Con le vittime degli strozzini
Giuseppe Brienza
No alla nuova idolatria del denaro! No a un denaro che governa invece di servire!» Non sin tratta degli slogan di un pericoloso rivoluzionario anti-capitalista ma di un Papa. Cioè dell’attuale Pontefice Francesco che, nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, pubblicata nel novembre 2013, ha dedicato ben due paragrafi al tema dell’economia senza volto, con gli eloquenti titoli citati appunto all’inizio di questo articolo (vedi i punti 55-56 e 57-58 del documento di Bergoglio).
Due passaggi, in particolare, meritano di essere rilevati, entrambi contenuti nel capitolo secondo, nel quale il Pontefice analizza i motivi della crisi moderna dell’impegno comunitario (nn. 52-109)
In tale contesto, nella sua diagnosi “anti-plutocratica”, il Papa individua un male sociale di fondo la cui estirpazione è necessaria per tentare di risollevare la società mondiale dalla «crisi finanziaria che attraversiamo». Alla sua origine, infatti, denuncia Bergoglio, «vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo» (n. 55).
Questa degenerazione dell’economia, scrive a chiare lettere il Papa, è dovuta all’abbandono dell’etica: «La si considera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia, poiché condanna la manipolazione e la degradazione della persona. In definitiva, l’etica rimanda a un Dio che attende una risposta impegnativa, che si pone al di fuori delle categorie del mercato» (n. 57).
Sarebbe ora, per credenti e non credenti, di ascoltare queste voci, perché un motivo ci dovrà pur essere se da più di un lustro ormai l’intero settore finanziario è sotto shock e non accenna a riprendersi. «I guru della grande finanza – ha scritto nel suo editoriale sulla rivista Intervento nella Società (4-ottobre/dicembre 2013), Riccardo Pedrizzi – hanno creato un sistema dove contano soltanto le performance dei profitti, dove bisogna raggiungere i risultati ad ogni costo e costi quel che costi, dove i mercati danno giudizi inappellabili sul brevissimo tempo, giorno per giorno, se non ad “horas” ed a frazione di minuto, dove per raggiungere gli obiettivi assegnati non si esita a fare truffe planetarie ed a distruggere i risparmi di una vita di lavoro dei piccoli risparmiatori e persino le pensioni di anziani ed invalidi; chi ha creato questo mostro, che si chiama “mondo della finanza”, alla distanza non regge e la fa finita, suicidandosi, uccidendosi» (R. Pedrizzi, Il demone del denaro, p. 4).
Sulla scia del Santo Padre, sono molti gli osservatori che, dentro e fuori la Chiesa, stanno affrontando con la medesima chiave di lettura la drammatica situazione dell’uomo di oggi, che è in preda alla bramosia del consumo, dell’arrivismo e dello Status symbol. Tutti pseudo-valori, questi, per i quali l’uomo sradicato dell’Occidente rinnegatore delle sue radici cristiane pare disposto a tutto, persino a prostituirsi intellettualmente oltre che materialmente.
Contro questi signori e, soprattutto, contro le “strutture di peccato” che hanno originato negli ultimi settant’anni, con il grandissimo Bergoglio dell’Evangelii Gaudium, proclamiamo a gran voce: «Il denaro deve servire e non governare!» (n. 58).
Ed una condanna «chiara, esplicita, senza ambiguità» di un cancro sociale legato all’idolatria del denaro come è l’usura, è stata ribadita dal cardinale Angelo Comastri nella messa celebrata con i membri della Consulta nazionale antiusura il 29 gennaio scorso, proprio all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro.
Occorre avere il coraggio, ha sottolineato il porporato, per dichiarare che l’usura «è una autentica bestemmia, un oltraggio a Dio, una prostituzione della dignità umana», è «usare il denaro per crocifiggere le persone in difficoltà» (Messa del cardinale Comastri per la Consulta antiusura. Come buoni samaritani, in L’Osservatore Romano, 30 gennaio 2014, p. 8).
Rivolgendosi direttamente ai membri delle fondazioni e alle associazioni impegnate su questo terreno, il cardinale li ha definiti come «buoni samaritani che soccorrete i fratelli derubati dai nuovi briganti».
Salutando i diversi gruppi presenti in piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale, il Papa ha auspicato il deciso intervento delle istituzioni per stroncare l’usura che — ha detto — ferisce la dignità umana. Rivolgendosi alle Istituzioni nazionali ed internazionali spesso latitanti, il Pontefice ha formulato i suoi voti affinché «[…] si faccia ogni sforzo possibile da parte delle competenti istanze, perché il lavoro, che è sorgente di dignità, sia preoccupazione centrale di tutti. Che non manchi il lavoro. È sorgente di dignità! Saluto le Fondazioni Associate alla Consulta Nazionale Antiusura […] ed auspico che le Istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale. Quando una famiglia non ha da mangiare, perché deve pagare il mutuo agli usurai, questo non è cristiano, non è umano! E questa drammatica piaga sociale ferisce la dignità inviolabile della persona umana» (L’usura è disumana. Nei saluti ai gruppi il Pontefice esprime solidarietà ai lavoratori in crisi, in L’Osservatore Romano, 30 gennaio 2014, p. 8).