Nel 1972 il “matrimonio comunista”. Poi Aldo incontra don Giussani. Una rivoluzione che gli cambia la vita. Fino alla decisione di “risposarsi” in chiesa.
di Luca Pesenti
Né il triste rito borghese del matrimonio civile, né quello cattolico in Chiesa e vestito bianco li convinceva. «Non eravamo cristiani – spiega oggi Aldo – e dunque per coerenza rifiutavamo l’idea. Ma il surrogato laico ci faceva se possibile ancora più ribrezzo. Eppure avevamo bisogno di un rito, di giurarci fedeltà di fronte al mondo, di vivere il nostro amore in nome di qualcosa d’altro rispetto a noi.
L’esperienza di quei due divorzi ci aveva reso evidente come la sfida dell’unità non c’entrava col ritualismo: serviva altro. Questo qualcosa era l’ideale comunista. Presagivamo a modo nostro che la durata del nostro amore non potesse essere messa nelle mani della nostra coerenza, ma affidata a una tensione per ciò che fondava le nostre vite: l’ideologia, appunto».
La ricerca del bello
Si erano sposati cos’. Ma non bastava. Soprattutto, non bastava a Teresa, sempre alla ricerca di ragioni verificabili, mai tranquilla. Per questo comincia a trascinare Aldo verso ciò che più di ogni altra cosa al mondo riesce a commuovere l’uomo: la bellezza. Fu l’arte a svelare a Teresa che l’ideologia non poteva bastare. «Era l’inizio della salvezza – ricorda oggi Aldo -, anche se per me fu evidente che nemmeno la soddisfazione estetica reggeva. Paradossalmente Teresa si era mossa per prima, ma ora ero io in debito d’ossigeno, ero io a spingermi ancora più in là».
E qui comincia un’altra storia. Una nuova vita che inizia nel 1982, dieci anni di matrimonio comunista, dieci anni difficili che hanno lasciato i segni, soprattutto sui due figli Marco (che Aldo ebbe con la prima moglie) e Luca, nato dall’unione con Teresa. Aldo incontra don Giussani, comincia una nuova vita. Teresa osserva perplessa, non lo ostacola, non lo aiuta: semplicemente lo lascia fare. Anche se teme l’ennesima infatuazione ideologica, una nuova fregatura del desiderio.
Aldo si mescola con i ciellini, i suoi vecchi compagni cominciano a irriderlo, il piccolo luca, che frequenta le scuole del partito, soffre, non capisce. «Fu un momento terribile. Ma io iniziai a cambiare, e con me anche Teresa, nonostante la sua distanza dal mondo che iniziavo a conoscere. Eravamo ancora atei, eppure tutto cambiava. E Luca fu molto aiutato da questa novità che ci rendeva ogni giorno meno litigiosi, più capaci di abbracciare i nostri limiti. Finalmente potevamo essere per lui un esempio»
Proposta di libertà
Venne il compimento, in quel giorno del 1994 in cui sono diventati una cosa sola di fronte a Dio e al suo popolo. Si sposarono in chiesa, lui ormai convertito, lei ancora alla ricerca della risposta alla grande domanda che non l’abbandona mai. Teresa accetta di sposarsi perché capisce che per Aldo è questione di vita o di morte.
Non fa la comunione ma accetta di stare di fronte al Mistero. Due mesi dopo, don Giussani invita Aldo a un incontro: «Porta anche tua moglie», gli dice. Teresa ci sta, incontra il prete di desio e gli dice: «Guarda che io non mi sono mica convertita». E lui, spiazzante: «Non c’è problema, sentiti libera». Dal giorno dopo Teresa inizia a frequentare la messa domenicale, perché «di fronte a una proposta di libertà – ricorda ancora Aldo – ogni obiezione e preconcetto erano crollati in un istante».
E le liti veementi degli anni della convivenza? «Tutto finito. La contraddizione del nostro rapporto rimane, anzi forse si è fatta più forte. Ma c’è un punto in cui ci fermiamo, riconoscendo che c’è qualcosa che viene prima della contraddizione. Si litiga ma si supera tutto. Questo è quello che inserisce Cristo quando ti sposa».