Inchiesta sui municipi italiani Family friendly. Si parte da Verona
Giuseppe Brienza
segue: Barletta
Arrivano i Comuni “salva-famiglia”. I Municipi, cioè che, da Verona a Trento, da Padova a Sassari, da Castelnuovo del Garda a Rovereto passando per Lecce ed altri nel Mezzogiorno, mostrano di riconoscere, in linea con gli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione, la famiglia fondata sul matrimonio come una risorsa vitale per la società. E, quindi, non solo non trattano la famiglia come un fatto privato o, peggio, come una unione purchessia di persone (comprese omosessuali), ma la assumono nelle loro politiche come il luogo primo della solidarietà e della gratuità.
INTERVENTI ECONOMICI ED AGEVOLAZIONE DELLE TARIFFE
Dedichiamo questa prima puntata della nostra “inchiesta” sui Municipi italiani Family friendly, al Comune di Verona che, da un più di un decennio ormai, ha istituito interventi economici mensili e straordinari per i nuclei familiari non di mera facciata, ha attuato efficaci politiche di agevolazione nelle tariffe comunali (ad es. di mobilità), interventi volti ad agevolare l’affido familiare, innovative iniziative di formazione dirette a rafforzare i legami coniugali operando a “prevenzione” della separazione e del divorzio (vedi i corsi, promossi dall’Amministrazione, di “Riflessione sulla vita di coppia”), e tanti altri provvedimenti che sono illustrati nel portale “Politiche sociali” del sito istituzionale.
Da ultimo, il Comune di Verona si è segnalato per la promozione della titolarità in primis alla famiglia del diritto-dovere di educazione dei propri figli. La giunta di Verona, infatti, è guidata da quel sindaco Tosi che, nel settembre dello scorso anno, è andato su tutte le prime pagine per aver concesso, scatenando la protesta delle lobby gay e progressiste, il proprio patrocinio ad un convegno di associazioni familiari che aveva convocato a Verona importanti esperti per argomentare contro l’ideologia gender.
LA “CONSULTA COMUNALE DELLA FAMIGLIA”
Nel Comune di Verona, dall’ottobre del 1997, opera una “Consulta Comunale della Famiglia”, costituita da una trentina di associazioni familiari e di volontariato, con il compito di «contribuire all’elaborazione delle politiche familiari dell’Amministrazione comunale» con, fra l’altro, la promozione di «iniziative atte a diffondere una cultura per la famiglia come istituzione fondamentale e a rendere le altre istituzioni più attente ed adeguate ai problemi che la riguardano».
Fra questi ultimi, come nel resto del Paese, è stato segnalata l’arbitraria interferenza di programmi e corsi di “educazione sessuale” ispirati all’ideologia del “genere” sessuale (gender, appunto), i quali banalizzano l’unione fisica ad una questione esclusiva di genitalità, relativizzando anche la complementarietà dei sessi.
FAMIGLIA E DIRITTO DI EDUCAZIONE
Per questo, prima della chiusura estiva, il 23 luglio, il Consiglio comunale scaligero ha approvato un Ordine del giorno (n. 426), promosso da 23 consiglieri che, con il titolo di Famiglia, educazione e libertà di espressione, ne ribadisce l’unicità come ambiente privilegiato per la nascita e la formazione della persona, per la sua crescita e la sua educazione e per l’incontro e il confronto tra le generazioni.
La comunità sociale che si origina nel matrimonio, secondo l’Ordine del giorno che ha come suo primo firmatario il consigliere Alberto Zelger, è dunque il luogo in cui le relazioni di cura garantiscono la piena umanizzazione di tutti i suoi membri, fino ai soggetti più deboli. Le innumerevoli funzioni che la famiglia svolge sia al suo interno che verso l’esterno, secondo questo documento che dovrà sempre più influenzare le politiche e l’ordinamento comunale, ne fanno a pieno titolo un attore delle politiche sociali, un soggetto che genera benessere nella società in interazione con lo Stato e il mercato.
