da La Nuova Bussola quotidiana 27 Aprile 2019
Giulio Meotti, firma storica del Foglio, è tornato in libreria con un saggio possente sulla tragedia dei cristiani d’Oriente. L’appello all’Occidente per un intervento in loro soccorso emerge prepotente da ogni pagina de La Tomba di Dio. “Le pagine del mio libro non sono riempite da segreti che ho scoperto solo io. Tutti sanno”, ci spiega l’autore che denuncia una cultura occidentale contemporanea che ha rinunciato alla difesa delle proprie radici. Come già denunciava Benedetto XVI in tempi non sospetti.
di Lorenzo Formicola
Giulio Meotti, firma storica del Foglio, è tornato in libreria con un saggio possente sulla tragedia dei cristiani d’Oriente. L’appello all’Occidente per un intervento in loro soccorso emerge prepotente da ogni pagina de LaTomba di Dio. Dov’è il mondo mentre è in corso una feroce persecuzione dei cristiani e di altre minoranze massacrate dai jihadisti? Lo abbiamo chiesto all’autore.
A Bat Ye’or Giulio Meotti ha affidato la prefazione del suo libro. La celebre saggista egiziana naturalizzata britannica ci va duro contro “l’Europa dei diritti, impassibile, se non ostile, allo sterminio dei cristiani del mondo islamico”. Perché abbiamo scelto di suicidarci rinnegando le nostre radici?
Penso si tratti di un fenomeno che Benedetto XVI nell’ultimo saggio abbia ben chiarito. Parlava della pedofilia, è vero. Ma quando individua il problema nel Sessantotto ci dice che nella cultura occidentale ad un certo punto il verme era nel frutto e coglie l’essenza. La democrazia era matura, ma dentro era attaccata dal pensiero debole, il nichilismo che doveva necessariamente spazzare via tutti i resti della cultura giudaico-cristiana.
La distruzione che è in corso circa l’identità europea porterà alla morte dell’Europa stessa. Dal punto di vista della costruzione politica, la scelta precisa è stata fatta a Nizza quando è stato deciso di non inserire nel preambolo del progetto di costituzione europea le radici giudaico cristiane. Più in generale, da un lato c’è questa islamofilia fortissima – per le élite europee tutto quello che è islam è intoccabile – e dall’altro è stata messa su una campagna di vero e proprio smantellamento della nostra identità, sintetizzata nella scelta di non mobilitarsi al fianco dei cristiani perseguitati. Come se l’altro per l’eccellenza, quello su cui l’Europa fantastica e difende, possa assumere qualsiasi forma, il bambino, il pazzo, il musulmano, l’Lgbt, gli animali in via d’estinzione …
Siamo bravissimi a sfogliare un’antologia di ‘altro’ da difendere da vari tipi di persecuzioni più o meno immaginifiche, tranne il cristiano. La scelta è di scristianizzazione. E non è un dettaglio che i paesi più deboli, oggi, sono quelli cattolici. C’è un tradimento dei chierici.
È davvero omertà quella circa il jihad contro gl’infedeli o ignoranza?
Anzitutto indifferenza generale, quella delle persone che si accontentano della sbobba quotidiana tipica della società dei consumi. L’intrattenimento è la nuova religione dell’Occidente. Luoghi comuni e banalità stordiscono e accontentano tutti. Chi può mai avere tempo d’interessarsi di scontro di civiltà? Si può scendere in piazza per Greta. E i cristiani? Fosse comuni, persecuzioni, rosari? Mamma mia, di quanti secoli fa è ‘sta roba?!
Abiura e apostasia culturale, invece, da parte delle élite, che conoscono benissimo quello che succede. Perché si tratta di mettere in discussione la questione islamica, ed è davvero troppo per loro. Le pagine del mio libro non sono riempite da segreti che ho scoperto solo io. Tutti sanno.
La Tomba di Dio si apre con la cronaca del volantino distribuito a Mosul dallo Stato islamico. Ai cristiani due alternative: o la morte o la conversione forzata all’islam. È eccessivo parlare di raid anti-cristiano?
Bernard-Henri Lévy in quell’occasione ci prese tantissimo, “è stata posta la soluzione finale della questione cristiana”. Quando in una notte 100.000 persone lasciano le loro case per non abiurare alla loro fede, le case vengono marchiate, i beni sequestrati e chi resta va incontro o a morte o a un destino di sottomissione, puoi usare mille termini – pogrom, genocidio culturale, pulizia etnico religiosa, raid – tutto il vocabolario del peggior novecento in quella notte tornò perfettamente incarnato.
Se ci soffermiamo solo alla storia più recente, dai monaci decapitati in Algeria, per esempio, emerge soltanto il deliberato tentativo di sradicare una fede con la violenza sanguinaria e i numeri sono impressionanti. Un milione di cristiani partiti dall’Iraq, metà della popolazione cristiana in Siria: ci vorrebbe una forza e una capacità d’immedesimazione che sono troppo grandi. È tutto talmente grande da risultare sproporzionata la timidezza con cui c’è stata una reazione.
Murati vivi, bruciati, messi in croce, siamo sicuri sia storia del 2019?
Nella storia dei nostri giorni ci sono anche i cristiani nelle fosse comuni, i libri sacri distrutti, vescovi e sacerdoti perseguitati, uccisi, scomparsi nel nulla. Ma a chi interessa un consacrato in più o in meno? Ci sono intere zone oggi costrette ad una cristianità intimidita, e là un prete in più o in meno fa davvero la differenza. È tornata la chiesa del silenzio sotto il comunismo. L’Isis sarà pur stato distrutto, ma la sua pulizia etnica è riuscita con successo.
