Newletter di Giulio Meotti 27 Ottobre 2021
Una campagna irride i reali inglesi. Ne serve una anche per la Cina, che mentre ai gonzi vende slogan su “zero emissioni” una loro azienda da sola inquina come due paesi europei insieme
di Giulio Meotti
William e Charles sono chiamati “ipocriti del cambiamento climatico” sull’uso di jet privati in cartelloni pubblicitari inglesi rivolti ai delegati della COP26, la conferenza Onu sul clima che si aprirà a Glasgow, racconta Newsweek. Graham Smith, a capo di Republic che ha promosso i cartelloni pubblicitari, ha dichiarato: “I reali inglesi sono saltati sul carro dell’ambiente. Devono essere chiamati in causa, perché sono incredibilmente ipocriti. Volano con elicotteri e jet privati e mantengono almeno due dozzine di enormi case riscaldate e dotate di personale tutto l’anno, anche se ci vanno solo poche volte. Non possono farla franca dipingendosi come campioni ambientali”.
I reali hanno effettuato più di 94 jet privati e 191 viaggi in elicottero nel 2019-2020, secondo il Sovereign Grant Report. Anche il quotidiano britannico The Sunday Times ha accusato il principe Carlo di ipocrisia nel fine settimana, dopo che la sua organizzazione benefica, la Prince’s Foundation, ha accettato donazioni dalla compagnia petrolifera statale saudita Aramco, che da sola è responsabile del 4 per cento delle emissioni nel mondo dal 1965.
Il mese scorso il più stretto collaboratore del principe Carlo si è anche dimesso dopo che il Times ha rivelato che aveva dato un premio a un magnate saudita che aveva donato 1,5 milioni di sterline a enti di beneficenza dei Windsor. Si tratta di Michael Fawcett, che si è dimesso da amministratore delegato della Prince’s Foundation.
Servirebbe poi una campagna contro l’ipocrita climatico dedicata ad hoc ai cinesi, che hanno capito come funziona e ora vendono slogan come “una Cina senza emissioni nel 2060” e il Global Times, la Pravda cinese in lingua inglese, titola: “Come la Cina è diventata leader mondiale contro il climate change”.
Peccato che i livelli di inquinamento della Cina siano così elevati che alcune grandi aziende cinesi da sole emettono più di un paese europeo. Lo dimostra Bloomberg con una impressionante inchiesta e infografica. Baowu, azienda leader mondiale nella produzione dell’acciaio, immette nell’atmosfera più CO2 di tutto il Pakistan. Parliamo di 196 milioni di tonnellate di CO2 (l’Italia raggiunge le 287). Per dare un’altra idea, la cinese Baowu supera Belgio e Austria assieme.
Non solo. La China Petroleum & Chemical, che è una delle sussidiarie del colosso petrolifero Sinopec, registra più emissioni di tutto il Canada, che già di per sé si classifica tra i primi posti per l’emissione di gas serra. Per poter pareggiare i conti bisogna sommare le emissioni del Canada con quelle della Spagna. La Petrochina Company ha registrato 881 milioni di tonnellate di CO2, più del Vietnam e della Corea del Sud assieme.
La Saic Motor Corporation, altra azienda cinese, nel 2020 ha emesso 158 milioni di tonnellate di CO2, paragonabili a quelle dell’Argentina. Il Rodhium Group calcola che la Cina è responsabile dell’emissione del 27 per cento dei gas serra nel mondo. La stessa quantità di CO2 di Stati Uniti, India, Unione Europea e Indonesia messe insieme.
La terza campagna contro l’ipocrita climatico andrebbe indirizzata ai nostri capitalisti. In questo hanno ragione i media cinesi, come il South China Morning Post quando titola: “La crisi del carbone in Cina espone l’ipocrisia dell’Occidente. Riducendo la produzione di carbone ma non il consumo, l’Occidente sta semplicemente esternalizzando le sue emissioni in Cina”. Con la globalizzazione i nostri valorosi capitani d’industria hanno dislocato non soltanto posti di lavoro (e guadagni) in Cina. Hanno anche esportato le emissioni. E ora, per espiare e pagare un prezzo “sostenibile”, salgono sul carrozzone di Greta e dell’Onu, che è come la lavanderia delle cattive coscienze.
Osservava La Rochefoucauld che “l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù”. Vale anche per il clima.