Per questo, nella prima delle Premesse dell’Odg viene ricordato come l’art. 29 della Costituzione italiana riconosca «il “ruolo sociale della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” tra un uomo e una donna, anche se quest’ultima precisazione non è riportata nel testo (i padri costituenti la davano per sottintesa)».
Si passa quindi all’art. 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sancisce che, al terzo comma, definisce la famiglia «il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato».
Considerato quindi che la famiglia formata dall’unione di un uomo e una donna «è l’unica istituzione naturale in cui può nascere una nuova vita, e l’ambito sociale più adatto ad accogliere i minori in difficoltà, anche attraverso l’istituto dell’affidamento e dell’adozione», se ne rigetta l’attuale «aggressione culturale senza precedenti, che vorrebbe equipararla alle unioni di persone dello stesso sesso, riconoscendo loro il diritto all’adozione e alla “produzione” di bambini con l’utero in affitto».
Alla luce di quanto approvato nelle Premesse e nei Considerando, il Consiglio comunale di Verona invita quindi il Sindaco e la Giunta ad una serie di incombenze, fra le quali quella di «vigilare affinché, nelle scuole di competenza comunale, venga data un’adeguata informazione preventiva ai genitori sul contenuto dei progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sugli eventi ludici, che vengono proposti ai loro figli», nonché «delegare al Coordinamento Servizi Educativi l’onere della raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sul materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi».
La reazione delle associazioni pro-gender e delle lobby gay non si è fatta aspettare ma, pur sovra-esposta nei media, al pomeriggio dei “laici in libero Comune”, organizzato il 9 agosto nel centro di Verona, in piazza Bra, non hanno partecipato che «un centinaio di persone» (Contro l’omofobia e l’odg di Zegler centinaia manifestano in piazza Bra, in Corriere del Veneto.it, 9 agosto 2014).
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Formiche.it 10 settembre 2014
COSI’ A BARLETTA SI AGEVOLANO LE FAMIGLIE NUMEROSE
Quinta ed ultima puntata dell’inchiesta sulle politiche locali “family friendly”
di Giuseppe Brienza
Dedichiamo quest’ultima puntata della nostra mini-inchiesta sui municipi italiani “family friendly” al Comune di Barletta perché, fin dal 2011, si è meritato il plauso esplicito del Forum delle associazioni familiari nell’ambito del 2° Piano di azione per le famiglie – “Famiglie al futuro”, allora predisposto dalla Regione Puglia.
IL PIANO D’AZIONE PER LA FAMIGLIA
Questo “documento-quadro” delle politiche sociali locali, che è stato il frutto di un partecipato confronto con le varie realtà coordinate dalla Consulta regionale delle associazioni Familiari, della quale il “Forum delle famiglie” pugliese è membro di diritto, assume infatti l’ottica della famiglia come soggetto sociale e di cittadinanza attiva, cercando di rivedere il sistema ed i criteri di accesso e contribuzione per i servizi a domanda (asili nido, scuole paritarie per l’infanzia, sistema tariffario – acqua, rifiuti, ecc.) secondo i criteri del meritorio “Fattore famiglia”.
Il Forum regionale delle associazioni familiari ha rilevato l’esperienza positiva maturata dal Comune di Barletta negli interventi in favore delle famiglie numerose che, previsto fin dal secondo Piano di Azione, sta contribuendo allo sviluppo di quella relazionalità fra generazioni all’interno della famiglia, che è premessa per la tenuta ed il futuro del tessuto sociale.
FAMIGLIA, DIVENTA CIO’ CHE SEI
Per questo nel marzo scorso buona parte del mondo associazionistico di Barletta si è sentito autorizzato ad inviare al Sindaco di Barletta una lettera aperta incoraggiandolo a continuare a valorizzare, sulla scorta del passato “family friendly” del Comune, la famiglia come valore in sé e come decisiva risorsa sulla quale investire a livello locale (cfr. Famiglia, diventa ciò che sei. In una lettera aperta, le associazioni di Barletta chiedono al comune di considerare la famiglia come un valore, in Zenit, 17 marzo 2014).
