Tempi 14 Ottobre 2024
«8 giorni per la valutazione? Ne servono 90», «la metà dei malati cambia idea in due mesi», «vogliono le cure palliative». Gli addetti ai lavori demoliscono ideologia e “tempi certi” rivendicati da Cappato in Lombardia
di Caterina Giojelli
L’impianto che i radicali vorrebbero propinare ai lombardi per accedere al suicidio assistito non sta in piedi. E questa volta non sono i costituzionalisti ad ammonire gli autori di una proposta di legge che ha tutte le caratteristiche per portare al conflitto Stato-Regioni, ma lo stesso Servizio sanitario regionale a cui i radicali demandano pieni poteri per aumentare le morti assistite.
Un Servizio che si occupa già dell’accertamento preventivo dei quattro requisiti di liceità del suicidio assistito come da sentenza della Corte. E che all’esame delle Commissioni Affari istituzionali e Sanità della Lombardia dello scorso 23 settembre si è rivelato un testimone decisivo: non solo le tempistiche presentate quali fiori all’occhiello dagli autori della pdl non sono realistiche, ma fanno a cazzotti con alcuni dati di letteratura decisivi (li presenterà anche il prof. Marco Maltoni, tra i più importanti medici palliativisti italiani e docente di Cure palliative a Bologna, in audizione il 10 ottobre) e verificati dal Ssn stesso con i casi seguiti in Lombardia: circa la metà dei pazienti a due mesi dalla presentazione della richiesta di morte assistita cambia idea.
I radicali vogliono il fine vita in venti giorni
Ora, cosa dice la pdl proposta dall’Associazione Luca Coscioni? Il disegno vuole definire «procedure e tempi del Servizio sanitario nazionale/regionale di verifica delle condizioni e delle modalità di accesso alla morte medicalmente assistita». Stabilisce che le Asst debbano costituire una «Commissione medica multidisciplinare permanente» per la verifica dei requisiti (irreversibilità, sostegno vitale, situazione intollerabile per il paziente, capacità di intendere e di volere). E che la Commissione (di cui è stabilita anche la composizione) completi tale verifica entro venti giorni dalla presentazione della richiesta al suicidio assistito alla azienda sanitaria territoriale.
La tabella di marcia è la seguente: l’Asst ha massimo quattro giorni per convocare la Commissione. La Commissione ha al massimo otto giorni per fare le verifiche e trasmettere gli esiti al Comitato etico territorialmente competente. Il Comitato ha cinque giorni per trasmettere alla Asst il suo parere. La Asst ha tre giorni per comunicare le risultanze al malato. Entro sette giorni, in caso positivo, si dovrà erogare il suicidio assistito.
In un anno e mezzo dieci richieste, una sola oncologica
Una follia. Danilo Cereda, della direzione generale Welfare preposta al compito di governare il Sistema sociosanitario lombardo, non lo dice, ovviamente, ma se possibile fa di più. Racconta come la direzione ha ottemperato al “diritto sancito dalla sentenza” fino alla fase della valutazione (in mancanza di una legge statale il Sistema sanitario regionale non ha le competenze per spingersi oltre) delle dieci richieste che sono pervenute alle aziende sanitarie territoriali. Dieci in un anno e mezzo su 27 Asst: due casi di Sla, tre di sclerosi multipla, un caso di sindrome dolorosa cronica, una patologia irreversibile (un tumore), un parkinsonismo atipico, una fibrosi polmonare idiopatica, un caso di cui non è stata riportata la casistica. Otto donne su dieci. Cinque casi tra i 50 e i 59 anni, due casi tra i 60 e i 69, un caso tra 70 e i 79, due casi tra 80 e 89 anni.
Cereda sottolinea che non viene presa in carico “la richiesta”, come se si dovesse espletare una procedura, ma “la persona”. Chi è il riferimento? Le Asst (dove è presente il servizio di medicina legale) che vista l’esiguità delle richieste pervenute hanno ad oggi potuto coinvolgere «i professionisti più esperti e più capaci». Che non si sono adoperati nell’esecuzione di una “prassi” ma si sono dedicati a ciascun paziente. In primis verificando, insieme ai requisiti delineati dalla sentenza, la capacità reale di offerta della rete assistenziale, dall’offerta di cure palliative alle terapie del dolore.
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