di Marina Corradi
Quello che nelle reazioni ufficiali era un «rammarico», all’angelus di domenica si è fatto parola vibrante, oltre le regolari righe dei protocolli formali. Parola quasi brusca, e in lingua polacca giacché ciò che viene dal cuore spesso prende la via dell’idioma materno: «Non si tagliano le radici dalle quali si è nati!», ha esclamato il Papa.
Lo addolora tanto da dirlo ai fedeli dal balcone dell’Angelus, con fiero sdegno di eterno combattente. «Non si tagliano le radici da cui si è nati!», è cosa che anche la gente più semplice capisce benissimo. E quella Carta tanto dottamente dibattuta, quanto la si è ignorata a livello popolare — roba astratta, farraginosa, incomprensibile — d’improvviso presenta almeno una connotazione non così estranea: il Papa ha detto che la Carta dimentica le radici cristiane d’Europa, e quelli, e sono in tanti, che di lui si fidano sulla parola, potrebbero sulla questione sollevare un’attenzione che prima non c’era.
Perché se ne parla da tanto, di queste radici cristiane: ma, se lo dice il Papa, e fremente, e in polacco, come lasciando andare alfine qualcosa di a lungo trattenuto, la gente ci fa caso. E l’uscita del vecchio Pontefice potrebbe essere, assieme, efficace strategia comunicativa. In molti Paesi un referendum per l’accettazione della Costituzione è possibile. In non pochi Paesi il riferimento della Costituzione a un culto religioso è esplicito.
La scelta “giacobina” è stata, come minimo, presa sopra la testa degli europei. Nessuno li ha interpellati. Forse, potrebbe anche darsi, sarebbero stati consenzienti su quel silenzio circa le radici. Come ha osservato il cardinale Ratzinger, «l’Occidente della propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro».
Come rosi da un’oscura vergogna, preferiamo dirci gente venuta dal niente. Eppure un sociologo musulmano come Khaled Fouad Allam, autore de L’Islam globale, scrive che «il cristianesimo è il punto focale attorno a cui l’Europa si è definita», ethos fondativo ineliminabile. Radice, dunque. Tagliate le radici, nulla vive.
Rimane, per qualche tempo, per forza di inerzia, un mondo che invecchia senza rinnovarsi e senza rinascere. Intento dunque a spartirsi ricchezze, o a litigare — un po’ come questa Europa, i cui elettori sono così disaffezionati che mai, dal ‘79 ad oggi, avevano tanto disertato le urne. Per crederci di nuovo vorrebbero forse uno spirito nuovo — fiducia nella famiglia, nei figli che nasceranno, nel lavoro.
L’Europa in cui si sperava cinquant’anni fa, quando nacque: la guerra mondiale ancora fresca nella memoria con le sue lacerazioni, ma insieme infinite speranze. E una più grande di tutte, come nel cuore di un giovane polacco che già aveva visto ogni orrore. Un’Europa diversa — innestata su antiche, profonde radici cristiane. (Ma, forse, noi oggi non abbiamo visto abbastanza, non ricordiamo abbastanza).