Nella lettera, intitolata “Famiglia diventa ciò che sei”, ed è stata firmata, fra gli altri, dal Rinnovamento nello Spirito di Barletta, dall’Azione Cattolica e dall’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, si invita il Comune a costituire un tavolo di confronto con le associazioni del territorio che si occupano di famiglia per rilanciare politiche davvero family friendly. «Nel constatare – scrivono infatti i firmatari –i diversi attacchi alla famiglia, intesa quale cellula fondamentale per la società civile ed ecclesiale, desideriamo richiamare alcuni aspetti fondanti per la nostra etica cristiana, sui quali poter dialogare e confrontarci, nel pieno rispetto di diverse posizioni, valorizzando sempre e comunque la dignità di ogni persona!».
I rappresentati dell’associazionismo di Barletti, ricordano quindi l’art. 29 della Costituzione Italiana (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”) e, prendendo atto di come le unioni civili siano «una realtà sociale e una sfida culturale e politica che si afferma sempre più», sottolineano quanto ribadito anche da Papa Francesco, e cioè che «il matrimonio è fra un uomo e una donna».
IL “PROGRAMMA DI INTERVENTI PER LE FAMIGLIE NUMEROSE”.
Il Programma di interventi per le famiglie numerose 2012 di Barletta, approvato con Deliberazione di Giunta Comunale n.168 del 29.09.2012, ha inteso riproposto per quest’anno il Programma denominato “Famiglia + Famiglia” a favore dei nuclei familiari numerosi, «che risentono maggiormente della congiuntura socio-economica in corso».
Tale Programma, approvato dalla Regione Puglia nel 2010, è stato cofinanziato dal Comune ed ha visto coinvolte un’ottantina di famiglie per un totale di buoni erogati per oltre 91mila euro. In particolare nel Programma sono previste in favore dei nuclei familiari 4 figli minori a carico, agevolazioni sulle tariffe dell’asilo nido e scuole per l’infanzia e primarie, buoni a favore delle mamme non lavoratrici, agevolazioni per il servizio di ristorazione scolastica, buoni finalizzati all’acquisto di libri di testo, cancelleria e ausili didattici, rimborsi di abbonamenti mensili gratuiti per studenti, buoni per l’acquisto di biciclette e per agevolare la frequenza delle attività sportive e culturale dei giovani ed, infine, diverse agevolazioni per le famiglie con disabili.
IL SERVIZIO SOCIALE “FAMILY FRIENDLY” DEL COMUNE DI BARLETTA.
Il Settore Servizi Sociali, sanitari, pubblica istruzione del Comune, che gestisce anche il Programma per le famiglie numerose, ha istituzionalmente la finalità di progettare ed erogare servizi e iniziative mirate alla soddisfazione di bisogni e domande individuali e di famiglie, operando con l’obiettivo di prevenire e rimuovere la cause del disagio sociale e delle difficoltà personali.
Il Settore si caratterizza per una suddivisione “family friendly”, nel senso che, sui 5 Uffici nei quali è composto, 4 sono anche nel nome focalizzati alle diverse risorse e problematiche afferenti la famiglia. Troviamo, infatti, in questa struttura comunale, unUfficio minori e famiglie, un Ufficio anziani e famiglie, uno denominato Ufficio adulti e famiglie. Immigrazione e salute mentale ed, infine, l’Ufficio disabili e famiglie. Abuso e tossicodipendenze.
