Newsletter di Giulio Meotti 24 FebbraIO 2021
Otto anni fa la rinuncia del “Papa che ha disturbato mentre tutti recitano l’atto di abiura, il nichilismo banchetta sul cadavere della cultura e l’Occidente finisce in una specie di suicidio bianco”
di Giulio Meotti
Il mio libro su Joseph Ratzinger “L’ultimo Papa d’Occidente?” è in uscita in Spagna presso le Ediciones Encuentro, prestigiosa casa editrice che ha pubblicato in spagnolo Von Balthasar, de Lubac, Newman, Claudel, Péguy e Flannery O’Connor, Rémi Brague e lo stesso Ratzinger, fra gli altri. In arrivo anche una traduzione in polacco del libro. Per gli abbonati alla newsletter ne ripropongo un brano.
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L’egemonia politica mondiale dell’Occidente dopo il 1989 per lui era un’illusione. Il Ratzinger che nel 1985 aveva definito i paesi socialisti «la vergogna del nostro secolo» era preoccupato dalla possibilità che l’Occidente precipitasse in una nuova “vergogna” che sarebbe uscita dai laboratori, dalle accademie, dai parlamenti, da quei basamenti di un pensiero unico contro il quale si sarebbe battuto l’uomo vestito di bianco, coltissimo come dodici professori, umile come un bambino alla prima comunione, che viveva come un parroco di campagna, che si vedeva per le strade di Roma come un prete qualunque, il basco in testa e una cartella sdrucita di documenti, principe di una curia disorientata e devastata da lotte interne.
«Un uomo che sembra essere emerso all’improvviso da chissà quale gabinetto letterario rinascimentale», come lo ha definito la Revue des Deux Mondes. Ratzinger aveva capito che i grandi successi contenevano in sé la crisi, e forse il collasso, dell’Occidente.
È la «rassegnazione di fronte alla verità» di cui avrebbe parlato Ratzinger dal monastero austriaco di Mariazell, «il nocciolo della crisi dell’Occidente, dell’Europa». Sopra le maschere della stupidità e della cupidigia, l’Occidente indossava quella della disperazione. A Mariazell, nelle Alpi della Stiria – il polmone verde dell’Austria – sorge un santuario mariano che collega spiritualmentei popoli dell’ex impero asburgico.
Da Haydn a Mozart, gli organizzatori della visita del papa avevano riunito tutte le glorie musicali dell’Austria. Ratzinger le conosceva bene: «In nessun altro ambito culturale c’è una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana: da Palestrina a Bach, a Haendel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner.
La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nelle altre culture.». Benedetto XVI salì al santuario per incoraggiare un’Europa occidentale che stava incassando i colpi brutali della secolarizzazione. Un Occidente apparentemente inarrestabile, ma che coltivava in sé una fortissima insicurezza culturale, come se perso l’Occidente tutto dovesse diventarne una specie di grande periferia.
Una volontà di impotenza che si traduce in volontà del nulla e poi in volontà di liquidazione dell’esistente da parte di un Occidente che vive nel privato benessere senza accorgersi dei pericoli. «Benedetto XVI era preoccupato per l’Europa, qui è iniziato il movimento suicida in Occidente che oggi si sta intensificando. L’Europa è il continente malato, siamo al suo capezzale» ha spiegato il medievista della Sorbona Rémi Brague.
Ratzinger ha disturbato molto nel tempo in cui tutti hanno recitato contriti l’atto di abiura in un mondo senza più misura, dove tutto è assente, percorso da una grande perdita, che finisce in una specie di suicidio bianco, il cui nichilismo banchetta sul cadavere della cultura, il cui sole è sempre più al tramonto e che vive le ultime dolcezze di una giornata che ormai non ha più nulla da dare.
Il cattolicesimo non è ancora morto, non è ancora un malato terminale, il suo «cadavere si muove ancora», eppure in Europa sembra vicino al De profundis. Ratzinger sarà ricordato come l’ultimo papa che ha provato a tenerlo in vita? Da Zagabria, egli ha parlato del rischio di questa «Europa […] destinata all’involuzione». Questo è anche il significato delle sue dimissioni, la regressione papale, la renuntiatio di questo vecchio fragile e stanco in un abbandono volontario da una scena planetaria divorante, a favore di un ritiro solitario e meditativo: il crollo del cattolicesimo in Occidente.