Possiamo dire che alla base dell’Isis c’è l’islam: un’ideologia con un programma politico ben preciso che si mescola alla fede?
Certo. Il loro obiettivo era sradicare tutto ciò che non era islamico e l’hanno raggiunto. Anche perché le persecuzioni dei cristiani non sono iniziate con l’Isis. Per esempio a Bagdad c’era Al Qaeda, in Turchia i lupi solitari, che al grido di ‘Allah Akbar’ sgozzavano un vescovo, non hanno la bandiera nera con la scritta “Non c’è divinità se non Allah“, in Egitto i fratelli musulmani che organizzavano pogrom anti-cristiani.
Tanti nomi, tante bandiere, ma è sempre la stessa cosa, sotto c’è l’islam radicale. E ha radici profonde. Le classifiche annuali circa la persecuzione dei cristiani raccontano che ad essere coinvolti sono, otto volte su dieci, paesi islamici. Ed è questo lo scandalo difficile da ammettere.
Perché dice che i cristiani d’Oriente hanno salvato la cultura occidentale?
Il cristianesimo è nato in Oriente. È un capitolo nel libro che per me era importantissimo. In gioco non c’è l’estinzione di una setta in una foresta dell’Amazzonia o in chissà quale posto sperduto. Stanno scomparendo, stanno crollando, stanno bruciando le radici cristiane, della nostra identità. Il monachesimo è nato in Egitto, la musica cristiana è nata in Siria, i primi concili ecumenici si sono tenuti in Turchia. Quando a Mosul gli islamici hanno impedito di celebrare la Messa, hanno interrotto qualcosa iniziato duemila anni fa, e non è successo per caso.
Nel libro, il fondatore della Brotherly Covenant Association dice che Israele è l’unico paese nella regione in cui i cristiani possono prosperare. Osservazione un po’ contraddittoria rispetto a quanto raccontano i media.
Israele rappresenta il grande problema anche per quanti sono attenti alla persecuzione dei cristiani. La replica è sempre la medesima, ‘sì, ma Israele?!’ I cristiani di Betlemme sono letteralmente crollati da quando l’autorità palestinese ha preso il controllo di quelle terre nel ’93 con i trattati di Oslo. E i numeri sono importanti. Raccontano la storia. Mentre i cristiani in Israele non hanno chiese oggetto di persecuzione, i loro sacerdoti non sono attaccati. Al massimo possono litigare per le tasse. E basta andare a Gerusalemme per vedere come vengono trattati.
La persecuzione dei cristiani in Israele è la più grande fake news – oggi che vanno tanto di moda – di questi anni. E tra l’altro chi ha alzato di più la voce per lanciare l’allarme sulla persecuzione dei cristiani veniva, e viene, dal mondo ebraico.
Che cosa è successo da Ratisbona ad oggi?
Sono passati pochissimi anni, ma sembrano molti di più. È successo che un Papa per la prima volta ha detto una grande verità sull’islam. Cosa che nemmeno il suo predecessore aveva fatto. Eravamo dopo l’11 settembre e Benedetto XVI disse una cosa molto semplice: siamo chiamati a capire cosa sta succedendo, individuare la radice religiosa di questa violenza terroristica. Recuperare la nostra identità forte senza la quale non si può combattere il tentativo islamico di riempire il vuoto lasciato dall’Occidente. Fu letteralmente linciato.
Non solo dal mondo islamico, ma ancor più ferocemente dai benpensanti. Da allora, solo il silenzio e la cinica strategia che racconta l’islam come religione di pace. È stato così messo su l’anti-Ratisbona, il tradimento di quel discorso. Benedetto XVI ha avuto la colpa di aver fatto una lezione talmente bella e lucida, da risultare troppo difficile da accettare.
Perché nel libro dice che la Russia è la cattiva coscienza dell’Occidente?
Perché la Russia ha fatto e fa quello che l’Occidente finge di non sapere. Se non fosse stato per Putin, i cristiani d’Oriente non avrebbero avuto neanche quel briciolo di speranza che tengono nel cuore. E questo lo sanno tutti. Com’è strano che gli europeisti per i cristiani non alzino un dito, mentre i cattivi populisti qualcosa la tentino! La Russia dopo il crollo del comunismo è diventato il Paese più cristiano d’Europa.
Putin parla di principi e libertà, e infatti, per esempio, ha salvato Palmira. Per difendere la sunna sono partiti 30.000 foreign fighters addirittura dall’Europa, per i cristiani nessuno, tranne i russi che hanno cercato di contenere l’avanzata delle milizie islamiste. Sono la cattiva coscienza, perché sono la coscienza che noi abbiamo rifiutato.
Chi ha scavato la tomba di Dio?
L’hanno scavata gl’islamisti. Perché quando si arriva ai monasteri attaccati, ai santi dissotterrati e crocifissi, e i cadaveri vengono decapitati, quando si arriva alle donne che cancellano la croce con l’acido e a quelle schiave del sesso al grido islamista “ci piacciono le donne di Gesù”, non è stata scavata solo una tomba, ma una necropoli.
I cristiani d’Oriente erano il 20% alla fine della prima guerra mondiale, oggi sono il 2% di tutta la popolazione mediorientale. Ma a spalare un po’ della tomba c’eravamo anche noi occidentali. Ci siamo sporcati meno le mani, sicuramente, ma l’inazione strategica ci ha sporcato la coscienza.
E siamo stati colpevoli doppiamente quando non li abbiamo accolti – sono tantissimi i cristiani e i consacrati che vengono respinti alla frontiera inglese, per esempio – così facendo li abbiamo perseguitati a casa nostra. Per consentire che il male prosperi basta stare fermi. Una sintesi sincera di tutto questo è Notre Dame che brucia: la fatiscenza del mondo cristiano.