[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Qualche anno fa ci siamo occupati di questo santo il cui solo nome fa immediatamente pensare a Napoli. Dobbiamo tornarci sopra perché il nostro angusto spazio non basta ad esaurirlo (a suo tempo ci ho riempito un intero libro: San Gennaro, edizioni Piemme).
Sebbene napoletano doc, Gennaro era in verità vescovo di Benevento, e finì decapitato attorno ai trent’anni d’età in quel di Pozzuoli verso i1 305. Chi dice S. Gennaro, dice «scioglimento del sangue», ma non tutti sanno che a Napoli ci sono altri santi il cui sangue liquefa periodicamente.
Per esempio, nella chiesa napoletana di San Gregorio Armeno dovrebbero esserci le reliquie di S. Patrizia, il cui sangue, conservato in un’ampolla, si liquefaceva tutti i martedì. Questa santa era nipote – pare imperatore Costantino; per sfuggire a indesiderate nozze si imbarcò alla volta dell’Italia, ma morì in vista di Napoli. Un ladro di reliquie, molto tempo dopo, cercò di cavarle un dente dal teschio. Ne zampillò sangue fresco.
Spostandoci verso Ravello, abbiamo le reliquie di S. Pantaleone, un medico cristiano martirizzato al tempo di Diocleziano. Il suo sangue si scioglie dal 26 luglio all’il settembre. Il sangue del nostro Gennaro, invece, «squaglia» ogni anno da oggi e per gli otto giorni seguenti. Ma anche la prima domenica di maggio e, talvolta, il 16 dicembre, giorno in cui S. Gennaro è stato proclamato patrono principale di Napoli.
Principale? Sì, perché l’ex capitale delle Due Sicilie di patroni ne ha una cinquantina. Uno di questi è S. Antonio, che sostituì S. Gennaro al tempo dell’invasione napoleonica. Ma questa è un’altra storia.
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