(cavalieridellaverita@virgilio.it)
I e II parte
Oggi molti mettono in dubbio il fatto che la Chiesa Cattolica sia strumento necessario di salvezza. Ci si chiede: davvero è necessario essere cattolico per salvarsi? E’ mai possibile che fuori della Chiesa non ci sia possibilità di salvezza?
C’è una famosa frase di origine patristica che dice: extra Ecclesiam nulla salus, ovvero: fuori della Chiesa non vi è salvezza. Ebbene, questa frase è un’incontestabile verità di fede, è lo è perché è stata continuamente ripetuta dai Padri e dal Magistero.
Ecco alcuni esempi (se ne potrebbero fare molti di più) di ciò che a riguardo dicono i Padri della Chiesa, il Magistero e il Nuovo Testamento. Le citazioni non sono elencate in ordine d’importanza e di autorevolezza, altrimenti si sarebbero dovute premettere quella magisteriali e poi le altre.
I Padri
Facciamo alcuni (se ne potrebbero fare molti di più) di ciò che i Padri della Chiesa hanno detto in proposito.
Origene (185-254): “(…) nessuno inganni se stesso: fuori di questa casa, cioè fuori della Chiesa nessuno sui salva.” (Homil.3, in Iosue 5)
San Cipriano (200-258): “Fuori dell’arca, il diluvio e la morte; fuori della Chiesa, la dannazione.” (De Unitate Ecclesiae, VI)
Lattanzio (250-320): “Soltanto la Chiesa cattolica ritiene il vero culto. In essa la fonte della verità, il domicilio della fede, il tempio di Dio; in essa se qualcuno non entri o da essa esca, non ha speanza di vita o di salvezza.” (Divinae Institutiones 4, 30, II)
San Girolamo (347-420): “So che la Chiesa è stata edificata su quella pietra (la Cattedra di Pietro). Chiunque mangi l’agnello fuori di questa casa è profano. Se qualcuno non sarà nell’arca di Noé, perirà nel diluvio.” (Epistola ad Damasum, 2)
Sant’Agostino (354-430): “L’uomo non può raggiungere la salvezza se non nella Chiesa cattolica. Fuori della Chiesa tutto può ottenere ma non la salvezza. Può ottenere onore, può avere sacramenti, può cantare ‘alleluja’, rispondere ‘amen’, può tenere l’Evangelo, la fede e predicare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma in nessun parte se non lella Chiesa Cattolica, potrà trovare la salvezza.” (Sermo ad Caesarienses Ecclesiam plebem, 6)
Ancora sant’Agostino: “Chiunque è separato dalla Chiesa Cattolica è votato alla collera divina.” (Epistola CXLI)
Il Magistero
Adesso alcuni esempi dal Magistero.
Il Concilio Lateranense IV (1215): “Fuori della Chiesa, nessuno, assolutamente, assolutamente nessuno può essere salvato.”
Pio IX (1792-1878): “(…)al di fuori di essa (la Chiesa cattolica) non vi è la vera fede, né la salvezza eterna, perché non si può avere Dio quale Padre se non si ha la Chiesa quale Madre, e a torto uno può illudersi di fare parte della Chiesa, quando è separato dalla Cattedra di Pietro, sull” quel è fondata la Chiesa.” (Singolari quidam, 222)
San Pio X (1835-1914): “Nessuna Chiesa, fuori della Cattolica-Romana può essere la Chiesa di Gesù Cristo e nemmeno parte di essa, (…).” (Catechismo maggiore, risposta alla domanda Che cosa è la Chiesa?)
Pio XII (1876-1958): “Ora tra le cose che la Chiesa ha sempre predicate e che non cesserà mai dall’insegnare, vi è pure questa infallibile dichiarazione che dice che non vi è salvezza fuori della Chiesa.” (Lettera al Sant’Officio, del 8.11.1949). Queste parole sono importanti perché un papa (in questo caso Pio XII) dice chiaramente che la verità dell’extra Ecclesiam nulla salus (fuori della Chiesa non c’è salvezza) non solo sarà sempre insegnata ma è anche una dichiarazione infallibile.
Proseguiamo con Giovanni XXIII: “(…)gli uomini possono sicuramente raggiungere la salvezza, solamente quando sono a lui (Romano Pontefice) congiunti, poiché il Romano Pontefice è il Vicario di Cristo e rappresenta in terra la sua persona.” (Omelia nel giorno della sua incoronazione, 4.11.1958).
Il Concilio Vaticano II (1962-1065): “Tutti gli uomini che conoscono la Chiesa cattolica e sanno che cosa significa necessità della salvezza, voluta da Dio a mezzo del Cristo, ma non entrano nella Chiesa o non hanno la costanza di rimanervi, non possono essere salvati.” (Lumen Gentium, 16).
Giovanni Paolo II: “Solo nella Chiesa c’è la Verità” (Veritatis Splendor, II, 64).
