La Nuova Bussola quotidiana 12 Ottobre 2024
Un’ampia ricerca pubblicata sull’European Heart Journal documenta che i bambini concepiti tramite tecniche di riproduzione assistita presentano un rischio di nascere con un difetto cardiaco grave del 36% più alto. Urge una riflessione biomedica ed etica.
di Paolo Gulisano
La fecondazione assistita è stata oggetto nel corso degli anni di un vivace e articolato dibattito, in particolare relativo all’uso di alcune tecniche, come la fecondazione eterologa, la clonazione, la commercializzazione di embrioni, la maternità surrogata, la produzione di embrioni a fini di ricerca o di sperimentazione, che hanno suscitato controversie di tipo bioetico.
Tuttavia, c’è un ulteriore aspetto meritevole di attenzione: ma questi bambini, nati secondo un protocollo di fecondazione definita “assistita”, che meglio sarebbe definire artificiale, che si avvale di una serie di passaggi e interventi di tipo medico, presentano caratteristiche perfettamente identiche ai bambini concepiti in modo naturale? Di studi in merito se ne sono fatti in numero molto limitato (vedi ad esempio qui), quasi si desse per scontato che gli esiti degli interventi di procreatica, anche con embrioni congelati da tempo, non dessero nessun tipo di problema.
Ora, un’interessante ricerca lancia un significativo segnale di allarme. Si tratta di un ampio studio pubblicato sull’European Heart Journal, ritenuta una delle principali riviste scientifiche che si occupano di cardiologia, che documenta che i bambini concepiti dopo una tecnologia di riproduzione assistita, come la fecondazione in vitro, presentano un rischio di nascere con un difetto cardiaco grave del 36% più alto rispetto ai bambini concepiti naturalmente. Una percentuale molto significativa. Un dato che non si può ignorare, diversamente da quanto è accaduto fino ad oggi con altre criticità legate alla fecondazione artificiale.
Commentando lo studio dell’European Heart Journal, la professoressa Ulla-Britt Wennerholm dell’Università di Göteborg in Svezia, che ha coordinato la ricerca, ha sottolineato come già precedenti ricerche hanno dimostrato che per i bambini concepiti con la riproduzione assistita c’è maggiore probabilità di nascita pretermine e basso peso alla nascita. «Volevamo indagare se anche il rischio di difetti cardiaci fosse più alto» ha spiegato la scienziata.
La ricerca ha riguardato più Paesi scandinavi: ha incluso tutti i nati in Danimarca tra il 1994 e il 2014, tutti i nati in Finlandia tra il 1990 e il 2014, quelli nati in Norvegia tra il 1984 e il 2015 e quelli nati in Svezia dal 1987 al 2015, per un totale di 7,7 milioni di bambini. Un numero decisamente significativo.
I ricercatori hanno confrontato i dati dei nati con riproduzione assistita (tra cui fecondazione in vitro, iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi e congelamento di embrioni), con i dati dei bambini concepiti in modo naturale. Lo studio dunque ha dimostrato che i difetti cardiaci erano circa il 36% più frequenti nei nati dopo la riproduzione assistita, rispetto agli altri (1,84% contro 1,15%). Questo rischio era maggiore per le nascite multiple rispetto alle nascite singole (2,47% contro 1,62%). «Il fatto che la probabilità di avere difetti cardiaci sia simile indipendentemente dal tipo di riproduzione assistita – afferma la Wennerholm – può indicare che vi sia un fattore comune alla base della cardiopatia congenita nei bambini».
Sempre più persone concepiscono attraverso tecniche di riproduzione assistita, quindi «potremmo aspettarci di vedere un aumento dei difetti cardiaci congeniti in tutto il mondo», aggiunge la professoressa. Questi difetti, conclude, «possono essere gravi e richiedere un intervento chirurgico da piccoli», quindi «sapere quali bambini sono più a rischio può aiutarci a diagnosticarli e intervenire il prima possibile».
Certamente la diagnosi precoce potrebbe essere importante, in questa ottica, ma la riflessione più importante che andrebbe fatta è sul perché di questo fenomeno, e quali sono i fattori attribuibili alle tecniche dei procedimenti relativi alla fecondazione artificiale. Andrebbero indagate anche altre eventuali patologie correlate. E infine bisognerebbe portare la riflessione sulla procreazione assistita a un livello biomedico, oltre che etico, pur fondamentale e irrinunciabile, anche perché quasi sempre ciò che è eticamente discutibile lo è anche a livello tecnico-scientifico.
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