Femminicidi, altro che razzismo, ci sono numeri e fatti

Atlantico, 7 Aprile 2025

Femminicidi, altro che razzismo: numeri e fatti danno ragione a Nordio

Infondate le accuse al ministro. Le “diverse sensibilità” verso le donne riconosciute e anzi rivendicate dagli esponenti delle società o religioni che non riconoscono l’esistenza di diritti universali

di Anna Bono

Nel primo trimestre del 2025 gli omicidi sono diminuiti del 29 per cento rispetto all’analogo periodo del 2024. È quanto risulta dal rapporto appena pubblicato dal Ministero dell’interno. Da 80 nel 2024 sono scesi a 57. Un calo netto registra anche il numero delle donne uccise: da 26 a 17 (-35 per cento). Inoltre c’è stato un decremento dei delitti commessi in ambito famigliare/affettivo sia nel numero di casi, da 38 a 25 (-34 per cento) sia nel numero delle vittime di genere femminile che da 23 passano a 14 (-39 per cento).

Le parole di Nordio

La buona notizia avrebbe dovuto essere rimarcata e commentata con soddisfazione e seppur cauto ottimismo. Invece alcune osservazioni del ministro della giustizia Carlo Nordio hanno fatto dimenticare dati e tendenze e non si è parlato d’altro. Ai giornalisti che gli domandavano se il Ministero avesse allo studio nuovi provvedimenti contro i femminicidi, Nordio ha risposto: In questo momento no, perché abbiamo veramente fatto l’impossibile, sia come attività preventiva per incentivare il codice rosso e accelerare i termini, sia nell’aspetto repressivo. Abbiamo addirittura introdotto il reato di femminicidio, cosa che ci è costata anche qualche critica. Purtroppo è una questione di educazione. C’è bisogno di un’attività a 360 gradi proprio educativa soprattutto nell’ambito delle famiglie dove si forma il software del bambino, che può essere un inizio per cambiare rotta.

Per spiegarsi meglio, ha aggiunto: È illusorio che l’intervento penale, che già esiste e deve essere mantenuto per affermare l’autorità dello Stato, possa risolvere la situazione. Purtroppo il legislatore e la magistratura possono arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti, che si radicano probabilmente nell’assoluta mancanza non solo di educazione civica, ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne.

Quest’ultimo commento di Nordio nasce evidentemente dalla constatazione che tante donne immigrate, specie da Paesi asiatici e africani, subiscono discriminazioni, violazioni delle libertà personali, violenze, per lo più in ambito famigliare. Se ne ha notizia nei casi più gravi, come quello di Saman Abbas, la ragazza pachistana uccisa dai famigliari perché rifiutava un matrimonio combinato, ma quelli denunciati sono purtroppo la punta di un iceberg.

Le accuse delle opposizioni

Eppure le parole Nordio in certi ambienti politici sono state interpretate come espressioni di razzismo e odio etnico e hanno provocato reazioni furiose. Eccone alcune. “Non si fermano col razzismo i femminicidi – hanno dichiarato i parlamentari Pd della Commissione bicamerale sui femminicidi – non si fermano agitando odio etnico, come ci pare faccia irresponsabilmente il ministro Nordio. Celando la questione del maschile tossico dietro a quella etnica. Le donne italiane vengono uccise nella stragrande maggioranza da uomini italiani che non accettano di essere lasciati. Una frase irricevibile e triste, quella del titolare del dicastero della giustizia, per la quale chiediamo una netta, chiara presa di distanza da parte del governo e un impegno urgente sul piano della prevenzione”.

“Le parole di Nordio, secondo il quale alcune etnie hanno sensibilità diverse sulle donne, sono inaccettabili – ha commentato il capogruppo Pd alla Camera Chiara Braga – quello di Nordio è un razzismo strisciante che emerge in tutto il suo fulgore, fuori luogo e fuori tempo: a quando il manifesto della razza?”. “Sarebbe gravissimo – ha aggiunto – se la premier Meloni non prendesse le distanze da tali affermazioni”.

“Si diceva garantista invece era solo razzista – ha detto Riccardo Magi, segretario di +Europa – nel 2024 su 99 donne uccise, 83 è stato per mano di un uomo italiano e solo in 16 casi si è trattato di cittadini stranieri. Un ministro di un Paese normale si sarebbe già dimesso. Ma Nordio non è un ministro e l’Italia, che ha un ministro come Nordio, non è un Paese normale”.

I numeri

Pur nella foga di trovare un motivo per accusare il ministro e il governo di cui fa parte, chi lo ha attaccato con tanta durezza avrebbe dovuto rendersi conto che stava sbagliando grossolanamente e che proprio il principale argomento usato era infondato. Su 99 donne uccise nel 2024, ben 16 infatti sono morte per mano di stranieri, questo nonostante gli immigrati costituiscano solo l’8,7 per cento della popolazione.

Diversità rivendicata

D’altra parte devono per forza avere “sensibilità” diverse dalla nostra nei confronti delle donne le persone, le comunità, le società che le sottomettono a istituzioni come il matrimonio combinato e forzato, il matrimonio infantile, il pagamento del “prezzo della sposa”, l’omicidio d’onore, le mutilazioni genitali femminili, il velo islamico, la parziale o totale segregazione chiamata harem.

Di questa diversa “sensibilità” non fa mistero chi la condivide e piuttosto ne va fiero. Tanto è affermata e rivendicata da avere addirittura indotto i rappresentanti di alcuni miliardi di persone ad accettare con riserva la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che, al suo primo articolo, afferma: “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”.

Lo hanno fatto tra l’altro, e prima di tutto, in relazione alla questione femminile, rispecchiando “diverse sensibilità” verso le donne, gli esponenti delle società che per tradizione non riconoscono l’esistenza di diritti universali e fanno invece derivare i diritti dallo status attribuito a ciascuno.

Forse non tutti lo sanno, e probabilmente non lo sanno i politici insorti contro Nordio, ma nel 1981, in alternativa alla Dichiarazione approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948, l’Organizzazione dell’Unità Africana ha adottato la Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, emendata solo nel 2003 con il Protocollo di Maputo che sancisce anche i diritti delle donne africane.

Quanto all’islam, nel 1990 l’Organizzazione della Conferenza Islamica ha approvato la Dichiarazione del Cairo sui diritti umani nell’Islam che ammette la religione come unica fonte di legittimazione dei diritti elencati; e nel 1994 il Consiglio della Lega degli Stati Arabi ha adottato la Carta araba dei diritti dell’uomo, basata anch’essa sulle prescrizioni della religione islamica che impone tre fondamentali divisioni dell’umanità, e conseguenti, diverse “sensibilità”: tra fedeli e infedeli, liberi e schiavi, uomini e donne.