IL PIANO SOCIALE DI ZONA 2014-2016
Nel III Piano Sociale di Zona approvato dal Comune di Barletta per il triennio 2014-16, oltre alla conferma di un Tavolo Responsabilità familiari competente a livello di consultazione ed elaborazione delle politiche locali in ambito sociale, sui minori, d’inclusione sociale e sulla disabilità, si conferma i principali strumenti di programmazione degli interventi sociali e socio-sanitari del territorio. La redazione di questo importante documento di programmazione è caratterizzata da un consolidamento dei servizi e, in termini di attuazione di politiche sociali, registra un salto di qualità sempre più coerente al nuovo modello di welfare, rinnovato dalla legge quadro nazionale sui servizi sociali, n. 328 del 2000, nonché dalla legge regionale pugliese in materia, n. 19 del 2006.
Con lo strumento del Piano Sociale di Zona si è reso strutturale un percorso di superamento del modello emergenziale e tipicamente assistenziale che ha accompagnato per lunghi anni le politiche sociali locali. In particolare l’anno 2010 ha segnato una svolta nel modus operandi dei servizi sociali dell’Ambito Territoriale Sociale di Barletta, poiché è stata data concreta attuazione ad un complesso piano di monitoraggio che ha previsto anche un’articolata ricerca sulla “qualità percepita dagli utenti”, rispetto ai principali servizi comunali.
In tale ottica, di verifica e monitoraggio, si devono far rientrare anche le Relazioni Sociali prodotte per gli anni 2010, 2011 e 2012, che hanno rappresentato un momento di confronto fra le istituzioni e la cittadinanza. Da tali Relazioni emerge infatti la ricerca di un welfare locale orientato ai “servizi di prossimità”, fondato su interventi a carattere diurno e domiciliare con l’istituzione e il consolidamento di centri polivalenti per giovani e anziani, ludoteche, asilo nido, varie modalità di sostegno scolastico, servizi educativi specialistico, servizi domiciliari in particolare volti ad offrire assistenza domiciliare integrata etc.
Inoltre nel triennio 2011-13 il Comune ha favorito diverse iniziative, provenienti dal privato profit e non profit, tese ad ampliare l’offerta di strutture sociali e sociosanitarie del territorio sia per la popolazione anziana che per quella minorile. Anche il terzo settore del territorio, quindi, è maturato, cosciente che il volontariato non può prescindere dalla professionalità degli operatori e dalla formazione costante.
Nel Piano sono anche confermati gli interventi programmati nel “Progetto Affidamento familiare”, i quali tendono ad aggredire una delle questioni più delicate presenti in questo Ambito Sociale relativamente al disagio familiare e minorile: l’istituzionalizzazione dei minori. L’Affido familiare, infatti, è ritenuto la strada da percorrere per fare in modo che i minori possano trovare una “famiglia aggiuntiva” sulla quale poter contare quando la propria è in situazione di grave disagio.
Le associazioni in quanto soggetto attivo del welfare sussidiario locale rientrano a pieno titolo nell’attività di programmazione del Comune di Barletta e, questo, richiede un grande lavoro culturale sui due fronti.
UNA RIFLESSIONE CONCLUSIVA DOPO L’INCHIESTA SUI COMUNI FAMILY FRIENDLY
Il motivo della mini-inchiesta sulle politiche locali “family friendly” che si conclude con questo articolo, e che ha riguardato oltre a Barletta, Verona, Castelnuovo di Trento, Castelnuovo del Garda e Jesi, riscuotendo un certo interesse sul web (la serie è stata ripresa, fra gli altri, dai seguenti siti/newsletter: Notizie ProVita ,Libertà & Persona, farFamiglia ed Ucipem News), risiede nel convincimento per cui, le amministrazioni comunali, possono diventare oggi strumenti efficaci per portare avanti programmi di promozione e sostegno alla famiglia anche nelle più piccole realtà. Potendo fare rete tra di essi, infatti, i nostri Municipi possono portare avanti alcune battaglie rilevanti, perché soprattutto nel governo del piccolo si possono rivedere i valori promossi e le aperture fatte a livello più ampio.