Il Nuovo Testamento
Per far parte della Chiesa bisogna ricevere il Battesimo, ebbene Gesù dice chiaramente: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.” (Marco 16,15-16)
Gesù rivolgendosi agli Apostoli (fondamenta della Chiesa) li indica come assolutamente necessari per aderire a Lui e al Padre: “Chi ascolta voi, ascolta me. Chi disprezza voi disprezza me, ma chi disprezza me disprezza il Padre che mi ha mandato.” (Luca 10,16)
Ancora sulla necessità di accogliere e ascoltare gli Apostoli: “Se qualcuno non vi accoglie e non ascolta le vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete via la polvere dai vostri piedi.” (Matteo 10,14).
Chi non appartiene alla Comunità dei credenti è un estraneo. Dice Gesù: “Se non vuole ascoltare nemmeno loro, và a riferire il fatto alla comunità dei credenti. Se poi non ascolterà neppure la comunità, consideralo come un pagano o un estraneo.” (Matteo 18,17).
Tutti devono diventare discepoli di Gesù e quindi devono far parte della Sua Chiesa: Perciò andate, fate che tutti diventino miei discepoli; battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; insegnate loro ad ubbidire a tutto ciò che io vi ho comandato. (…).” (Matteo 28,19-20)
Dicono gli Atti: “Gesù Cristo, e nessun altro, può darci la salvezza: a questo mondo non ci è stato nessun altro uomo per mezzo del quale noi siamo destinati a essere salvati.” (4,12).
Conoscere il vero vangelo è indispensabile e il vero vangelo è nella Chiesa perché -dice san Paolo- l’accettazione di un altro vangelo pone fuori dalla Comunità: “Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!” (Galati 1,8).
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Chiediamoci: se la Chiesa non fosse necessaria per la salvezza, quale sarebbe il motivo per cui Gesù (come abbiamo già visto) ha comandato di andare fino agli estremi confini della Terra (Marco 16,15-16)?
Rendiamoci conto che la convinzione secondo cui ogni religione è di per sé buona per salvarsi è un’offesa al senso stesso del Cristianesimo; è come mettersi dinanzi a Gesù in Croce è dirgli: “Perché ti sei fatto uomo? Perché sei arrivato a tanto? La tua sofferenza è esagerata ed inutile.”
Avremmo il coraggio di dire queste cose a Gesù? Eppure convincersi che la Chiesa di Gesù non sia indispensabile per la salvezza, vuol dire nullificare il Sacrificio di Cristo, vuol dire rendere inutile l’effusione del Suo Sangue.
Adesso però viene spontanea una domanda: ma chi è fuori della Chiesa non per sua colpa, può essere condannato per questo?
Ebbene, a questa domanda vi è una risposta. La Chiesa Cattolica da sempre (non è una novità degli ultimi tempi!) ha affermato che chi si trova fuori della Chiesa senza colpa, non può, per questo, essere condannato
Le due ignoranze possibili
A riguardo la dottrina cattolica ipotizza due possibili ignoranze: la cosiddetta dotta ignoranza e l’ignoranza invincibile.
Per dotta ignoranza (significativa contraddizione: “dotta”/“ignoranza”) s’intende quella situazione in cui non si è mai ricevuto l’annuncio cristiano, per cui si è in uno stato d’ignoranza incolpevole, ma nello stesso tempo si desidera intimamente (ecco perché si parla d’ignoranza “dotta”) di aderire alla Verità che purtroppo non si conosce.
Per ignoranza invincibile s’intende invece quella situazione in cui si è ricevuto l’annuncio cristiano, ma lo stato d’ignoranza è tale (invincibile appunto) che non si può superare. Per esempio, un uomo semplice completamente condizionato dal contesto ambientale e culturale e che quindi non ha la possibilità di capire dove sta la verità e dove sta l’errore.
Queste ignoranze sono di due tipi, ma, spesso, vengono entrambe definite con l’aggettivo di “invincibili”.
Prima abbiamo detto che la Chiesa da sempre ha ipotizzato queste due tipi di ignoranza. A riguardo citiamo un’affermazione di papa Pio IX, un papa non certo del periodo post-conciliare. L’affermazione è tratta dall’enciclica Singolari quidam del 17.3.1856. Pio IX scrive: “(…) nella Chiesa Cattolica, per il fatto che essa conserva il vero culto, vi è il santuario inviolabile della fede stessa, e il tempio di Dio, fuori del quale, salvo la scusa di una invincibile ignoranza, non si può sperare né la vita né la salvezza.”
Malgrado ciò è sempre necessario appartenere alla Chiesa
Si presenta adesso una questione: se ci si salva perché, senza colpa, si è fuori della Chiesa cattolica, allora vien meno il principio dell’ ‘extra Ecclesiam nulla salus’ (fuori della Chiesa non c’è salvezza)…
E invece no, non c’è contraddizione. Condizione necessaria per far parte della Chiesa è ricevere il battesimo. E’ pur vero però che non esiste solo il battesimo-di-acqua (quello che viene amministrato ordinariamente), esistono anche il battesimo-di-sangue e il battesimo-di-desiderio.
