Avvenire, 6 dicembre 2007
Il famoso filosofo della scienza inglese, che già fece scalpore tre anni fa dichiarandosi «ex ateo», ora ribadisce che l’origine della vita e l’esistenza dell’uomo sulla Terra non possono essere spiegate solo con la biologia
di Lorenzo Fazzini
Antony Flew, 84 anni, filosofo della scienza di Oxford, autore di saggi in cui per decenni ha propugnato il più ferreo ateismo intellettuale, ha ammesso di aver “capitolato” di fronte all’evidenza e di credere in una Divinità. There Is a God è il titolo del volume scritto a quattro mani insieme a Roy Abraham Varghese, il pensatore cattolico i cui libri furono per il cattedratico oxfordiano il punto di partenza, già nel 2004, per una rivisitazione dei propri enunciati.
Fu appunto tre anni orsono che Flew affermò per la prima volta di non credere più come un tempo al fatto che Dio non esistesse. Si trattò allora della prima scalfittura del proprio pensiero espresso nel monumentale God and Philosophy del 1966, più volte riedito. Ora, con There Is a God, Flew compie l’abiura completa del suo passato ateismo scientifico.
Nel testo appena uscito negli Stati Uniti per Harper Collins, il filosofo britannico dà conto del modo in cui sia arrivato a quella fede che egli definisce “deistica”, come ha dichiarato in un’intervista per la rivista To The Source. In questo iter intellettuale, asserisce l’autore, «ci sono stati due fattori decisivi. Il primo, la mia crescente empatia verso lo sguardo di Einstein e altri noti scienziati secondo i quali ci deve essere stata un’Intelligenza dietro la complessità integrata dell’universo fisico».
In seconda battuta, a convincere l’ex ateo di Oxford ci ha pensato «il mio sguardo personale che ha integrato questa medesima complessità. Credo che l’origine della vita e la riproduzione non possono essere semplicemente spiegate da un punto di vista biologico, nonostante i numerosi tentativi che sono stati fatti in questo senso».
Per Flew non è valida l’equazione che “più scienza” vorrebbe dire “meno fede” in un Principio originante la vita: «Mentre facciamo sempre più scoperte sulla ricchezza e l’intelligenza della vita, pare sempre meno plausibile che un brodo chimico abbia potuto generare in maniera magica il codice genetico. Penso che le origini delle leggi della natura e della vita, nonché quelle dell’universo, portano chiaramente verso una Sorgente intelligente».
Ma è soprattutto il procedimento intellettuale di Flew – lo anticipa il sottotitolo di There Is a God, ossia “Come il più famoso ateo del mondo ha cambiato idea”- che merita di essere approfondito: è stata “evidenza”del Creatore del cosmo a “condurre” il pensatore britannico ad affermarne l’esistenza: «Non ho sentito nessuna voce. È stata la stessa evidenza che mi ha condotto a questa conclusione».
Quella, cioè, di «essere un deista» il quale crede «che Dio è una persona ma non un soggetto con cui si può avere una discussione. È l’essere eterno, il Creatore dell’universo. Accetto il Dio di Aristotele» la sua lapidaria ammissione.
C’è poi una postilla, nel ragionamento di Flew, che merita una segnalazione: sebbene affermi che questo libro rappresenti il suo “testamento”, annota: «Non accetto nessun tipo di rivevazione divina sebbene sarei felice di studiarne un’attestazione». Ed è alla fede cristiana che l’ex negatore di Dio assegna il maggior credito di fiducia: «Sto continuando a studiare il cristianesimo».
Nell’intervista rilasciata a Benjamin Wiker, Flew stigmatizza poi l’ateismo dogmatico di Richard Dawkins. Rifacendosi alle recenti critiche del filosofo agnostico Anthony Kenny, afferma che l’autore de La delusione di Dio ha «mancato nell’affrontare tre principali argomenti quando ha argomentato razionalmente la questione di Dio. Sono proprio gli stessi temi che mi hanno portato ad accettare l’esistenza di un Dio: le leggi della natura, la vita con la sua organizzazione teleologica e l’esistenza dell’Universo».
Non solo: Flew bolla come «sforzo comico» la modalità con cui Dawkins ha provato a spiegare l’origine della vita, parlando di «occasione fortunata»: «Se questo è il miglior argomento che si può avere su questo tema – è stato il giudizio sferzante dell’ottuagenario di Oxford – la questione è chiusa». Ma per l’ex ateo di Oxford la vicenda- Dio si è appena aperta.
Lo studioso polemizza anche con Richard Dawkins e con i suoi attacchi a ogni ipotesi di Creazione: «È uno sforzo comico»