di Mario Secomandi
Henryk M. Broder, nel suo nuovo libro Evviva! Ci arrendiamo, mette bene in evidenza come l’Europa si vada caratterizzando alla stregua di protagonista in negativo di una vera e propria capitolazione culturale e disfatta politica nei confronti del riemergere impetuoso dell’Islam.
A furia di continuare a voler essere a tutti i costi tolleranti e rispettosi anche unilateralmente verso l’Islam, noi europei stiamo mettendo a rischio tutte le nostre conquiste civili, fra cui la stessa libertà d’opinione e d’espressione, cuore di un qualsivoglia sistema democratico.
Caso emblematico ne era stata la sommossa islamica seguita alla pubblicazione un po’ di tempo fa delle vignette satiriche su Maometto ad opera del giornale danese Jyllands-Posten. Tale vicenda ha dimostrato come in Europa già ora non si sia più liberi di dire, scrivere o fare cose secondo la propria laica e libera coscienza.
La prova di forza scaturitane ha messo in evidenza la palese ed ampia disparità tra i musulmani, che hanno in un batter d’occhio mobilitato le proprie masse dando luogo ad una umma (comunità islamica mondiale) unita, bruciando bandiere e distruggendo ambasciate danesi ed europee, emettendo minacce di morte nei confronti degli autori delle vignette e pronunciando epiteti guerrafondai contro gli europei, e gli occidentali, pavidi e vigliacchi, attentissimi ad inchinarsi, porgere sommessamente le proprie scuse e non ferire la sensibilità degli islamici, oltre che persino pronti ad adirarsi con il giornale danese protagonista delle famigerate vignette e a bollare e condannare come «xenofobo ed islamofobo» chi si rifiuti di mostrare piena accondiscendenza all’Islam.
Occorrerebbe anzitutto più reciprocità tra Occidente ed Islam, anche se noi europei forse non dovremmo essere tanto supini nei confronti di una cultura politico-religiosa (quella islamica radicale) che persegue come proprio obiettivo ultimo e finale quello di smantellare pezzo dopo pezzo il nostro impianto istituzional-valoriale per sostituirvene uno caratterizzato dalla Sharia e dal totalitarismo.
La maggior parte degli islamici ci vede come esseri decadenti e moralmente abbietti, corrotti e destinati ad essere – è questione di tempo – sconfitti da loro. L’appeasement che l’Europa vuole con ostinazione seguitare a caldeggiare non rappresenta altro che una versione rinnovata della sindrome di Monaco o di Stoccolma: ci si illude di mantenere la pace e di non essere attaccati cooperando con l’avversario o nemico pericoloso, forte e minaccioso; oppure ci si lascia affascinare ed attrarre dall’aggressore, convinti che esso non ci voglia per davvero fare del male; oppure si dà da mangiare al coccodrillo persuasi di non essere così da questo divorati.
Ma l’appeasement mostrato negli anni Trenta del secolo scorso nei confronti di Adolf Hitler che sfociò poi nella messa a ferro e fuoco del Vecchio Continente, nell’Olocausto e nella Seconda Guerra Mondiale, qualcosa dovrebbe avercelo pure insegnato. Tuttavia l’Europa attuale dimostra di non aver ancora imparato la lezione.
Estremamente perigliosa è l’accondiscendenza che le élites europee continuano a mettere in atto verso il fondamentalismo islamico e le sue più importanti espressioni politiche, facendo la politica dello struzzo, ovvero nascondendo la testa sotto la sabbia per non affrontare il pericolo, nei confronti del mondo arabo, nella convinzione di poter imbastire un dialogo fruttuoso ad esempio con il movimento palestinese terrorista di Hamas, che non vuole la pace con Israele, non riconosce l’istituzione sionista e non accetta alcun negoziato con esso, o col presidente iraniano «islamo-nazista» Mahmud Ahmadinejad, il quale non ha esitato ad invocare la dissoluzione totale dello Stato ebraico, perseguire senza soluzione di continuità il proprio progetto atomico-nucleare e proferire che il liberalismo e la democrazia occidentali stiano per pervenire al capolinea.
Per eclissi ideale e tema di compromettere qualche accordo finanziario-commerciale coi Paesi arabi o di provocare un aumento del prezzo del petrolio, ci stiamo trasformando da Europa in «Eurabia».
Ma è ora di dire basta ad un’Unione Europea e ad una sinistra che non fanno che correre a braccia aperte acriticamente ed indiscriminatamente verso l’Islam: abbiamo il dovere morale, prima ancora che politico, di difendere la centralità, dignità e libertà della persona umana, le nostre radici giudaico-cristiane e le nostre istituzioni democratiche e liberali, la parità di dignità tra uomo e donna. E’ inaccettabile l’islamizzazione sociale, culturale, politica e religiosa che è in atto nell’Europa continentale. E’ inaccettabile che qui da noi qualcuno consideri il Vecchio Continente alla stregua di un territorio di conquista e non in cui integrarsi con rispetto.
(A.C. Valdera)