa nuova, insidiosissima forma di pre-totalitarismo, è un prodotto dell’Occidente. Poiché il fenomeno non è ancora considerato nella sua dimensione complessiva, oggi viene chiamato con molti nomi: buonismo, pensiero unico, conformismo progressista, politically correct, storicismo, transumanesimo, mondialismo, globalismo eccetera. Il guaio è che questi termini, anche se colgono tutti nel segno, sottolineano soltanto aspetti particolari del fenomeno, non la sua dinamica complessiva”.
E che cos’è allora questo “egemonismo”?
“Il nome lo possiamo ricondurre al progetto intellettuale e politico di Gramsci: egemonizzare la società, imporre un senso comune, anestetizzare e censurare il dissenso, indicare come dovrà essere un’umanità futura, libera dalle pastoie del passato. Ma i suoi elementi portanti sono estremamente attuali: l’idea storicistica di una dialettica inevitabile, di un progresso in marcia cui soltanto i reazionari figli delle tenebre possono opporsi; una neolingua autocensurata, asettica e asessuata, non utilizzabile al di fuori dell’uso ufficiale; una moltiplicazione infinita dei diritti, che naturalmente essendo alla lunga insostenibili devono preludere all’avvento di una Autorità, un Buon Legislatore in grado di stabilire quali siano ammessi e quali no; una serie parallela di reati d’opinione (omofobia, xenofobia, sessismo, fascismo, razzismo eccetera) da sanzionare in tribunale; una visione apocalittica del futuro da scongiurare attraverso l’avvento dei profeti ecologisti e di una adorazione paganeggiante della Terra; una ingegneria sociale che ricrei uomini e donne secondo principi nuovi e futuribili, purificando le ingiustizie del passato; la cancellazione di quel passato, dalle diversità nazionali alle chiese alla famiglia alle tradizioni, nel nome di una Dea Ragione superiore inappellabile; l’attenuazione progressiva della distanza sia fra i sessi che fra vita e morte, con il conseguente controllo totale dell’esistenza, dalla nascita (aborto economico, eugenetica, transessualità, gender) al decesso (con l’obbligo per il medico di lasciar morire qualcuno di fame e sete, o la libertà per un malato di suicidarsi o farsi dare il veleno).
In sintesi, quello che il filosofo libertario Michel Foucault definiva “biopolitica”, all’insegna del “sorvegliare, concedere o punire”. L’esito finale dell’egemonismo progressista occidentale, se fosse lasciato libero di estendere il suo dominio senza limiti, sarebbe il panopticum, la torre di controllo che permette alle sentinelle del potere di sorvegliare, autorizzare o reprimere ciascuno di noi, negli spazi sia pubblici che privati, compresi quelli mentali, sull’esempio del famoso romanzo apocalittico di George Orwell, 1984″.
Uno scenario davvero inquietante, ma a suo giudizio è possibile scongiurarlo?
“Per sconfiggere l’egemonismo occidentale bisogna anzitutto riconoscerlo, e io cerco di dare un contributo a questo difficile compito col “Virus totalitario”. Poi occorre imparare a contestarlo giorno per giorno, e quasi minuto per minuto, sia politicamente che eticamente e individualmente. La cortina ideologica che lo avvolge trae la sua forza dall’acquiescenza generale, dal conformismo spontaneo e dalla pressione sociale. Bisogna saper gridare, senza timore, che il Re Egemonista dell’Occidente, per quanto pericoloso, è nudo”.