da Libertà e Persona 10 Novembre 2018
di Enrico Maria Romano
Laurent Obertone è il classico esempio di giovane intellettuale che in pochissimi anni diventa una significativo fenomeno editoriale, almeno a giudicare dalla vendita dei suoi libri. Oltrepassando in un caso le 300.000 copie e nell’insieme della sua opera il milione di copie. Ha solo un piccolo (immenso) neo, per cui non sarà mai una star alla Saviano, da prime pagine dei settimanali patinati: è politicamente scorretto. E ne è consapevole, oltre che fiero.
A settembre è apparso il nuovo saggio del trentaquattrenne francese (La France interdite), dedicato allo studio sociologico e politico dei disastri, anche finanziari, della politica detta inclusiva e antirazzista di Emmanuel Macron. La Francia, secondo Obertone, sta morendo a causa di due fattori concomitanti e strutturalmente collegati. L’invasione migratoria da un lato, che comporta delle spese sociali ormai fuori controllo, e la dittatura culturale esercitata dalla casta dei padroni, casta fatta di politici, economisti, lobby e i principali mass media con la funzione etica di censori dell’eresia (come Le Monde o Libération). Questi nuovi padroni non hanno più da temere nulla dalla tradizionale sinistra anti-padronale e rivoluzionaria. Ne hanno al contrario integrato l’internazionalismo e il cosmopolitismo, così come il rifiuto dell’identità e delle frontiere (che siano politiche o etiche).
Obertone nasce nella Francia profonda nel 1984, si forma nella Scuola di giornalismo di Lille e inizia molto giovane a collaborare con la stampa locale, occupandosi di questioni sociali e di attualità. Decide poi, neppure trentenne, di passare dagli articoli ai libri e così, nel 2013 pubblica un’inchiesta di ampio respiro intitolata LaFrance Orange mécanique (Ring). Il libro si rivela un successo immenso e ciò porta l’autore, ancora del tutto ignoto al grande pubblico, in TV e sulle radio. In 350 pagine, l’autore mostra con numeri e documenti la violenza ordinaria che accompagna la vita quotidiana dei francesi, ben più diffusa e mortifera del recente terrorismo.
E soprattutto crescente anno dopo anno senza soluzione di continuità. Obertone non censura, cosa piuttosto rara, la gran parte che negli episodi di violenza efferata hanno gli stranieri, specie i clandestini di recente ingresso e gli extra-europei. Uno scrittore atipico, anarchico e inclassificabile come Michel Houellebecq lo definisce “il più grande polemista di domani”.
Nel 2015 riparte alla carica con un nuovo pavé come si dice in loco, ovvero un nuovo mattone dal titolo ugualmente evocativo (La France Big Brother). In esso si spiega, in modo pacato e pedagogico, quanto i mass media dominanti celino le verità scomode ai cittadini, indirizzando il voto nel senso voluto dalle élite. A proposito anzitutto della quantità e della qualità delle violenze sociali e del ruolo che gli ambienti arabi hanno nello spaccio, nella prostituzione, nell’illegalità in genere. Ma l’autore nel saggio fa un preciso attacco alla magistratura francese e al suo aberrante lassismo giudiziario. Un esempio, tra i mille offerti da Obertone è questo: la depenalizzazione di uno dei crimini più odiosi, lo stupro.
In Francia, ci sono secondo le fonti di polizia circa 250 stupri (o tentati stupri) al giorno. E la cifra già da sé dovrebbe dare il capogiro a chi crede alle favole sulla bellezza della società multiculturale, da Macron chiamata eufemisticamente vivre-ensemble (vivere insieme, sottintendendo tra razze e culture diverse). O anche a chi si illude con gli stantii ma immarcescibili miti del progresso, secondo cui alla piena alfabetizzazione della gioventù sarebbe dovuto corrispondere un aumento della ‘civiltà’.
Mentre ogni giorno vediamo che no, che non funziona così. In ogni caso, il codice penale francese in vigore sancisce la pena di 15 anni di reclusione per lo stupratore accertato. Nota Obertone che in media i giudici di prima istanza ne chiedono solo 12. Che quelli che stabiliscono effettivamente la pena, dopo il dibattimento e la conclusione dell’iter giudiziario, ne danno 8. E che gli anni effettivamente scontati, per buona condotta o altre scorciatoie sono 4. Sempre più spesso però, 2 due di questi 4 anni residui, per la carenza di spazi nelle prigioni e il buonismo obbligatorio, vengono fatti a casa (domiciliari) o in semilibertà (col sistema del braccialetto elettronico). Da 15 anni per uno stupro, a 2 anni effettivi… Ma non si era per la difesa della donna, nel paese dei diritti dell’uomo?
Nel 2016, esce il suo primo romanzo Guerriglia, tradotto anche in italiano, tedesco e giapponese. Sulla base di fatti già accaduti in Francia, l’autore mette in scena una sorta di guerra civile interetnica tra gli immigrati delle banlieue, con l’appoggio di terroristi islamici, e la polizia. I mass media democratici e progressisti soffiano sul fuoco, dicendo che la protesta sociale è legittima, poiché la Francia è razzista, e l’ascensore sociale non funziona, che i giovani vanno capiti, eccetera eccetera.
Nel romanzo però, mentre i buonisti raccontano questa storiella alle masse, i poveri migranti si armano e in breve si contano decine di morti tra i poliziotti, i passanti, la gente comune. Certo si tratta solo di un romanzo distopico, ma Obertone ha dichiarato alla stampa di aver parlato a lungo con esperti dell’antiterrorismo francese, i quali hanno ipotizzato proprio scenari del genere, se non ci sarà uno scossone ed un recupero delle zone già completamente abbandonate alla criminalità (dette in francese di non-droit, in pratica piccoli far west periurbani che proliferano sulla scia dei 250.000 nuovi ingressi di stranieri l’anno).
L’unico nemico della casta descritta da Obertone nei suoi libri è il popolo minuto, urbano o rurale, che pare avviarsi alla scomparsa, o alla sostituzione etnica completa. Lo scontro ultimo sarà sulla libertà di informazione e di parola. Dietro la lotta al razzismo, alla discriminazione e alle fake news, Obertone intravede la mossa finale del Sistema per annientare la coscienza della gente, e rendere la manipolazione e il controllo senza via d’uscita.
Purtroppo anche da parte del mondo cattolico si è avuto un cedimento di fondo e l’immigrazione-invasione è divenuta la nuova utopia rosa usata per rafforzare gli pseudo-dogmi dell’accoglienza e del dialogo (si veda in tal senso l’ottimo saggio di Roberto Rossi, Gli equivoci del dialogo interreligioso, Leonardo da Vinci, 2018).
Ma saranno i fatti, che già danno molte drammatiche avvisaglie, a dimostrare l’assunto: o si riparte con l’omogeneità nazionale e la compattezza identitaria o tutto frana: lo Stato, la famiglia, la società.