Il battesimo-di-sangue riguarda il martirio. Convertirsi da adulto significa ricevere il battesimo dopo un’adeguata preparazione; dunque, se intanto dovesse sopraggiungere il martirio, l’effusione del proprio sangue per Cristo conferisce il battesimo.
Il battesimo-di-desiderio invece è più frequente. Un adulto è in attesa di ricevere il battesimo, ma intanto sopraggiunge improvvisamente la morte; ebbene, il desiderio di ricevere il battesimo, in questo caso, lo battezza.
Prendiamo in considerazione quest’ultimo tipo di battesimo. Colui o colei che si trova nella situazione della dotta ignoranza o dell’ignoranza invincibile ha un desiderio di aderire al vero Dio; è un desiderio implicito e non esplicito, ma è ugualmente un desiderio.
Dunque, colui che si trova in uno di questi due principi (dotta ignoranza e ignoranza invincibile) non è formalmente nella Chiesa, ma lo è sostanzialmente. E lo è sostanzialmente grazie ad una sorta di battesimo-di-desiderio. In questo modo viene tanto salvaguardato il giusto principio che possano salvarsi coloro che, in buona fede, non sono cattolici, quanto il principio dell’extra Ecclesiam nulla salus.
Riguardo il desiderio implicito, papa Pio X, nel suo celebre Catechismo, dice: “Chi, trovandosi senza sua colpa, ossia in buona fede, fuori della Chiesa, avesse ricevuto il Battesimo, o ne avesse il desiderio almeno implicito; cercasse inoltre sinceramente la verità e compisse la volontà di Dio come meglio può; benché separato dal corpo della Chiesa, sarebbe unito all’anima di lei e quindi in via di salute.”
Ma che cosa significano anima e corpo della Chiesa? L’anima consiste in ciò che la Chiesa ha di interno e spirituale: la Fede, la Speranza, la Carità, i Doni della Grazia e tutti i tesori che si devono ai meriti di Cristo e dei Santi. Il corpo consiste invece in ciò che la Chiesa ha di visibile e di esterno: la società dei fedeli, il culto, il governo, la struttura, il ministero e l’insegnamento.
Il criterio è lo sforzo di seguire la legge naturale
Rimane ancora un’altra questione: qual è il criterio che il Signore utilizza per capire se un’anima desidera davvero aderire a Lui?
Vi è da dire che qui c’è molta confusione. Spesso si dice: se qualcuno senza colpa non è cattolico, è bene che pratichi “bene” la propria religione (l’islam, se è musulmano; l’induismo, se è induista; ecc…).
E invece questo è sbagliato. Se il desiderio implicito di aderire al vero Dio si deve esprimere con lo sforzo di praticare bene la propria (falsa!) religione, allora ciò significherebbe che ogni religione è di per sé “via di salvezza”; e se così fosse, verrebbe meno l’esclusivismo salvifico della Redenzione di Cristo.
Piuttosto il criterio è un altro: lo sforzo riguarda non la pratica della propria religione, ma l’adesione alla legge naturale. Scrive Pio IX nell’enciclica Quanto conficiamur moerore del 10.8.1863: “A voi è assai noto che quelli i quali per ignoranza invincibile non conoscono la nostra religione, ma conoscono la legge naturale ed i suoi precetti da Dio scolpiti nei cuori di tutti e sono disposti ad ubbidire a Dio e menano una vita onesta, questi con l’aiuto della luce e della grazia divina possono conseguire la vita eterna; perchè Dio, il quale vede, scruta e conosce le menti, gli animi, i pensieri, le disposizioni di tutti, per ragione della sua somma bontà e clemenza non può assolutamente permettere che sia punito con eterni supplizi chi non sia reo di colpa volontaria.”
Dunque, la legge naturale è quella legge che è conoscibile attraverso la ragione e che alberga nel cuore di ogni uomo indipendentemente dall’atto di Fede. Certamente per chi è cristiano, con l’aiuto della Grazia, è molto più facile l’individuazione e la pratica della legge naturale, ma non è impossibile per chi cristiano non è.
Ma torniamo alla mentalità secondo cui basterebbe, per chi in buona fede non è cristiano, praticare bene la propria religione per potersi salvare. Ci sono molte religioni che più fedelmente sono “praticate” e più allontanano dalla legge naturale. Fare bene il musulmano – per esempio – significa poter praticare la poligamia, eventualmente picchiare le mogli (Corano IV, 38), usare la violenza fino a poter tagliare le dita delle mani dei nemici (Corano VIII, 12), ecc… tutte cose per nulla conformi alla verità naturale.
Concludendo: certamente possono salvarsi anche i musulmani, gli induisti, i buddisti…incolpevoli per il loro non essere cristiani, ma non grazie all’essere musulmani, induisti e buddisti, bensì malgrado siano musulmani, induisti, buddisti…o quant’altro.