In termini di danni cerebrali, lo speed è decisamente più pericoloso della stessa cocaina o di un massiccio consumo di alcol che, com’è noto, è una delle sostanze che producono gravi alterazioni nervose quando se ne abusa cronicamente.
di Alberto Oliverio
I trafficanti di droga favoriscono sempre più le droghe sintetiche rispetto a sostanze come la canapa indiana, la coca o l’oppio in quanto non c’è bisogno di fronteggiare rischi e costi legati alle coltivazioni abusive nei Paesi del terzo mondo. Le droghe sintetiche possono invece essere facilmente prodotte in laboratori abbastanza rudimentali e non pongono i problemi che derivano da un’overdose di eroina, spesso mortale, o dall’uso promiscuo delle siringhe, frequente causa dell’Aids.
Sostanze come l’ecstasy o lo speed sono quindi più maneggevoli e più in linea con una cultura dell’efficienza a differenza dell’eroina, droga tipica della cultura degli anni Settanta in cui molti giovani si “chiamavano fuori” dalla società degli adulti e del successo. Il film di Soderbergh si sofferma su questo aspetto: si può essere una ragazzina ben inserita nella scuola e nella famiglia ma fare anche consumo di droghe, lo speed appunto.
L ‘immagine delle nuove sostanze d’abuso. cocaina, speed, ecstasy, è spesso quella di droghe “possibili”, compatibili con un qualche inserimento sociale, con una vita su un doppio binario. Che le cose siano proprio così è molto dubbio: alcuni, soprattutto gli adulti, possono talora essere tossico dipendenti occasionali o del weekend: i giovani sono invece più a rischio, sia per motivi psicologici che tossicologici.
Una recente ricerca pubblicata dall’American Journal of Psychiatry dimostra infatti che la metamfetamina, lo speed appunto, e tutte le sostanze che agiscono sul mediatore nervoso dopamina possono danneggiare il cervello e farlo invecchiare precocemente. La ricerca condotta nello Stato di New York, presso il Brookhavefl National Laboratory, effettuata grazie all’uso della “Pet”, la tecnica che visualizza il funzionamento di specifiche aree cerebrali, indica senz’ombra di dubbio che il cervello di consumatori di speed presenta gravi alterazioni.
Nei volontari che hanno partecipato a questa ricerca e che non avevano assunto droga per almeno due settimane, i circuiti nervosi che utilizzano la dopamina e che sono coinvolti sia nei comportamenti motori sia in quelli cognitivi, avevano infatti un funzionamento inferiore di oltre il 20% rispetto a quello di persone non tossicodipendenti.
Il metabolismo della dopamina, su cui interferisce lo speed, è essenziale per assicurare movimenti fluidi e una buona memoria. se sono danneggiati i neuroni che producono e utilizzano questo mediatore nervoso si verifica il morbo di Parkinson (deficit dei comportamenti motori) e sono evidenti alterazioni della memoria e del pensiero, come avviene spesso con la tarda età. E particolarmente significativa una frase della ricerca appena pubblicata: «Il cervello di questi giovani è più vecchio di 44-50 anni rispetto alla loro età anagrafica».
In termini di danni cerebrali, lo speed è decisamente più pericoloso della stessa cocaina o di un massiccio consumo di alcol che, com’è noto, è una delle sostanze che producono gravi alterazioni nervose quando se ne abusa cronicamente. Anche l’ecstasy, come lo speed, induce forme di parkinsonismo (deterioramento della motricità e di alcune funzioni cognitive) ma la facilità con cui queste sostanze possono essere assunte inganna i ragazzi.
La forma di assunzione, probabilmente, rappresenta una trappola cognitiva insita in molte droghe della nuova generazione.- siamo più indotti a ritenere che una sostanza introdotta per via endovenosa, cioè attraverso una strategia invasiva e “innaturale”, possa essere più dannosa di una assunta per via orale o malata. La realtà è invece diversa e le alterazioni cerebrali dei consumatori di speed stanno a dimostrarlo.