da Neodemos 13 Dicembre 2018
La diminuzione degli aborti volontari, in Italia, va letta alla luce dei profondi cambiamenti dei comportamenti sessuali e contraccettivi. Maria Castiglioni, nel suo contributo, ci mostra come le giovani donne di oggi stanno affrontando il primo tratto della loro vita fertile in modo molto diverso rispetto alle loro madri.
Maria Castiglioni
Il declino del numero di figli delle donne italiane ha una lunga storia: le nate negli anni ’20 erano già scese sotto i 2,5 figli per donna. Ma le prime ad aver avuto, durante tutti gli anni della loro vita riproduttiva, l’opzione di poter ricorrere alla legge 194 sono solo le generazioni della seconda metà degli anni ’60, che hanno avuto mediamente 1,5-1,6 figli.
Come si sono combinate queste due scelte? In che modo la possibilità di abortire in modo sicuro si è intrecciata con il comportamento riproduttivo delle donne nate dopo il 1966?
Il comportamento delle generazioni nate dopo il 1966
I dati raccolti durante i quarant’anni di legalizzazione delle IVG in Italia permettono oggi di leggere se e come è cambiato il ricorso all’aborto nelle generazioni. Naturalmente, le donne nate dopo il 1966 non hanno ancora raggiunto il termine dell’età riproduttiva ma possono essere confrontate fino a età definite (1). La misura adottata per questi confronti è la somma dei tassi di abortività specifici per età: indica quanti aborti sono stati praticati da 1000 donne di una generazione nel corso della loro vita fertile fino all’età indicata. L’analisi è condotta sulle sole donne italiane (fig. 1).
Le donne nate nel 1967 hanno praticato mediamente 0,290 aborti nel corso di tutta la loro vita fertile. Dopo la coorte del 1967, l’abortività totale, stimata fino a 44 anni, declina, passando da 0,288 a 0,249 aborti per donna tra le nate tra il 1967 e il 1972. Questa diminuzione è visibile già a 24 e a 29 anni, ad indicare che la riduzione dell’abortività finale di queste generazioni è ascrivibile soprattutto a un minore ricorso all’aborto prima dei 30 anni. Anche la fecondità continua il suo declino, che si manifesta analogamente attraverso una consistente riduzione della fecondità prima dei trent’anni, causata da una posticipazione delle nozze e dell’età al primo figlio, non sufficientemente compensata dal recupero delle nascite nelle età successive.
Il declino dell’abortività dopo i 24 anni continua nelle coorti successive, nate tra 1972 e 1980 circa. Tuttavia, in corrispondenza delle età più giovani si osserva una lieve inversione di tendenza, con un aumento dell’abortività al di sotto dei 24 anni. Il declino della fecondità, invece, continua il suo corso attraverso la posticipazione delle nascite. Le donne nate negli anni ’70 sono quelle che, tra le coorti qui considerate, sono protagoniste dei maggiori cambiamenti nei comportamenti sessuali e riproduttivi.
Già tra le nate negli anni ’60 si sta assistendo a un’anticipazione dell’età al primo rapporto sessuale, e alla diffusione, anche tra le donne, di rapporti sessuali che precedono le nozze, e con partner che non diventeranno i futuri coniugi. Questi comportamenti si consolidano tra le nate negli anni ’70, tuttavia non aumenta il numero di nati al di fuori del matrimonio. Cresce la copertura contraccettiva al primo rapporto sessuale (soprattutto quando questo avviene al di fuori del matrimonio) e la proporzione delle donne che fanno uso del preservativo supera, in questa coorte, quella di chi in questa occasione utilizza il coito interrotto (2).
Come si comportano le giovanissime?
La fecondità realizzata prima dei 20 anni si dimezza velocemente passando dalle donne nate nel 1967 a quelle nate nella seconda metà degli anni ’70: da circa 6 figli ogni mille donne si scende a poco più di 3 figli (fig. 2). Tra le donne minorenni, il numero di nati è sempre estremamente contenuto, al di sotto di 1 nato ogni mille donne. Sono fra i livelli più bassi d’Europa.
Anche il ricorso all’aborto tra le giovanissime è molto contenuto, ma segue un andamento parzialmente diverso rispetto alla fecondità, oscillando tra i 2 e i 3 aborti prima dei 20 anni ogni mille donne.
L’andamento è molto simile finché le donne sono minorenni, ma su livelli molto più contenuti. L’unica differenza è il ritardo nel declino, che si osserva solo a partire dalle adolescenti nate alla fine degli anni ’90. È possibile che l’andamento irregolare del ricorso all’aborto sia la combinazione tra le giovani donne della anticipazione dei rapporti sessuali e di un apprendimento progressivo dell’importanza di prevenire il rischio di concepimenti non desiderati.
Il declino osservato tra le giovani nelle ultime generazioni può essere imputabile alla recente diffusione dell’utilizzo di EllaOne (“pillola dei 5 giorni dopo”) e Norlevo (“pillola del giorno dopo”)? Difficile dirlo, poiché l’obbligo di prescrizione è stato eliminato solo per le maggiorenni e solo a partire rispettivamente per le due pillole da maggio 2015 e marzo 2016, per cui il loro effetto sembra essere ancora troppo limitato per poter giustificare gli andamenti descritti in fig.2.
In conclusione, il livello contenuto del ricorso alle IVG nelle coorti delle donne italiane sembra essere il risultato di una buona capacità di prevenire il rischio di gravidanze non desiderate, durante tutta la vita fertile.
Tuttavia sembra cruciale mantenere elevata l’attenzione delle giovani generazioni nel momento in cui si affacciano alle prime esperienze sessuali, cercando di comprendere anche le motivazioni sottostanti i comportamenti. L’elevato utilizzo del preservativo a scapito della pillola tra le adolescenti, se da un lato può segnalare il ricorso a un metodo contraccettivo meno sicuro, dall’altro è garanzia di maggiore copertura di fronte al rischio di malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, esso potrebbe riflettere un modo diverso di vivere la sessualità, con un investimento nelle relazioni sessuali più orientato al valore dell’incontro che a una prospettiva di lungo periodo. L’educazione alla responsabilità deve tenere conto anche di questi aspetti.
Per approfondimenti
1) Per le donne nate negli anni precedenti tra il 1937 e il 1966 è possibile conoscere il comportamento abortivo solo nella parte finale della vita fertile (si veda la Relazione del Ministro della Salute, 2017).
2) Barbagli M., Dalla Zuanna G., Garelli F. (2010), La sessualità degli italiani, il Mulino